2. Una chiaccherata in alta quota

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Dopo una bella dormita io e Thomas siamo tornati a chiacchierare, per far passare un po' il tempo. Lui più volte mi ha chiesto come mi sento, neanche fossi malata, ma capisco il motivo della sua preoccupazione, ma non mi va di rispondergli, per lo meno, non mi va di rispondergli in modo sincero.
Finché non cedo e dico tutto quello che penso.

"Sono agitata" - rispondo io - "sono felice, anzi felicissima di tornare a casa, dalla mia famiglia. Rebekah, Ian, Margaret e lo zio Jaxon sono stati la mia famiglia per questi due anni, ma non è la stessa cosa, mi mancano moltissimo i miei fratelli e i miei genitori, mi manca Emily, la ma migliore amica, anche se ci sentiamo tutti i giorni sai che non è la stessa cosa" - spigo buttando fuori tutto quello che avevo trattenuto durante le prime ore del viaggio - "sono felice che tu sia venuto con me" - aggiungo abbracciandolo.

"Ma?" - chiede lui spronandomi ha continuare e ha sfogarmi.

"Ma tornare nella mia vecchia scuola, dove ci sono tutte le persone che mi hanno presa in giro per il mio aspetto fisico o per il modo di fare timido, è strano e mi mette ansia, sono cambiata da quando sono partita, ho imparato a regolami e a mostrare il mio carattere.
Per non parlare di chissà cosa diranno all'agenzia, molto probabilmente mi avranno già rimpiazzata" - dico io, continuando il mio sfogo quasi in lacrime.
Non mi è mai piaciuto piangere davanti a gli altri, mi fa sentire stroppo esposta, troppo vulnerabile. Ho imparato che con certe persone posso, ma anche se mi fido quasi ciecamente di Thomas, quel 'quasi' mi blocca. Lui fa parte della mia vita e sono sicura che se un giorno ne uscirà starò molto male, ma per quanto mi sforzi di cercare il motivo per cui non mi lascio andare anche con lui, non riesco a trovarlo, è una cosa che sento, a pelle. Come se la mia mente cercasse di tenermi al sicuro.

"Non ti hanno rimpiazzata" - afferma tirandomi fuori dai miei pensieri - "sono la tua famiglia non lo farebbero mai" - continua sicuro.

"Non è la stessa cosa, qui stiamo parlando di lavoro" - controbatto decisa.

Thomas capisce che non aggiungerò altro e sono certa ci si rimasto molto male, ma non posso continuare, sono una persona che segue molto il suo istinto dimmi dice di non farlo.

Mi sono appena accorta di una cosa: sono ripetitiva perfino nei miei pensieri, fantastico. Userò la scusa che lo faccio per rafforzare il concetto anche se so benissimo che non è così.
Ma cosa peggiore, continuo a perdermi nei miei pensieri, sono un disastro, salvatemi.
Thomas non sembra essersi accorto di nulla, infatti cambia argomento.

"Hai detto che nella scuola c'è una squadra di basket, vero?" - chiede speranzoso. Prima di partire giocava nella squadra della nostra scuola e vuole entrare anche in questa.
Non credo sarà un problema per lui entrare, è molto bravo, in più, Edward, il mio fratellone, è il capitano ed è venuto a vedere un paio di partite di Thomas.

"Sì, e il capitano della squadra è Edward, quindi non preoccuparti, sarai nella squadra in un batter baleno" - rispondo sorridente, so quanto ci tiene al basket e, spero anche che riesca a inserirsi bene nella squadra, Thomas non ha mai fatto amica ha fare amicizia, ma ogni tanto mi è capitato di parlare di quella squadra, spero solo non si faccia influenzare da quello che gli ho raccontato.
La squadra di basket e non mi è mai piaciuta, c'è troppa gente senza cervello, almeno era così quando sono partita, sicuramente gente senza cervello c'è ancora, ma Edward mi ha raccontato delle sue modifiche, dice di averla resa molto forte e sono sicura sia così, quando. Mio fratello si mette in mente qualcosa va avanti finché non è come la vuole lui, è una delle sue caratteristiche, è molto testardo, sbatterebbe la testa contro il muro se pensasse che così può attraversarlo. Molti affermano che in questo gli assomiglio molto, ma io sono sicura che si sbagliano, non sono testarda, sono cocciuta e, qui ho detto tutto.

"Che programma abbiamo oggi?" - a risvegliarmi dai miei pensieri è come sempre Thomas, lui dice sempre che mi perdo sul mio pianeta.

"Edward ci viene a prendere e ci porta a casa". - rispondo io. Non sapendo che sarebbe venuto anche lui ho spedito un messaggio al mio fratellone per chiedergli se potevamo ospitarlo, almeno finché non si sarebbe trovato una sistemazione, per fortuna ha accettato - "Sei fortunato, stai simpatico a tutti i miei fratelli ed è una cosa rara, visto che litigano anche per chi deve suonare il campanello e, hanno diciotto, diciassette e sedici anni" - continuo ridendo.
Io e i miei fratelli non ci assomigliamo per niente, sia caratterialmente che fisicamente.
Edward ha i capelli neri, come i miei genitori, e gli occhi verdi, Alexander è biondo, con gli occhi color nocciola, io ho gli occhi dello stesso colore del mio gemello, mentre i capelli sono di un castano chiaro e Adrian ha i capelli castani e gli occhi azzurri.
La cosa buffa è che i miei genitori hanno entrambi i capelli neri e gli occhi marrone scuro.

"Lo so, i tuoi fratelli mi adorano, ma non pensare che sia perché gli sto simpatico, no no, a loro sto simpatico, io vado bene, perché non mi vedono come una minaccia. Sai che sono molto iperprotettivi" - spiega ridacchiando - "ti ricordi quando siamo andati ai Caraibi e un ragazzo ti si è avvicinato per ridarti il portafoglio che ti era caduto e Alex lo ha preso per il colletto della T-shirt e, quando il ragazzo si è spiegato, come scusa ha usato "si era avvicinato troppo, il portafoglio poteva ridarlo a uno di noi". Ha terrorizzato quel povero ragazzo, e direi, i tuoi fratelli sono degli armadi, avrei paura anche io. Sono tutti circa 1.90 m, poi quando si mettono di fianco a te, fanno scappare tutti i ragazzi che ci provano con te" - racconta sghignazzando.
E chi se lo dimentica, Alex ha terrorizzato quel ragazzino, ho provato a chiedergli scusa per i suoi modi bruschi, il giorno dopo dell'accaduto, ma appena mi ha visto è scappato.

"Hai ragione, ma è normale sono l'unica sorella che hanno e, questo è un motivo in più" - spiego io difendendoli - "comunque hai ragione, facciamo ridere quando andiamo in giro tutti e quattro insieme" - aggiungo ridendo. Edward che è il più alto si mette dietro di me, mentre Alex e Adrian mi affiancano, sembro una star, soprattutto perché a loro piace vestire e elegante, tipo camicia e jeans, sembrano dei bodyguard.

"Lo so" - concorda con me - "ma sono esagerati" - continua sicura della una teoria e, io non posso contraddirlo - "non dirmi che è tornata la storia del 'comunque'!?" - aggiunge facendo una faccia scioccata ed io non riesco a trattenermi, scoppio in una fragorosa risata, in cui trascino subito anche lui.

Dopo la nostra risata, che ha fatto girare anche un paio di persone presenti sull'aereo, cala uno dei nostri soliti silenzi, non uno in quelli imbarazzanti, ma uno di quelli in cui entrambi siamo persi tra i nostri pensieri. Thomas è il primo ha tornare sul pianeta Terra e ha spezzarlo.

"Non so cosa fare" - afferma lui. Thomas non è mai stata una persona a cui piace stare fermo, lui ha bisogno di tenersi sempre attivo.

"Dormi" - propongo io, cosa può fare? Simo su un'aereo, può dormire, guardare un film, leggere e, questa non è una cosa ce fa per lui, ascoltare musica, chiacchierare e dopo non saprei.

"Ma mi sono appena svegliato" - si lamenta lui - "comunque pensavo mi consigliassi di studiare" - aggiunge lui ridendo.

"Perché dovrei?" - chiedo io stranita. Thomas odia studiare non glielo consiglierei mai.

"È quello che mi dice sempre mia madre" - risponde sghignazzando.
Sua madre è fantastica, cerca sempre di farlo studiare, ma con scarsi risultati.

"Ho capito torno a dormire" - afferma tornando a poggiare la testa sul sedile.
Io invece tiro fuori un libro, "Crave" di Tracy Wolff, sono quasi arrivata alla fine e, me ne sono innamorata.

Il nostro viaggio continua così, con lui che dorme e io che leggo.

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