CAPITOLO 35

3 1 0
                                    

Bologna, 10 marzo 1964
John
È passato un po' di tempo dall'ultima volte in cui io e Kate siamo usciti e ce ne sono state altre. In quest'ultimo periodo io ed Asia non andiamo molto d'accordo, ci diciamo solo le cose essenziali ma del resto non parliamo praticamente mai. Inizialmente non ero intenzionato ad uscire nuovamente con Kate, ma visto come vanno le cose a casa mi aiuta a distrarmi. E poi non è così male anzi, credo che stia nascendo un interesse per lei da parte mia.
Stamattina arrivo al lavoro in anticipo dato che ho del lavoro in arretrato da fare e vado subito nel mio ufficio. Dopo una mezz'oretta in cui sono impegnato fra documenti vari sento bussare alla porta e quindi borbotto un "avanti". Mi ritrovo davanti una Kate tutta sorridente e con un vestitino che provoca pensieri poco casti. "Ma buongiorno" le sorrido. "Buongiorno anche a te, sono passata a vedere come stai" mi informa la mia interlocutrice. "Hai fatto benissimo" mi alzo in piedi davanti a lei ed inizio ad accarezzarle i capelli. Se solo non fossi sposato. Devo ammettere che mi pento di averla rifiutata quando ha provato a baciarmi, ma non ero ancora consapevole di quello che provo. La situazione si fa sempre più intensa e vedo Kate avvicinarsi sempre di più a me. Chiudo le distanze fra me e lei e la bacio, un bacio pieno di passione. Accantono tutti i miei pensieri e quella sensazione che mi dice di fermarmi e me ne frego altamente di tutto, mi godo il momento e, con la paura di essere scoperti facciamo l'amore. Ma forse la paura lo rende ancora più bello.
Asia
Guardo fuori dalla finestra con un espressione annoiata, nel mentre la professoressa di matematica tenta di spiegare alla classe un qualcosa che ha scritto alla lavagna. "Che noia!" sento sussurrare da Dafne di fianco a me e ridacchio. Ha proprio ragione! Dietro di noi ci sono Teo ed Evan che stanno parlando di non so quale film che hanno visto ieri sera alla televisione. Non so veramente come faccia l'insegnante a non accorgersi che l'intera classe non la sta praticamente ascoltando. Ci avrà fatto l'abitudine. Mi giro verso i miei due compagni di classe. "Hey voi due!" tento di infastidirli. "Mi sto annoiando" ammetto. "A chi lo dici" mi risponde Dafne ed io le sorrido alzando le spalle. "Ma quando finisce questa di parlare?" mi domanda Teo. "Penso mai" mi precede Evan nel rispondergli. "Greco taci! Stava chiedendo a me e non a te" lo prendo in giro io e lui rimane a fissarmi sorridendo. "Sveglia Evan! Ti sei incantato per caso?" gli fa notare Teo. In quest'ultimo periodo il rapporto fra me ed Evan è migliorato tantissimo. Stiamo quasi sempre insieme e devo dire che lui e mio figlio hanno fatto amicizia, quest'ultimo mi chiede spesso di lui. Vanno molto d'accordo e devo dire che si somigliano un sacco caratterialmente. Sarà il nome. "Io? Assolutamente no!" gli risponde continuando a guardarmi ed io rido (ovviamente tentando di non farmi sentire dalla professoressa). Finalmente, dopo un'altra estenuante ora, le lezioni per oggi finiscono e noi possiamo uscire da scuola. È l'una, quindi mancano ancora tre ore per andare a prendere il bambino. Esce alle quattro essendo che è alle elementari. John, invece, esce verso le 20. Da quel che dice lui hanno iniziato a fare gli straordinari al lavoro e quindi gli tocca stare di più, ma io gli credo poco. Da quando ha conosciuto quella Kate il nostro rapporto è cambiato ed è diventato più freddo. "Evan, ti va se oggi pomeriggio vieni con me a prendere a scuola mio figlio?" gli chiedo. "Ma non hai paura che..." non lo lascio finire. "Pensi davvero che me ne importi qualcosa?" gli sorrido per tranquillizzarlo e lui ricambia il sorriso. Torniamo tutti quanti a casa e con Evan ci diamo appuntamento alle tre e mezza a casa mia, così da poter fare con calma. Arriviamo a scuola e vediamo la piccola peste arrivare verso di noi." Evan! Sei venuto anche tu!" gli dice tutto contento. "Avevi qualche dubbio?" gli risponde. Andiamo al parco dove di solito mio figlio ed i suoi amici vanno a giocare dopo la scuola e ci sediamo sull'erba. "Devo ancora abituarmi che mio figlio abbia il mio stesso nome" se la ride Evan. "Beh quando è nato pensavo che tu... Si insomma, quello. E volevo farti giustizia in qualche modo" mi giustifico anche se so che con lui non ne ho bisogno. Mi prende una mano e la mette fra le sue accarezzandomela. "Non ti preoccupare, davvero. Non devi spiegarmi niente" mi rassicura. Parliamo un altro po' e dopo qualche minuto vedo passare John con Kate e faccio capire ad Evan la situazione. Loro non ci hanno ancora visti. "È stato bellissimo stamattina, non provavo queste emozioni da tantissimo tempo ed è stato bellissimo" sento dire da John e capisco. Bene, mi ha tradita in tutti i sensi. Sento le lacrime scendermi sulle guance ed Evan accarezzarmi la schiena. Provo a calmarmi e non appena vedo John girarsi verso la nostra zona e notarci, guardo Evan e gli sussurro "Per favore, dammi corda", non gli dò nemmeno il tempo di rispondermi e lo bacio. Lui ricambia e non mi sembra per niente sorpreso. Ho un dejavu: è successa la stessa cosa però al contrario qualche anno fa. Vedo John e Kate allontanarsi e dopo un'oretta anche io ed i due Evan ce ne andiamo.
Tornata a casa mando il bambino a giocare in camera, sapendo di dover affrontare John. Ovviamente non ci salutiamo nemmeno ed iniziamo a litigare. Mi dispiace solo per Evan che dal piano di sopra starà sicuramente sentendo tutto, povero tesoro. Dopo una buona quarantina di minuti in cui andiamo avanti così, sembriamo calmarci un po' ed entrambi stiamo in silenzio per qualche minuto. "Forse è meglio divorziare, vista anche la situazione di quest'ultimo periodo ed i nostri avvicinamenti con Kate ed Evan. Ci servirà ad entrambi per fare chiarezza" esordisce John e non posso fare altro che dargli ragione. Che situazione...

I'll Never Love AgainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora