INTRODUZIONE

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Bologna, 24 novembre 1956
Asia
Era sera, ci eravamo dati appuntamento al solito posto. Oramai da sempre quella panchina era solo nostra, sin dalla tenera età quello era il nostro punto di incontro segreto. Nessuno dei due osava dire a qualcun altro che io e lui ci incontriamo lì da sempre! È collocata in un parco, vicino alla nostra scuola, cosicchè fosse un luogo facile da raggiungere, ma soprattutto da ricordare. Nonostante fosse pieno inverno e a quell'ora fosse già buio pesto, la nostra panchina era illuminata dalla luce di un lampione che sembrava guardarci in lontananza. Faceva molto freddo, un vento gelido mi attraversò il viso. Arrivai con qualche minuto di anticipo ma lui mi aveva preceduta, era già lì. "Buonasera" gli dissi, facendomi piccola nel mio giubbotto. Lui mi guardò con gli occhi sbarrati dalla preoccupazione, evidentemente era teso per qualcosa. Mi misi a sedere di fianco a lui guardandolo, nell'attesa che parlasse, ma con scarsi risultati. "Che succede?" gli chiesi in preda al panico, non l'avevo mai visto cosi agitato, deve essere qualcosa di veramente tanto importante. Lui, dopo qualche minuto che per me sembrò durare un'eternità, aprì bocca. "Domani mi sposo" mi disse, tutto d'un fiato. Cosa? Non potevo crederci! Io lo guardai incredula, come era possibile? Diceva sempre di amarmi. Non volevo crederci, tant'è che Evan dovette mettermi una mano sulla spalla per poi accarezzarmi la schiena per calmarmi. "Tutto okay?" mi chiese con un tono allarmato ed io, d'impulso, mi allontanai di qualche centimetro. Ma che razza di domanda è?! Come poteva chiedermi se andasse tutto bene dopo una notizia del genere? Pensavo che mi conoscesse abbastanza bene da prevedere che ci sarei rimasta male, soprattutto dopo i mille castelli che ci siamo sempre fatti riguardo la nostra relazione. "Lo so che non è facile da mandare giù, è un colpo tosto sia per me che per te. Ma ti prego, tenta di capirmi. Io l'ho scoperto solamente poche ore fa, e volevo che fossi tu la prima persona a saperlo, nessun altro". Non lo guardai, mi limitai a tenere lo sguardo rivolto verso il basso. Lui scoppiò in un pianto silenzioso, per poi aggiungere "Sai, pensavo che un giorno mi sarei sposato con te, avremmo avuto dei figli ed avremmo vissuto una vita felice, come quella dei miei sogni, dei nostri sogni. Ma i miei me lo hanno imposto, purtroppo, e non posso farci niente." Lo guardai con gli occhi pieni di lacrime. "Chi è?" gli chiesi semplicemente, con la voce rotta dal pianto. "E' la figlia di alcuni amici di famiglia e viene a scuola con noi, va nella 3°B, si chiama Dafne.", non risposi. Sapevo benissimo chi fosse, la sua famiglia era una delle più ricche della città, proprio come quella di Evan, e quindi questa doveva essere una delle motivazioni del matrimonio: erano entrambe le famiglie fra le più importanti e nobili di Bologna, quindi di un ceto sociale veramente molto alto. Lui continuava a guardarmi sconsolato, in cerca di una mia risposta. "Per favore, dimmi qualcosa" mi pregò. "Che cosa ti dovrei dire?" chiesi infastidita. Capisco che stia male, ma sto male quanto lui! "Vai a farti consolare da Dafne, d'altronde è lei che da domani sarà tua moglie, non io." continuai con lo stesso tono. Non riuscivo a realizzare una notizia del genere. Lui, con le dita, mi spostò delicatamente lo sguardo verso di lui per poi prendere la mia mano fredda fra le sue bollenti, come era solito fare nei giorni invernali. "Io ti amo", mi disse semplicemente. L'amore spesso non basta. Con un tono di amarezza, diedi voce ai miei pensieri e risposi "Credi che questo basti a risolvere le cose? Tu domani sarai di un'altra, ed io non potrò farci nulla". Lui mi guardò con uno sguardo carico di delusione, per poi dirmi "Tu sarai sempre l'amore della mia vita, colei che mi farà stare bene in ogni caso e che mi completerà come ha fatto Giulietta con Romeo." Io mi limitai ad annuire, come per dire che per me è lo stesso, ma continuando a mantenere lo stesso la mia corazza, nonostante stessi iniziando a sciogliermi. E purtroppo il ragazzo seduto di fianco a me se ne stava accorgendo. Evan si avvicinò piano piano come per baciarmi ed io glielo lasciai fare. E quindi ci baciammo sotto un cielo stellato che ci faceva da sfondo, quasi come in un film romantico che si rispetti. Finito il bacio restammo in silenzio ed immobili per quelli che saranno stati 10 o 15 minuti, non saprei dirlo con esattezza. "Asia" richiamò lui la mia attenzione "scappiamo, andiamocene via da qui". Mi lasciai scappare una risata triste, per poi rispondergli "Ci troveranno". Continuavamo a guardarci, nella speranza che quella notte fosse infinita. "Tu mi ami veramente?" gli chiesi, di punto in bianco. "Certo che ti amo, come potrei non farlo? Sei una persona cosi bella sia dentro che fuori. Non potrei mai mentirti su un qualcosa di cosi importante e grande per entrambi. O almeno, per me è ancora cosi, nonostante il matrimonio e nonostante la mia famiglia che pensa che Dafne sia la persona adatta a me. Ma questo perché non sanno ancora di te e me, dolcezza." Mi accarezzò il viso. "Quindi per piacere, siamo ancora in tempo. Vieni con me a casa mia e fermiamo questa cavolata della cerimonia, io voglio stare con te tesoro mio. Dai, andiamo!." Continuò insistentemente, con un tono che sembrava quasi disperato. "Non possiamo, Evan. Se ne accorgeranno. Siamo di due ceti sociali completamente diversi, e poi i nostri padri sono persino amici, che cosa penseranno?" Dissi, quasi come se volessi convincere più me stessa che lui. Che situazione difficile. "E allora che cosa stiamo aspettando? Andiamocene!" Mi rispose Evan, non sapeva più come convincermi. Era disperato. Io puntai i miei occhi nei suoi, come per dirgli che ormai era troppo tardi. "Vai a riposarti, domani è un giorno importante per te. Io sarò in prima fila a sostenerti." Mi alzai, intenzionata a tornarmene a casa. Lui mi fermò, prendendomi per il polso e facendomi voltare verso di lui per poi baciarmi. "A domani, Evan" gli dissi, con ancora le mie labbra vicinissime alle sue. "A domani, Asia. Ti amo." Sorrisi a quell'affermazione e me ne tornai a casa, con ancora i pezzettini del mio cuore in mano.

I'll Never Love AgainWhere stories live. Discover now