CAPITOLO 6

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Bologna, 2 dicembre 1956
Evan
Dopo la tentata fuga di questa sera, io, Asia, Teo, Dafne, il preside e suo figlio siamo riuniti in camera mia per parlare civilmente della situazione. Ovviamente si fa per dire, dato che il più della conversazione è stata fatta in un tono leggermente discutibile. Ah, abbiamo anche scoperto il nome del biondino: John. Tra l’altro sembra non togliere gli occhi da Asia da quando siamo arrivati in camera, e la cosa mi urta abbastanza. Dopo aver deciso (in realtà il preside ha deciso, noi siamo stati obbligati ad acconsentire) che i miei genitori verranno a prendermi seduta stante e poi a casa si deciderà sul da farsi. Ovviamente verranno anche i genitori di Asia, Dafne e Teo. E, sorpresa, anche John tornerà a casa, sinceramente non ne ho capito il motivo. Da una parte è una cosa buona, così almeno non dovrò più stare qui. La parte negativa, però, è che non saprò come continueranno le cose fra me ed Asia, seppur fuori di qui. Mi avvicino alla mia fidanzata, mentre il preside sta parlando con i nostri genitori su quello che è successo, e le metto una mano sulla spalla per poi accarezzarle la schiena per provare a consolarla. Lei non si muove di un centimetro e tiene lo sguardo fisso sul pavimento. "Asia..." le dico, tentando di attirare la sua attenzione. Lei in tutta risposta sospira, facendo trasparire tutto il malessere che ha in questo momento. "Sai, con Dafne pensavamo di riuscirci. Credevamo di riuscire a tirarti fuori di qui per poi riportarti a casa, ma non avevamo pensato alle conseguenze. Che stupide." Odio tantissimo vederla così, lei che ha tentato di tirarmi fuori da questo posto ed ora si sta autocommiserando, povero tesoro. "Ascoltami, non provare nemmeno a ripetere delle cose del genere, ok? Non voglio più sentirtelo dire." Provo a consolarla, anche se con scarsi risultati. Lei mi guarda e mi rivolge un mezzo sorriso, come per ringraziarmi. Dopo qualche secondo vedo mio padre avvicinarsi a noi per poi dire “Asia, i tuoi genitori ti stanno aspettando, in quanto a te, Evan, faremo i conti a casa.” Asia annuisce e subito dopo fa tornare il suo sguardo verso di me. “Ciao Evan” mi dice semplicemente, per poi lasciarmi un caldo bacio sulla guancia ed avviarsi in auto. Non faccio in tempo a rispondere che lei se n’è già andata, cosi decido di entrare in macchina anch’io, sedendomi sul sedile di fianco a mio fratello che mi saluta con un abbraccio.
Asia
Non appena arriviamo a casa sento mio padre iniziare a sbraitare “Ma come diavolo ti è venuto in mente di fare una cosa del genere? Poteva accaderti di tutto in un orario del genere in cui non si vede nemmeno il palmo di una mano. Sei un’imprudente.” Dice, tutto d’un fiato. Io resto in silenzio non sapendo che cosa dire, ma anche perché sennò rischierei di rovinare ancora di più la situazione. Non appena finisce di sgridarmi se ne va in camera, lasciando sole me e mia mamma. Solo lì mi concedo un pianto liberatorio, non prima di essermi buttata sul divano. Mia madre si mette di fianco a me nel tentativo di consolarmi. “Lo sai com’è fatto, gli passerà” mi dice ed io annuisco. “Quando potrò rivedere Evan?” sinceramente questa è l’unica cosa che mi interessa ora. “Non lo so, ma vedrai che un modo lo troveremo, io sono dalla tua parte!” e, onestamente, questa sua risposta non può che farmi sentire meglio.
John
“Papà, la mamma è arrivata, dunque io vado” informo mio padre, mentre sto andando a salutarlo. Finalmente, dopo 3 anni dentro questo posto, posso tornarmene definitivamente a casa. “Va bene, figliolo. Te lo sei meritato dopo quello che hai fatto oggi” mi dice con un tono fiero, e la cosa non può che rendermi felice. “Oh, ma io non ho fatto mica chissà che cosa” gli dico, tentando di fare il modesto. Che cosa ho fatto per meritarmi cosi tanta gratitudine? Ho semplicemente fatto la spia. Ricordo benissimo poco fa quando riferì al mio amico di dover andare a far sapere a mio padre cosa stava accadendo, mentre le ragazze si recavano verso la stanza di Evan. Per quest’ultimo non mi dispiace per niente, solamente per le due giovani che si erano rivolte a me, soprattutto quella che pare essere la ragazza di quell’idiota (la quale ovviamente lo sarà ancora per ben poco). Saluto mio padre e mi dirigo verso l’auto di mamma. Dovrò riposare bene questa notte, d’altronde è domani che mi presenterò a casa di Asia, giusto?

I'll Never Love AgainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora