CAPITOLO 24

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25 dicembre 1957, Londra
Evan
Oggi è il giorno di Natale, il primo Natale che passo senza di lei. Solitamente gli altri anni riuscivamo a vederci di nascosto in un modo o nell’altro mentre quest’anno è diverso, sarà traumatico non vedere il suo sorriso neanche oggi. Da quando sono arrivato a Londra, non faccio altro che pensare ad Asia, è perennemente nei miei pensieri. Ora sicuramente sarà con quel coglione di John, quanto lo odio, è riuscito a rubarmi la ragazza in un soffio. Decido di andarmi a fare un giro e, prima di uscire, mi copro per bene dato il periodo. Mi siedo su una panchina e, nonostante si geli, mi concentro su ciò che sta accadendo intorno a me: un sacco di persone che corrono da una parte all’altra per comprare gli ultimi regali ai propri cari. Ed io? E’ rimasto qualcuno che mi vuole bene? Beh, se Chris e mia madre sapessero tutta l’intera situazione sicuramente ora avrei qualcuno a cui augurare buon Natale, ma sfortunatamente non è cosi. Dopo circa un’ora, mi alzo e torno a casa. Guardo l’ora e noto che sono quasi le 21, lei sarà sicuramente già a casa ad aspettarmi. Lei è la mia unica distrazione, o almeno ci provo a distrarmi, anche perché ogni volta vedo sempre il viso di Asia e non quello della ragazza che è con me. Arrivo a casa, mi tolgo il cappotto e le scarpe, vado in camera e come sospettavo vedo una folta chioma bionda che è già lì che mi sta aspettando. “Come immaginavo” sussurro. “Che succede? Non sei felice di vedermi?” mi chiede Iris venendo verso di me. Mi dispiace tantissimo usarla per i miei scopi, da quel che ho capito lei si sta innamorando di me mentre io penso ancora ad Asia. Mi sento veramente uno stronzo, Però si, diciamo che ho preso la palla al balzo e me ne sono fregato, possiamo dire che sono diventato apatico da quando è successo tutto il caos creatosi da mio padre. Ovviamente Iris sa tutto e mi ha promesso che le cose non cambieranno. “Non ho detto questo. Dai, leviamoci questo dente e facciamo quello che dobbiamo fare, tanto sappiamo benissimo entrambi come andrà a finire.” Ovviamente lei non se lo fa ripetere due volte. E cosi, come tutte le altre sere da quando sono qui, faccio l’amore con Iris pensando a tutt’altra persona.
19 gennaio 1964, Bologna
Asia
Sabato sera, è quasi ora di cena ed io sono a comprare le ultime cose al supermercato. Odio questi posti, file enormi per pagare e gente maleducata che ti spinge da una parte all’altra, solitamente infatti ci andava John a fare la spesa, ma ora che è a New York devo per forza andarci io. A proposito di lui, mi manca un sacco. Mi ha chiamata stamattina prima che io andassi in un’università per chiedermi come stessimo io ed il bambino e per raccontarmi di ciò che sta facendo. Mi risveglio dai miei pensieri quando ormai è il mio turno per pagare e, proprio quando sto per uscire, una ragazza bionda mi urta facendomi cadere tutta la mia spesa e cosi io sono costretta a piegarmi per raccogliere tutto ciò che è a terra. “Perdonami, davvero! Non l’ho fatto apposta, ero sovrappensiero e non me ne sono proprio accorta!” si scusa la ragazza, chinandosi anche lei per aiutarmi. “Non ti preoccupare” le dico in tono gentile. Dopo aver finito di raccogliere tutto quanto, ci alziamo entrambe e riusciamo a guardarci in faccia. Lei mi guarda con un’espressione a dir poco sconvolta. “Ti senti bene?” le chiedo preoccupata, è diventata pallidissima. “S-si, io ora devo andare però” corre via lei. Bah, certe persone sono davvero strane! Torno a casa e mio figlio mi corre incontro abbracciandomi. “Ciao tesoro!” lo saluto accarezzandogli la testa. “Vai pure in camera tua a giocare, io e zia Dafne ti verremo a chiamare non appena è pronta la cena” dico ed Evan annuisce per poi andarsene in camera. Mi dirigo verso la cucina dove c’è Dafne che mi aspetta. “Hey, grazie mille per aver badato ad Evan” la ringrazio e lei mi rivolge un sorriso gentile. Metto in ordine le cose che ho comprato ed incomincio a preparare da mangiare, nel frattempo io e Dafne ci mettiamo a parlare. “Che strano pronunciare il nome di mio figlio sapendo che la motivazione per cui gliel’ho dato è ancora in giro… A proposito, come l’hanno presa Chris e la madre?” chiedo alla mia amica. “Non bene, sono ancora in stato di trauma. A stento si sono abituati nel vederlo girare per casa, figuriamoci” mi spiega lei ed io sospiro. “Hey tranquilla! Non è sicuramente colpa tua se il padre è un malato di mente, mi sorprendo di Evan che l’ha persino assecondato” mi rassicura Dafne ed io annuisco, pensando che ha ragione. Cambio volontariamente discorso e le racconto del mio strano incontro con la ragazza di poco fa, fuori dal supermercato. “Te lo giuro, è sbiancata di colpo!” affermo convinta, ancora sconcertata da questo suo comportamento. “E se avesse a che fare con Evan? Ci hai pensato? Potremmo indagare! Sai che figata? Proprio come nei libri gialli!” Vedo che i gialli le danno sempre di più alla testa, devo ricordarmi di chiedere a Chris di nasconderli. “Ma per favore Dafne, non siamo in un libro di Agatha Christie, questa è la vita reale. E poi, anche se fosse, io con lui non ho più nulla a che fare.” La rimprovero e, nel vedere che c’è rimasta abbastanza male, tento di risollevarle il morale. “Dai su, vai a chiamare il tuo nipotino preferito che anche il dolce è pronto!” Evidentemente Dafne ha capito e, dopo avermi sorriso, va a chiamare Evan e ci mettiamo a mangiare, tentando di passare la serata il più tranquillamente possibile.

I'll Never Love AgainTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang