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Se state leggendo questo, probabilmente conoscete Percy Jackson. Conoscete le sue avventure. Sapete ciò che ha fatto. Ha sconfitto Crono. Si sta battendo per cercare di sconfiggere Gea.
E se invece non lo conoscete, be', lui è un semidio. Un mezzosangue, come li chiamiamo noi. Figlio di Poseidone, dio del mare. Ha fatto cose grandiose.
Ma io non sono qui per raccontare le sue avventure.
Mi chiamo Connor Stoll. E questa è la mia storia.
Percy Jackson era al campo già da due anni, la prima volta che lo incontrai veramente. Era inverno e fuori tutto era coperto di neve, e anche al Campo Mezzosangue il gelo ricopriva la pista delle bighe. Io e mio fratello Travis avevamo appena fatto uno scherzo ai figli di Afrodite: avevamo unito le acque dello scarico a quelle della doccia, e quando loro avevano aperto l'acqua, be'... non è stato molto piacevole sentirli urlare come degli ossessi perché un po' di acqua sporca era entrata in contatto con la loro pelle. E per punizione le figlie di Afrodite ci avevano -di nuovo- imbrattato la faccia con il trucco permanente, mentre i figli ci avevano buttati nel fiume.
Che bella la vita del Campo!
Travis mi lanciò una maglietta in faccia. Era l'ennesima volta che mi incantavo guardando le figlie di Apollo giocare a beach volley. "Ehi, Trav!" esclamai. "Che fai?"
"Ti sveglio."
Mi infilai la maglietta al volo. "Sono sveglio."
Travis seguì il mio sguardo. "Non hai speranze" disse. "Non le avevi prima, ora, con quella roba che ti sporca il viso se possibile è pure peggio."
Mi passai una mano tra i capelli. "Dobbiamo trovare il modo di levarla questa "roba"."
"Non credo esista. L'ultima volta, è passato un mese prima che mi si levasse da solo."
Tornai a guardare le ragazze. "Non voglio avere l'aspetto di un clown per un mese."
"Perché, secondo te io ne ho voglia?"
"Di solito ti piace ripetere le esperienze."
Travis alzò gli occhi al cielo e fece per uscire dalla cabina, ma Chirone, il centauro a capo del Campo, lo bloccò sulla porta. "Ehm..." fece mio fratello. "Chirone? È successo qualcosa?"
Chirone non disse nulla per un po', poi guardò prima Travis e poi me. "Cosa diamine avete combinato alle vostre facce?" chiese.
"È una lunga storia" tagliai corto. "Vogliamo solo sapere che succede."
"Percy e Talia. Sono arrivati con due semidei e le Cacciatrici."
"E Annabeth?" chiese Travis.
"Appunto. Annabeth. È dispersa."
Ci fu un minuto di silenzio, poi una ragazza di al massimo quattordici anni chiamò Chirone. "Le mie Cacciatrici sono affamate. Pensi di poter fare qualcosa?"
Chirone batté uno zoccolo a terra. "Signorina Zoe, mi spiace ma dovranno aspettare il falò della cena."
"Quella è una Cacciatrice?" chiese Travis con gli occhi fuori dalle orbite.
"Trav, sta' zitto" gli sussurrai.
La ragazza se ne andò tutta incavolata dicendo insulti in greco antico.
Chirone si passò una mano sul viso. "Pensate di poter procurare del cibo per le Cacciatrici di Artemide?" ci chiese.
Mi portai una mano al petto. "Oh, dei" dissi. "Chirone ci sta dando fiducia. Ci sta davvero chiedendo di fare... qualcosa?"
"Figlio di Ermes, fila prima che io cambi idea." Io e Trav scattammo sull'attenti. "E... trovate il modo di pulirvi quelle facce. Siete inguardabili." Se ne andò senza aggiungere altro e si diresse verso la Casa Grande.
Afferrai mio fratello per un braccio. "Muoviamoci, Trav. Andiamo a implorare i figli di Afrodite. Loro avranno un modo per levare il trucco dai loro visini delicati."
"Non ho alcuna intenzione di farlo!" replicò Travis.
"Le Cacciatrici" gli ricordai. "Belle, giovani e certamente single senza alcuna precedente esperienza in amore. Ti dice qualcosa?"
"Ho un'improvvisa voglia di baciare i piedi ad un figlio di Afrodite."
Ci fermammo davanti alla Cabina Dieci. "Bussa, Trav" dissi.
"Bussa tu. Io li imploro."
Alzai gli occhi al cielo, poi battei un paio di volte le nocche sul legno della porta.
Silena Beauregard, la ragazza a capo della casa, ci aprì la porta. "Sì, ragazzi?" fece con una voce smielata.
Travis si gettò ai suoi piedi. "Ti prego, Silena. Ti prego!" singhiozzò.
Silena si inginocchió accanto a lui. "Oh miei dei, Travis. Che succede?"
"Non lo sapevo prima... ma sono altamente allergico a questi prodotti!"
"Cosa?" Silena non era facile da imbrogliare, ma quando le toccavi il cuore...
Travis si coprì il viso con le mani. "Sì!" urlò. "Mi rende insensibili le gambe. Ogni secondo perdo il controllo di un nuovo pezzo del mio corpo!"
Silena gli posò una mano sulla spalla. "Oh, Trav, non ne avevamo idea" disse. "Ti porto subito lo struccante. E puoi darne un po' anche a quell'ingrato di tuo fratello." Si chiuse la porta alle spalle. Dentro la cabina si sentì del fracasso, urla, e infine Silena ne uscì con in mano una boccetta di liquido. "Ecco qui, tesoro." La diede a Travis, dopodiché chiuse di nuovo la porta.
Travis si tirò su e mi batté il cinque di nascosto. "Siamo dei grandi" disse.
"Oh, lo so. Adesso, togliamoci questo colore dal viso e andiamo a prendere il cibo per le Cacciatrici."
Purtroppo, non avevamo idea di quanto struccante fosse necessario, quindi, una volta che Travis si fu pulito il viso, a me non rimase che una goccia minuscola di prodotto.
"Ti odio, Trav" mormorai guardando in cagnesco il misero resto sulla punta del mio dito.
Travis aprì la porta della cabina. " Il sentimento è reciproco, fratello."
Lo seguii fuori e, dopo aver sgraffignato un po' di cibo qua e là, ci ritrovammo davanti alla Casa Otto. "Bussa" dissi a Travis, che, esitante, obbedì. Una ragazza sui quattordici anni con una coroncina argentea intrecciata tra i capelli ci aprì. "Che volete?" chiese.
"Abbiamo portato il cibo che ci avevate richiesto" rispose Travis.
La ragazza ci guardò diffidente, poi sbattè la porta. Ci fu un brusio di sottofondo, poi ci riaprì. "Ragazzi..." borbottò. "Dobbiamo fidarci, non possiamo fare altro." Strappò dalle nostre mani i vassoi e fece per richiudere la porta, ma una Cacciatrice si infilò in mezzo. "Bianca, cosa fai?" le gridò.
"Devo solo andare in bagno. Mi ci vorrà un attimo" rispose lei.
Feci per replicare che il bagno aveva qualche disfunzione, ma Travis mi pestò un piede prima che potessi pronunciare una sola parola.
La ragazza socchiuse la porta, diffidente.
Travis mi diede una bottarella, invitandomi a camminare verso i bagni.
"Ehm... ragazzi?" fece la Cacciatrice.
Io e Travis ci voltammo in contemporanea.
"Dove sono i bagni, esattamente?"
"Ti facciamo strada" proposi e mi voltai, incamminandomi. Travis si portò al mio fianco, mentre la ragazza ci seguiva. "Ecco qua. Non ti consigliamo di usare l'acqua" aggiunsi prima che entrasse.
Travis mi batté il pugno. "Se non avessi quella roba sulla faccia, sarebbe molto meglio, fratello."
"Se tu non fossi stato così avido con quel maledetto affare liquido, ora non avrei questo aspetto."
Travis roteò gli occhi. "Quanto sei permaloso..."
Mi appoggiai al muro con le braccia incrociate. "Sei un fratello terribile, quando vuoi."
"Mi piacciono i complimenti, ma ora non esagerare."
La Cacciatrice uscì dal bagno. Appena ci vide, mormorò un: Ehm... okay. "Grazie, ragazzi, ma non credo di aver bisogno ancora del vostro aiuto."
Travis alzò le spalle. "Ma potresti sempre fare una passeggiata con me, ti va?"
La ragazza si passò una mano tra i capelli neri con fare imbarazzato. Posò lo sguardo su di me. "Veramente, preferirei che a chiedermelo sia lui" disse facendo un cenno con il mento nella mia direzione.
"Mh?" feci, non essendo sicuro di aver sentito bene. "Io? Sul serio?"
La Cacciatrice rise. "Sì, sul serio."
"Ma le Cacciatrici non potrebbero..."
"Stare con i ragazzi, lo so. Ma... io ho un fratello maschio e non mi faccio troppi problemi di questo tipo. Dai, vieni. Fammi vedere un po' il Campo."
"Ehm... okay" balbettai prima di allontanarmi con lei.
Mi voltai verso Travis, che mostrò i pollici in segno di incoraggiamento.
La portai ai campi di fragole, e ci sedemmo con la schiena contro un masso a guardare i satiri che rincorrevano le ninfe e a parlare. Feci tutti gli scherzi che mi vennero in mente pur di farla ridere; avevo trovato quel suono bellissimo e dovevo fare di tutto per sentirlo di nuovo.
"Come ti chiami?" le chiesi dopo un po'.
"Bianca. Bianca Di Angelo. E tu?"
"Connor Stoll. Sono un figlio di Ermes. Mi trovi alla Casa Undici, semmai dovessi aver bisogno di me."
Bianca sorrise. "Be', se sei sempre così carino e divertente, credo che verrò spesso." Si alzò e fece per andarsene, ma le presi una mano. Quando si voltò, mi resi conto di aver fatto una cosa stupida e la lasciai immediatamente. "Qualcosa non va?" mi chiese.
"No. È tutto a posto" risposi.
Bianca mi guardò a lungo con i suoi intensi occhi neri. Poi, tutt'ad un tratto, scoppiò a ridere. "Scusami" disse cercando di calmare la risata.
"No, no, fa' pure" replicai. Amavo la sua risata.
"Il fatto è che, con quel viso tutto colorato... sei parecchio esilarante."
"Oh, lo sono anche senza, tranquilla. È il mio marchio di fabbrica."
Bianca sorrise, prima di voltarsi e andare via.
Io rimasi lì ancora per qualche minuto. Avevo sentito spesso gli altri ragazzi del campo dire che basta uno sguardo per innamorarsi, ma io non ci avevo mai creduto. Eppure, quel giorno, sentivo che non avrei potuto aspettare per rivedere Bianca un'altra volta. Volevo vederla subito. Volevo che fosse l'unica cosa che avessi visto in tutta la mia vita. Mi alzai e iniziai a correre. Dovevo raggiungerla. Ma non la trovai per i campi di fragole.
Non ebbi il coraggio di andare alla Casa 8 per chiedere se lei fosse lì, quindi tornai semplicemente alla cabina di Ermes, dove Travis mi stava aspettando.

Grazie per aver letto questo capitolo, se vi è piaciuto, lasciatemi un commento o una stellina voto. Grazie.

Amore di sguardiWhere stories live. Discover now