Altre bende

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Eravamo tornati in infermeria.
Mi aveva messo seduta sul lettino ed era immediatamente andato a prendere un unguento dallo scaffale di fianco.

Controllando meglio, per fortuna, la freccia si era conficcata in un punto facile da estrarre, nonostante il dolore che provavo, perciò non avrebbe dovuto provocare dei seri danni.
"Dovrò estrarla, avrai molto più dolore se delle schegge rimarranno dentro la ferita, quindi stai ferma" aveva affermato Heat come se avesse già fatto tante volte una cosa simile.

Sembrava quasi stesse parlando di cosa scegliere per cena.
Io invece, ero così scossa!
La vita che mi aspettava era così?
D'ora in poi avrò tante frecce e ferite in tutto il corpo, proprio come nel giorno in cui era ambientato quel ricordo.
Mi ero chiusa a riccio, non ero pronta, ero da sola, avrei voluto la possibilità di scegliere.

Ciononostante dovevo sopportarlo, o non avrei superato nemmeno due giorni.
Così avevo preso un grande respiro, mi ero concentrata e, senza espirare, avevo fatto cenno ad Heat di toglierla.
Un movimento secco e l'aveva estratta, senza lasciare nulla dentro.

Era stato abbastanza doloroso e del sangue era fuoriuscito da me, tuttavia la ferita era innocua e sarebbe sparita velocemente.
Sarebbe stato molto peggio se qualche scheggia fosse rimasta dentro.
Unguenti e bende, all'ultimo, mi avevano fasciato la spalla, cosicché la ferita rimanesse al sicuro.

"Non sono un medico, ma dovrebbe andare bene" aveva affermato lui infine.
Di sopra, nel frattempo, i rumori erano conclusi e si sentiva solo il vociare degli uomini di Kidd, segno che avevano già vinto contro quella piccola banda.
Ora che la calma era tornata e grazie anche al suo intervento nel bendarmi mi sentivo un po' meglio e tranquilla.

"Grazie Heat, sto meglio adesso" avevo risposto senza badarci troppo.
"Mi hai chiamato per nome? Non pensi sia una libertà che non puoi permetterti con noi?" Aveva subito replicato lui corrucciato.
A quelle parole mi ero immediatamente tappata la bocca, impaurita dalle possibili conseguenze, ed avevo sgranato gli occhi.

"Non chiamare mai per sbaglio il Boss con il suo nome, o Killer, o noi davanti a lui, è importante, ma finché siamo soli puoi anche sgarrare" aveva chiarito Heat con un piccolo ghigno, mantenendo comunque gli occhi cadenti.
Quella risposta mi aveva fatto riprendere il respiro.
"È fondamentale, non importante, me ne ricorderò" lo avevo rassicurato, sorridendo timidamente poco dopo.

Successivamente, in un attimo di silenzio, avevo ripescato alla mente quella strana ed alta figura che c'era nella mia visione.
"Conoscete un uomo alto, un gigante, con guanti neri ed una Bibbia in mano? L'ho visto prima in un flash, era presente ad una guerra combattuta nel mio villaggio"

Quella descrizione doveva averlo scosso un po', difatti era tornato subito serio.
"Si tratta di Kuma, allora c'entra davvero lui con questa storia.
Eravate alleati? Lui è un cane del governo" aveva risposto freddo e sospettoso.

"No! Anzi stavo per colpirlo, quindi era più un nemico... Ma cosa voleva il governo da noi?"
Dicendo quelle parole avevo scosso la testa, nel tentativo di ricordare, ma ero piuttosto sicura che non fosse affatto un alleato...
Era tutto così sfocato e confuso, speravo davvero fosse così.

"Non posso saperlo, ma ora che è sicuro che c'entra Kuma devi assolutamente ricordare tutto" aveva sentenziato.
"Vado a festeggiare la nostra vittoria ed informerò Killer di quello che mi hai detto, tu rimani qui" e detto ciò, con un cenno del capo, era uscito lasciandomi da sola.

Nonostante la ferita che mi era stata inferta e lo spavento subito, ora non mi provocava molto dolore.
Erano più le mie domande senza risposta a farmi male.
Cosa voleva, questo Kuma da me...
Perché aveva tale importanza per loro? E se mi avesse davvero usata per mandargli un messaggio?

Magari un avvertimento del governo... E se invece fossi stata...
Immediatamente la testa aveva iniziato a girare vorticosamente, pertanto mi ero sdraiata, raggiungendo in fretta i miei sogni.

C'erano le foglie autunnali, dai colori brillanti del tramonto e, nonostante ci fossero spesso sull'isola, le trovavo ogni volta uno spettacolo imperdibile.
Tuttavia c'erano tantissime altre cose al di fuori di quest'isola che volevo vedere.

Avevo sentito dai forestieri che esistevano isole completamente avvolte da un velo bianco che cadeva dal cielo e si chiamava neve! Oppure altre piene di fiori sugli alberi rosa che duravano settimane, se non mesi!
Volevo davvero vederli da grande, ma non era permesso alle sacerdotesse che possedevano il dono di poter uscire dalla propria foresta.

"Il dono è così importante che ognuno dotato di esso viene elogiato dandogli in possesso alla nascita un animale divino, un gatto per le sacerdotesse ed un cane per i sacerdoti"
Avevo cinque anni e continuare a sentire quelle spiegazioni non faceva altro che annoiarmi e farmi venire sonno, però faceva parte dei miei doveri.

Nel mentre stavo facendo un aeroplano con una grande foglia verde, che però mi era stato portato via in fretta.
"Tuttavia, i gatti ed i cani divini sono animali speciali, che si legano ad un solo padrone prescelto ed hanno alte funzioni intellettive e doti magiche donatogli direttamente dalle divinità del sole, per i cani, e della luna, per i gatti" aveva concluso di spiegare la sacerdotessa rimarcando bene il "tuttavia".
Era tutto così noioso...

Solo un altro giorno [Revisione]Where stories live. Discover now