EXTRA + Ringraziamenti

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Tutta colpa mia

Era una bella giornata: il sole splendeva alto e lasciava che i suoi luminosi e caldi raggi si infiltrassero prepotenti tra le fronde degli alberi in fiore, i cui rosati colori primaverili donavano alla città un'atmosfera gioiosa e serena. La frenetica vita della popolazione numerosa della metropoli, arrivava al suo culmine nel mezzo del centro abitato: lavoratori stressati che si muovevano con agitazione, studenti succubi dell'allegria giovanile che gridavano e correvano, felici per la conclusione dell'orario s

Spostandosi in periferia, però, l'entusiasmo diminuiva, lasciando nelle stradine un senso di quiete e silenzio, accentuati dalla lentezza con la quale i petali di ciliegio cadevano sul cemento scuro, come una pioggia rosea e soffice di tranquillità.

Tra una di queste vie, il suono di un'esuberante risata squarciò la calma di quell'ambiente. Due ragazzi camminavano vicini, mentre uno di essi punzecchiava l'altro ridendo come un matto. La voce allegra del primo portò, sul giovane accanto a sé, l'ombra di un piccolo sorriso e la sensazione di centinaia di farfalle, che sbattevano veloci le ali all'interno del suo stomaco.

Era da tempo che provava quel tipo di reazioni in compagnia del suo amico d'infanzia: si sentiva costantemente felice e timoroso allo stesso tempo. Quando lui rideva, uno strano calore si diffondeva sulla sua pelle pallida; quando lo abbracciava, il petto sembrava esplodergli da tanto veloce batteva il suo cuore; e, quando parlavano, la sua mente veniva invasa da continui pensieri e preoccupazioni, tutti mirati a pronunciare le parole più giuste.

-Smettila, Kento, non lo farò.- Gli rispose secco, per la milionesima volta. Quel piccolo sorriso, però, traspariva ancora intimidito dalla sua espressione, mentre Yorokobi gli puntellava incessante la spalla con le dita.

-Dai!- Esclamò, fermando quella tortura. -Per me!- Aggiunse.

I capelli che per quella settimana si era tinto di viola, gli ricadevano disordinati sulla testa, tanto che sarebbe parso certo a chiunque lo avesse visto, che quella mattina non aveva avuto la minima voglia di pettinarsi. La pelle, quasi ambrata, era più rosata sulle guance e i lineamenti appuntiti gli donavano perennemente un'espressione scaltra. Con i grandi occhi scuri come il cioccolato fondente che tanto odiava, lo guardava, implorante, le ciglia lunghe che sbattevano con la pelle sottostante con grazia. Si stava mordicchiando il labbro inferiore con i candidi denti e, sull'orecchio destro, brillava il metallo di due orecchini ad anello.

-E va bene.- Acconsentì infine il corvino sbuffando. Nonostante la sua famosa irremovibilità, non sapeva resistere al suo migliore amico, non ci era mai riuscito e, da quando i suoi tratti si erano fatti più adulti, era diventato addirittura impossibile.

Si prese tra le dita la pelle delle guance, roteò gli occhi verso l'alto, in modo da lasciare visibile solo la parte bianca, e tirò fuori la lingua, nella smorfia che faceva sempre quando erano bambini.

Questo, portò di nuovo Kento a sghignazzare sguaiatamente, così il più alto ne approfittò per tornare ad un espressione normale, senza riuscire a trattenere un sorriso. -Non ce la faccio!- Esclamò Yorokobi tra le risate. -Mi fa ridere ogni volta!

Akaashi adorava sentire l'allegria traboccare da quelle labbra rosate: la voce leggermente roca dell'amico era capace di renderlo più felice con il suo solo suono. Ci provò, ci provò davvero a trattenersi, ma quella bocca arcuata verso l'alto, le pieghe intorno agli occhi gioiosi, i petali che li circondavano e che cadevano attorno a loro, glielo impedirono.

~❀ «Sempre lì per te» Bokuaka ❀~Where stories live. Discover now