Anima {anno I}

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Akaashi arrivò a scuola con una fasciatura al piede destro, delle stampelle di seconda mano, e il triste pensiero che per un po' di tempo non avrebbe giocato a pallavolo. Suo padre, al quale aveva raccontato di essere caduto dalle scale della casa della madre, era ben felice della situazione, siccome, finalmente, suo figlio si sarebbe concentrato solo sullo studio.

Bokuto aveva preso molto sul serio il suo compito di "aiutante personale", infatti, aveva imparato a memoria l'orario del più giovane e, quando questo finiva una lezione, si faceva trovare lì davanti per trasportarlo in un altra aula, o per fargli semplicemente compagnia durante la pausa pranzo. 

Il corvino adorava tutte queste attenzioni, perché solitamente era lui che si prendeva cura dello schiacciatore, non il contrario, ma un po' la sua posizione di "mamma del gruppo" gli mancava.

Kotaro era premuroso nei suoi confronti, lo aiutava a scendere le scale, a salire sull'autobus e una volta, quando dovevano incespicarsi su di un gradino piuttosto alto, lo aveva preso in braccio. Senza preavviso, gli aveva passato un braccio dietro le ginocchia, uno dietro le spalle e, mentre Keiji si aggrappava saldamente al suo collo con le mani, lo aveva trasportato per qualche metro. Tra quei muscolosi arti, si sentiva al sicuro, protetto, come non gli era mai capitato. Da bambino, le uniche volte che lo avevano abbracciato, da quando se ne ricordava, erano coincise col giorno nel quale sua madre li aveva abbandonati, e le rare volte in cui suo nonno, l'unico che lo capisse, li era andati a trovare.

In quei giorni pieni di attenzioni nei suoi confronti, capì che la sua ipotesi di circa una settimana prima era fondata: era innamorato perso dell'albino. Anche solo alla sua vista, il cuore di Akaashi iniziava a battere veloce, sempre di più, finché i suoi occhi non incontravano quelli di Bokuto, e allora il mondo sembrava fermarsi. Il respiro gli si spezzava, il corpo veniva pervaso da ondate di calore e il suo viso arrossiva fino alla punta delle orecchie. Quando iniziavano a parlare, o meglio, quando Kotaro iniziava a parlare a vanvera, la maschera di impassibilità si calava sul suo volto, e tutto sembrava normale.

Keiji non credeva nell'anima gemella, nel karma o in qualunque altra superstizione popolare, come il destino o l'oroscopo. Credeva che tutto capitava perché capitava, non c'erano secondi fini di qualche entità superiore che li osservava dall'alto, Lo schiacciatore, al contrario, era un vero credulone: era da tempo che cercava di convincerlo ad andare dalla sua chiromante personale, dicendogli che quella signora aveva previsto il loro incontro solo leggendogli le linee della mano. Il corvino però amava anche quel suo aspetto, perché ai suoi occhi, lo rendeva ancora più dolce e innocente.

Vorrei che ricambiasse i miei sentimenti.

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Bokuto sapeva che non doveva fissarsi troppo su un pensiero solo, ma gli era impossibile. Continuava a riflettere su una piccola scatola turchese, nascosta nel suo armadio, sotto ai vestiti. Al suo interno si trovavano tre piccoli pezzi di carta, sui quali le parole del suo innamorato segreto, si susseguivano in un turbinio di emozioni per colui a cui erano destinate.

Si chiedeva di chi si trattasse, ma non trovava risposta. Chiunque avrebbe potuto scrivere quelle parole, tranne una persona stupida, ovvio. 

Doveva andare a prendere Akaashi, ma, essendo troppo occupato a fantasticare sul poeta misterioso, per sbaglio continuò a camminare e si scontrò con un ragazzo dell'ultimo anno.

Guardandolo bene, notò che aveva gli occhi rossi e lucidi, come se avesse appena finito di piangere. Lo stava scrutando con espressione di sfida, come se Kotaro gli fosse andato contro apposta.

-Scu- Fece per dire, prima di venire colpito da un violento spintone da parte del più alto, che lo scaraventò a terra.

-Non parlarmi, razza di rifiuto!- Gli urlò contro. Lo schiacciatore si domandò che cosa gli avesse fatto, perché fosse arrabbiato con lui. Come poteva rimediare? Forse poteva provare a consolarlo! Ma in quel momento non riusciva a parlare, sentiva il corpo intorpidito e impossibilitato a muoversi.

~❀ «Sempre lì per te» Bokuaka ❀~Where stories live. Discover now