Primo giorno {anno I}

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Akaashi guardò fuori dal finestrino, mentre l'autobus si fermava davanti all'edificio che avrebbe ospitato i suoi studi per i seguenti tre anni. Era una struttura piuttosto grande, di una tinta bianco-grigiastra, le finestre piccole allineate lungo i lati e la massa di studenti che chiacchierava davanti all'entrata. La gente all'ingresso del mezzo pubblico spingeva per uscire, così, con un sospiro, fece scendere con cautela un piede sulla strada e si girò a osservare il vialetto.

Notò i ragazzi scherzare fra loro, molti presentarsi a futuri compagni di classe, e, per un'istante, il pensiero di imitarli e di andare a fare amicizia li attraversò la mente. Lui, però, era un tipo tutt'altro che socievole, non poteva andare così tanto contro la sua natura: la sua timidezza glielo impediva. Optò per starsene in un angolo, in disparte, finché la campanella suonò e lui dovette dirigersi con gli altri nella sua classe.

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La mattinata trascorse lenta, i professori si presentavano, chiedevano alla classe di fare lo stesso e poi, dopo un breve riassunto di ciò che avrebbero trattato nel corso di quel primo trimestre, se ne andavano salutando il collega che arrivava dopo di loro.

La mente di Keiji, sebbene nel frattempo ascoltasse, rifletteva su quel pomeriggio, quando si sarebbe iscritto al club di pallavolo e avrebbe finalmente incontrato la ragione per la quale era entrato in quella scuola: Bokuto Kotaro.

La pallavolo era dalle medie una delle sue più grandi passioni, insieme alla scrittura e al disegno, ed era sulla base di queste che aveva scelto il suo futuro. L'anno precedente, si era recato presso le più importanti scuole in merito, dalla Nekoma alla Shinzen, per osservare alcune partite, ma l'unica che lo aveva affascinato veramente era stata l'accademia Fukurodani. Aveva seguito il match completamente rapito, con gli occhi celesti che seguivano come un'ombra la figura atletica dello schiacciatore dai capelli dalle striature nere. Ogni suo movimento, ogni suo passo lo entusiasmava e gli provocava il desiderio di essere lui lì sul campo al suo fianco, sperando di essere in grado di tirare fuori il suo massimo potenziale.

Perso tra questi ricordi, non si accorse che la campanella era suonata, segnalando il termine delle lezioni, finché un ragazzo non glielo aveva fatto notare.

Uscì dall'aula, dopo aver rimesso con cura i libri all'interno della borsa, e percorse il corridoio, alla ricerca della palestra.

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Era ormai un quarto d'ora abbondante che vagava senza un tragitto preciso all'interno della scuola, e si era stancato di cercare, perciò, una volta che la sagoma familiare del suo idolo gli si posizionò davanti, decise di chiedergli indicazioni, perché, in fondo, che aveva da perdere?

Titubante, picchiettò con un dito sulla spalla del giovane che gli sbarrava la strada, facendolo girare, pochi istanti dopo, verso di lui. Era esattamente come lo ricordava, anche se un po' più alto: i capelli quasi bianchi interrotti da ciocche corvine, la pelle chiara e gli occhi dorati più espressivi che avesse mai visto.

Mentre sentiva una sensazione di calore pervadergli il viso, si schiarì la voce e disse:-S-scusa, tu sai dov'è la palestra?

A quella domanda gli occhi di Bokuto si illuminarono visibilmente. -Se so dov'è la palestra?! Io praticamente ci vivo!- Urlò, praticamente nelle orecchie di Akaashi.

-Vieni ti faccio strada!- Esclamò, prendendo il corvino per un braccio, che non poté fare a meno di arrossire di nuovo.

-Perché devi andare in palestra?- Chiese Kotaro, appena dopo che ebbero mosso un passo nella direzione corretta. -Non dirmi che vuoi iscriverti al club di pallavolo!- Gridò, in modo da essere sicuro che tutta la scuola lo avesse sentito.

Il più piccolo si strinse nelle spalle: odiava essere al centro dell'attenzione. -Sì.- Affermò semplicemente, mentre l'albino espirava così forte dalla sorpresa da far girare un bel po' di persone nella loro direzione.

-Ma è fantastico! Sono sicuro che ti divertirai tantissimo! Sai, io faccio pallavolo da quando ero piccolo e mia madre mi diceva sempre di non allenarmi troppo o mi sarei stancato ma io non l'ascoltavo e continuavo a giocare anche a casa dopo scuola e lei mi diceva "vieni a tavola che è pronto da mangiare" a quel punto andavo perché a me piace mangiare. A te piace mangiare?- Solo a quel punto la raffica di parole ebbe un freno, perché Bokuto si ricordò di una cosa importante:-Hey Hey Hey! Ma non ti ho ancora chiesto come ti chiami!

Akaashi era esterrefatto: come si poteva parlare così tanto con uno sconosciuto? Avrebbe desiderato essere così estroverso pure lui, ma ormai aveva anche rinunciato a provarci. -A-akaashi Keiji.

-Agaashi?- Domandò Kotaro. -Io sono Bokuto Kotaro, piacere!

Tese una mano nella sua direzione, proprio mentre giravano un angolo. Il corvino osservò quelle dita rivolse verso di lui, per poi stringerle per la prima volta di molte tra le sue.

-E' Akaashi comunque.- Lo corresse.

-E' quello che ho detto!- Ribadì l'albino entusiasta.

-No- Ribatté Keiji. -Tu hai detto "Agaashi", invece è "Akaashi".- Spiegò.

-A-Agaashi.- Affermò, finalmente serio, Bokuto, aggrottando le sopracciglia, come se si stesse concentrando molto.

-Akaashi.- Disse il corvino, pazientemente.

Continuarono quel circolo di "discussioni" su come si dovesse pronunciare il nome di uno di loro finché non giunsero all'entrata della palestra.

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Bokuto sorrise, felice di rivedere il luogo che per numerosi giorni gli era mancato, e andò spedito verso la porta. Una volta sulla soglia, si girò, per constatare che il suo nuovo amico Agaashi, o Akaashi, o come voleva farsi chiamare, non si era mosso di un millimetro e sembrava quasi paralizzato lì sul posto.

-Oi- Gli disse, tornando indietro e toccandogli una spalla. -Oi, stai bene?

Vide lo sguardo turchese di Keiji riprendersi per un attimo, i suoi capelli corvini scuotersi alla lieve brezza e le labbra delicate schiudersi per dire:-Mi chiamo Akaashi.

Kotaro rise di gusto, dando una forte pacca sulla schiena al più piccolo, che si girò a lanciargli un'occhiataccia. -Sei simpatico, Agaashi.- Disse, tornando davanti alla soglia.

Si girò di nuovo e, sorridendo il più dolcemente possibile, aggiunse:-Sono sicuro che oggi andrai alla grande.

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Il primo allenamento raggiunse e superò di gran lunga le aspettative del corvino. I suoi nuovi compagni si erano rivelati accoglienti e gentili con tutti i nuovi arrivati, si era allenato molto per quella prima prova e tutto quell'esercitarsi aveva dato i suoi frutti, siccome in molti lo lodarono per le sue precise alzate.

L'unico complimento che gli interessava, però, era quello di Bokuto: "Grande Agaaashi!" gli aveva detto, provocandogli il diffondersi di un rossore di imbarazzo sulle gote già accaldate. Quello era stato il suo più grande desiderio dal giorno in cui lo aveva visto schiacciare, e finalmente aveva potuto essere lui il suo alzatore.

Uscì dalla palestra per ultimo, e ispirò a fondo l'aria fresca della sera. Era felice di essere lì. Kotaro, mentre se ne andava, gli sorrise, dicendo:-A domani Agaashi!

Keiji lo salutò con un cenno della mano, ignaro del fatto che quello era stato il primo incontro più importante della sua vita.

~❀ Sugawara-sempai ❀~

SALVE!

Questo era il primo capitolo della mia prima fanfiction lunga sulla bokuaka, spero vi sia piaciuto anche se era un po' corto...Tra poco dovrebbe uscirne un altro!

~❀ «Sempre lì per te» Bokuaka ❀~Where stories live. Discover now