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«Non sei il mio accompagnatore, non sentirti in dovere di farmi ballare.» incrociai le braccia al petto.
«Angelica.» disse concisamente «Balliamo?»
Deglutii imbarazzata.
Non ignorava ciò che dicevo, piuttosto lo schiacciava con quella sua nuova sfaccettatura.
«D'accordo.» risposi vagamente intimorita dalla sua risolutezza, ma non mi spostai dalla mia posizione. Non ci sfioravamo da quel momento di anni e anni prima, quando avevo sentito la carne morbida e calde dalla sua mano. E improvvisamente era come se avessi timore di sentire di nuovo quel tocco.
Lui mi osservò per un lungo istante ed ebbi la sensazione che stesse ripensando a quel momento. I suoi occhi puntavano le mie mani, intrecciate sotto le braccia.
«Se...» iniziò esitante.

Gli mostrai la mano interrompendolo di colpo. Lui esitò per un breve istante, ma l'afferrò. La delicata presa iniziale mi riportò istantaneamente a quella mattinata di liceo, ma quel pensiero se ne andò non appena posò la mano sul mio fianco e strinse con più forza. Riuscii a percepire il calore della sua pelle trapassare ferocemente la stoffa del vestito e le dita premere con veemenza.
Sentii lo stomaco sotto sopra.

«Megan?» chiesi per ovviare alla pressione del suo sguardo.
«Ci siamo lasciati.» replicò semplicemente.
«Oh» sussurrai «Mi dispiace...»
Lui abbozzò un sorriso, una smorfia amareggiata.
«Ti dispiace?»
«Sì, Asher, mi dispiace, eravate una bella coppia.» dissi guardandolo negli occhi.
«Non sai nemmeno per quale motivo ci siamo lasciati.»
«Non voglio chiedertelo, non sono affari miei.» stabilii.
I nostri occhi s'intrecciarono di nuovo in quel modo criptico e magico che avevamo sempre avuto. Avrei potuto dire che quello non fosse l'Asher che avevo conosciuto anni prima, quello per cui avevo provato qualcosa, ma le sue iridi di quel colore unico furono sincere. Riuscii di nuovo a vedere quel ragazzo troppo grande per la sua età anagrafica.

«Per quale motivo?» chiesi sottile.
Tacque.
Ma gridò.
E per tenersi dentro quell'improvvisa esplosione che colorava i suoi occhi, strinse la presa sulla mia mano.
Trattenni il fiato e mi chiesi, ingenuamente, che cosa gli provocasse un tale disordine dentro. Lui che era sempre stato il mago delle pignolerie, non permetteva a nessuno di frantumare la nube di ordine in cui si crogiolava. E soprattutto se qualcuno riusciva a scomporlo, non lo dava di certo a vedere. Quella sera invece lo mostrò e capii che forse c'era qualcosa di molto grande a destabilizzare la sua certezza.

«Vai ancora a quelle proteste inutili?» chiese tagliando di colpo la conversazione.
«Inutili? Davvero vuoi tornare su quella discussione?»
«Te la ricordi ancora...» incurvò le labbra in un sorriso compiaciuto.
«Come dimenticare un impertinente principino che esprimeva il suo parare con così tanta superficialità.» dissi puntigliosamente.
«Il principino non ha ancora cambiato idea a riguardo.» replicò.
«Hai partecipato ad una protesta?» chiesi.
Lui deglutì e distolse di colpo lo sguardo, come se volesse nascondere qualcosa.

«No.»
«Beh allora rimani un'ignorante principino viziato.»
«Sei tu che sostieni che la violenza non è mai una buona soluzione, allora perché le proteste fanno l'eccezione?»
«Non tutte le proteste sono violente, io partecipo e sostengo solo quelle pacifiste.»
«E davvero pensi che con una protesta pacifista puoi ottenere qualcosa?» abbozzò un sorriso.
«Sì.» squittii.
«Io sarò un ignorante principino, ma tu sei un'ingenua sognatrice.» disse.
«E lo dice colui che ha vissuto una vita fra le strade, vero?»
«Tu non sai quello che ho dovuto vedere.» scosse il capo con saccenteria.
«Ma hai visto che cosa accade fra le strade? Hai visto quello che può vivere una donna? Una molestia? Una violenza?» l'argomento mi stava talmente a cuore che avevo stretto un po' la stoffa della sua giacca sulla sua spalla «Non faresti nulla?»
«Denuncerei alla polizia.»
«La polizia interviene a cose fatte Asher, quando il danno è stato irrimediabilmente fatto, quando una donna ha già ricevuto uno schiaffo, o quando le hanno già rubato la dignità, o quando è già stata uccisa.» dissi. Non rispose, ma studiò i lineamenti del mio volto, centimetro dopo centimetro, delicatamente.
«Pensi di poter cambiare il mondo?» chiese.
«Ci provo» replicai «E tu dovresti fare altrettanto, perciò prima di aprire di nuovo questa discussione con me, dovresti venire a sentire una delle conferenze che organizziamo, dove ci sono testimonianze vere, di donne che hanno bisogno di aiuto, ora quando possono ancora essere salvate.»
Trattenne un sorriso rivolgendomi una strana espressione.
«Bucaneve.» disse scuotendo il capo.
Aggrottai le sopracciglia.
«Perché...»
«Asher.» Aidan si avvicinò a noi, interrompendoci.
Gli disse qualcosa all'orecchio, talmente sommessamente che non potei captare nulla, nemmeno un sussurro, però, riuscii a decifrare dal mutare delle espressioni di Asher che stava accadendo qualcosa di grave.

Unconditionally mine || Saga HarrisonWhere stories live. Discover now