26

331 11 2
                                    

In pieno pomeriggio, il palazzo reale portoghese era affollato e pieno dei più svariati rumori, gonne e tacchi che scivolavano sul pavimento.
Gabriel si affrettava lungo i numerosi corridoi, scansando le persone che incontrava, verso la stanze del re.
Quando era arrivata la missiva che lo convocava a corte, firmata personalmente da Luis, sua moglie Giovanna aveva subito concluso che la motivazione fosse la revoca del titolo, per cederlo a qualcun'altro che aveva il favore del re, in quel momento.
E proprio temendo ciò, Gabriel era giunto a corte ed era stato ammesso alla presenza del nuovo sovrano.
Luis era seduto dietro una scrivania di colore scuro, con il collo e le mani adornati di gioielli.
Gabriel si inchinò, di fronte a lui, che subito dopo lo invitò a sedervisi di fronte.
"Dunque siete voi il famoso conte di Leiria?" esordì il re, estremamente serio
"Suppongo di sì" rispose Gabriel, lasciando trapelare i suoi dubbi, perchè  aveva usato l'aggettivo "famoso"? Non aveva mai pensato che la gente potesse parlare di lui.
"Andrò subito al punto, con voi" continuò Luis, sempre più serio e con le mani incrociate sulla scrivania:"Alcuni membri della mia famiglia, ritengono che voi siate la persona più adatta per svolgere una missione diplomatica, di estrema importanza"
Rosa, pensò subito Gabriel, era l'unica che poteva aver suggerito il suo nome, il re lo guardava, aspettandosi una qualche sua reazione:"Di cosa si tratta?"
"Andrete in Polonia, in rappresentanza del Portogallo, per assicurarvi che il nuovo re, mio nipote, sarà nostro alleato durante le campagne militari che intendiamo intraprendere nel Nuovo Mondo"
Al sentire quelle parole, Gabriel rispose d'impulso:"Accetto", per poi pentirsene un secondo dopo. Isabella era lì, aveva avuto un figlio che ora era diventato re.Non era una buona idea andarci e, soprattutto cosa poteva aspettarsi da lei,mentre era in una posizione del genere?
"Perfetto, partirete nei prossimi giorni, potete andare"
Gabriel si congedò, dopo un breve inchino e le guardie richiusero le porte alle sue spalle.

"Non è facile, maestà, governare un paese soprattutto ora nella vostra condizione"
Isabella percorreva su e giù la sala del consiglio, ascoltando le parole di uno tra i più fidati consiglieri del precedente re. Dal momento della sua morte, ogni giorno, si chiedeva come faceva a far risultare la sua voce superiore a quella degli altri presenti o a sapere che le decisioni che stava prendendo erano quelle giuste.
"Tutti sanno che siete voi a governare, almeno finchè il piccolo William non sarà più grande" continuò l'uomo dai capelli chiari
Isabella si fermò di colpo, fissandolo negli occhi:"Per questo hanno paura in Polonia, dicono abbiamo messo il paese nelle mani di una donna portoghese" sospirò intensamente, per poi lasciarsi cadere su una delle sedie:"Non lo accetteranno mai, che una donna per di più straniera, li governi"
"Invece, vi dirò..." iniziò l'uomo sorridendole:"William diceva sempre che avevate una certa tenacia, che vi avrebbero anche potuto scagliare addosso cento pietre e voi avreste resistito a tutti i colpi. Dovete solo darvi tempo, vedrete che alla fine avrete fatto un'ottimo lavoro."
Isabella, ascoltò ogni parola con attenzione e ricambiò il sorriso del consigliere, aveva ragione, poteva farlo, esattamente come avevano fatto William e suo padre.
A volte, le mancavano, sì entrambi e non credeva sarebbe stato possibile: certo il re di Polonia non era stato perfetto, ossessionato com'era dall'avere un'erede, per i primi anni l'aveva guardata come se fosse una delusione ambulante.
Le cose erano migliorate di molto, da quando era nato il tanto agognato bambino, ma forse un po' poteva capirlo adesso... Doveva prima pensare al bene di quella sua fetta di mondo, poi a sè stesso.

Edward e Henry tentavano di parlare con il proprio fratello, discutere e aprirgli gli occhi su ciò che era la realtà, com'era davvero fuori dalle mura del palazzo.
Luis, però, sembrava un sordo della peggior specie, con un'orecchio ben funzionante e che si rifiutava di accendere.
"L'esercito non ti sostiene, fratello, non vogliono affrontare battaglie all'estero, quando siamo sull'orlo di una guerra cuvile qui" sbraitò Edward
Henry prontamente gli fece eco:"Delle persone hanno attaccato le nostre carrozze, quando siamo stati in città, ci odiano Luis"
Il re del Portogallo, continuava a guardare lontano, fuori dalla finestra, mentre alle sue spalle i fratelli lo ammonivano.
"Quando i territori saranno nostri, non avranno più da lamentarsi." disse semplicemente.
"Non hanno più soldi, Luis, dannazione con tutte le tasse che state imponendo per finanziare i tuoi progetti" ribbattè Edward per poi avvicinarsi al fratello e continuare, a voce più alta, assicurandosi che le parole fossero forti e chiare:"La gloria la stai cercando solo per te stesso e ti ci nutrirai da solo, perchè quando la otterrai tutti gli altri saranno già morti di fame"

La principessa del PortogalloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora