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Dopo aver ricevuto la notizia che attendeva da molto tempo, Luis attraversava i numerosi corridoi a grandi falcate, entusiasto nel comunicare l'evento.
Si fermò davanti la porta in legno scuro e la spalancò in fretta, per poi lasciare che si richiudesse dietro di lui.
Grace, sua moglie, era seduta davanti al suo specchio e Luis vide gli orecchini che si stava provando, nel riflesso.
Lei fu colta di sorpresa, quando sentì delle grandi mani poggiarsi sulle sue spalle, per poi vedere il marito nello specchio.
"Sei pronta per la notizia?" esordì Luis con un largo sorriso
"Certo che sì" disse lei con una leggera risata:"Di cosa si tratta?"
Guardarono entrambi, fissi, i rispettivi volti riflessi per qualche secondo, quando infine il silenzio fu rotto da Luis:"Un giorno, sarò re e tu sarai regina della nazione".

Gabriel non poteva credere ai suoi occhi, mentre davanti a lui la balia, totalmente impassibile e fredda, avvolgeva il piccolo corpicino di sua figlia in una coperta. La bambina non si muoveva, non piangeva , non cercava il calore della madre.
Giovanna era esausta, vuota, piangeva tra le braccia del marito e non voleva sollevare il volto e incrociare di nuovo il viso della creatura che, aveva portato per sei mesi dentro di sè, quegli occhi azzurri che aveva tanto immaginato e che mai avrebbe conosciuto.
Nel tardo pomeriggio, solo Gabriel, aveva trovato le forze per poter dare alla piccola una degna sepoltura.
Nel cimitero della contea, era stato subito fatto riservare un posto per la piccola bara.
Il prete la bagnò con dell'acqua santa, recitando alcune preghiere, Gabriel sussurrò le stesse parole.
"Come si chiamava?" chiese, il sacerdote terminato il rito.
Gabriel ci pensò su per qualche secondo, nè lui nè Giovanna, avevano avuto il tempo di rifletterci, tanto era stato il dolore della perdita.
"Isabella" disse improvvisamente, e sì era davvero il nome giusto, per entrambe le donne che se ne erano andate e non sarebbero mai più tornate da lui.

La chiesa era immersa nel silenzio, si udivano soltanto i respiri lievi dei cortigiani presenti, tutti con il volto basso guardavano il pavimento e partecipavano al dolore del sovrano.
Una ferita che, non si sarebbe mai rimarginata con facilità.
Nonostante, si ritenga che il tempo aiuti e lasci solo le cicatrici. Il re William, non riusciva a guarire in nessun modo.
Durante quell'ennesima messa, commisionata in onore della figlia scomparsa, sedeva in prima fila accanto alla moglie e la figlia Elisabetta, a capo chino e immerso nei suoi pensieri.
La celebrazione terminò, in seguito alle ultime parole del prete e tutti sciamarono fuori dai rispettivi posti.
Isabella, prese per mano la principessa, ed insieme seguirono il re e le altre persone, nel lungo corridoio che dalla cappella li avrebbe riportati nel castello.
"Bella, possiamo parlare un momento?"
disse il re, affiancando lei ed Elisabetta, per poi lasciare la figlia alle cure di una delle dame di compagnia e dicendole di proseguire, verso il castello, con lei.
Nel fratemmpo, la coppia si allontanò dall'ingresso della chiesa, cercando un luogo per continuare la conversazione in privato.
"Di cosa dovete parlarmi? " domandò lei, visibilmente sorpresa, cercando di non far trasparire la sua agitazione.
"Tutti sanno cosa ho appena perso, ma ciò che mi sconvolge è che sia successo in casa di un'alleato fidato" iniziò il re, ma Isabella, raccolte le forze, lo interruppe:"Volete che faccia da tramite con i miei genitori, per capire meglio come sono andate le cose?"
"No, mia cara, questo è un compito da ambasciatori " accennò un lieve sorriso, mentre lei annuiva.
"Ho approfittato di questo momento, per comunicare la revoca del mio permesso..."
Isabella spalancò gli occhi e, la calma ritrovata improvvisamente vacillò di nuovo:"Il permesso per visitare Lisbona, giusto? "
William sospirò, prendendole le mani:"Non è un posto sicuro, Bella, nè per te nè per Elisabetta e le nostre figlie, tanto di più per il principe William"
"Ma sono anni che non ritorno a casa" cercò di protestare lei, trattenendo le lacrime
"È fuori discussione, ormai, nessun membro della famiglia reale lascerà questa corte" dichiarò, fermamente, con voce alta per poi aspettare che Isabella annuisse e lo seguisse verso l'entrata del castello.
L'odio che aveva sviluppato, verso il paese un tempo amico e alleato, era smisurato e cresceva ogni giorno di più.
Isabella, lo aveva notato, dal momento in cui era giunta la tragica notizia e lei doveva soltanto acconsentire mentre, a corte, ascoltava numerose voci calunniare la sua famiglia e la sua nazione.

"Cara principessa Beatrice,
voi siete una ragazza speciale e sareste un'ottima regina, senza ombra di dubbio..."
Così cominciava la lettera che, Beatrice, aveva trovato sul suo scrittoio, quella mattina tornata dalla sua passeggiata a cavallo. Quella piacevole attività l'aveva aiutata a distrarsi dagli eventi recenti e dalla tristezza del fratello Edward, a cui avrebbe voluto trovare un rimedio più efficace che un inutile abbraccio.
Poi erano arrivate quelle parole, tanto attese, che non stavano deludendo le sue grandi aspettative.
Presto avrebbe lasciato il Portogallo, insieme a quella corte ormai diventata piena di intrighi e cospirazioni.
"No" scosse energicamente la testa, sussurando tra sè:"Non è più questo il posto adatto a me".

....

La principessa del PortogalloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora