7.

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Il mattino seguente, Isabella aprì gli occhi a fatica e si rigirò più volte tra le coperte. Aveva sognato tutto: la sala grande con le fiaccole accese, i cortigiani, le parole di suo padre che ancora le rieccheggiavano nella mente come un'eco, il sorriso soddisfatto di sua madre che la guardava fiera.
Sbattè velocemente le palpebre, per pochi secondi, come se potesse aiutarla a scacciare via quei momenti.
Continuava a non ricordarsi esattamente se l'avesse soltanto sognato oppure era tutto successo davvero.
Improvvisamente, sentì che qualcuno stava bussando ripetutamente e si alzò dal letto per aprire e vedere chi fosse.
Non appena ebbe spalancato la porta, sua sorella minore Beatrice si precipitò nella sua stanza.
"Ma va bene, prego entra pure" mormorò a bassa voce, Isabella richiuse la porta, poi si voltò verso la sorella che, nel frattempo, si era seduta sul bordo del suo letto ancora sfatto.
"Bella quindi sei fidanzata con il re William? Sei felice? Mi manderai tante lettere, quando sarai lì, vero? Voglio sapere tutto e ... "
"Aspetta fermati che mi confomdi così" la interruppe Isabella sorridendo, mentre andava a sedersi accanto a lei. Era stato un modo alquanto imprevisto per scoprire che non era stato un sogno, ma tutte quelle immagini che si erano susseguite nella sua mente, durante la notte, rappresentavano la realtà.
"Certo Bea ti invierò tante lettere" rispose alla sorella minore
Lei guardò il pavimento per qualche secondo, poi tornò a rivolgere lo sguardo ad Isabella: "È giusto che non voglio che te ne vada?" domandò con un tono talmente triste che, decisamente, non era da lei.
Quella domanda colse Isabella totalmente impreparata, ma alla fine decise di risponderle facendo ciò che, in quel momento sentiva e così senza dire nulla, abbracciò Bea e lei ricambiò, stringendosi alla sorella.
Doveva essere felice, pensò Isabella tra sè e sè, qualsiasi altra principessa lo sarebbe stata al suo posto. Era stata cresciuta per quello scopo, fin da piccola, sapeva che un giorno si sarebbe sposata e sarebbe andata via; e per giunta era promessa ad un re, quindi sarebbe stata regina di una nazione... E allora cos'era che le impediva di gioire di fronte a quella luminosa prospettiva.

Il principe Edward, era già di prima mattina, sul suo purosangue dal manto scuro e, nonostante il cielo minacciasse una forte pioggia in arrivo, lui continuava ad allontanarsi, velocemente, dai confini del palazzo reale, addentrandosi nella natura con il familiare rumore degli zoccoli sul terreno duro.
Doveva assolutamente togliersi dalla testa, ciò che era accaduto la sera precedente, due notizie che , per lui, erano state peggio che fare un bagno nel ghiaccio.
Doveva comunque, ammettere che nonostante fosse molto protettivo nei confronti di entrambe le sue sorelle, non era tanto sconvolto dalla notizia riguardante Isabella, sperava solo che il suo matrimonio fosse migliore del suo con Jadwiga. Infatti, lei era proprio figlia di quello che sarebbe diventato il marito di Isabella, e se padre e figlia si somigliavano un minimo, non poteva che augurare alla sorella buona fortuna.
Dopo la cena, prima di addormentarsi, aveva chiesto a sua moglie cosa ne pensasse della scelta del padre, lei si era limitata a sollevare le spalle, in segno di indifferenza, subito dopo aveva aggiunto che, non poteva mettere bocca nelle decisioni del re polacco e in più c'era bisogno di un'erede per la corona, poichè quella posizione era ancora scoperta.
Dopotutto, ciò che lo aveva contrariato di più, era apprendere che Grace aspettava un figlio da suo fratello Luis. Vederli così felici, ogni giorno che passava, era un dolore sempre maggiore. Sapeva che l'amore che provava per la principessa inglese era sbagliato, non poteva e non doveva desiderare la moglie di suo fratello, ma era più forte di lui e non era bravo a nascondere le sue vere emozioni, come sapevano fare tutte le persone della sua famiglia.
Si era spesso ritrovato a parlare con Grace, a cavalcare o passeggiare in sua compagnia, ed ogni giorno diventava sempre più piacevole. Doveva togliersela dalla mente e fare il suo dovere, ma comprendeva che ci sarebbe voluto del tempo, e la notizia della gravidanza della ragazza, era solo un'altro segnale per convincerlo a rimettere il cuore in ordine.

La mattinata era ormai inoltrata e in Polonia l'estate procedeva, alternando piogge intense a giornate di sole e senza nuvole, con le solite temperature solo leggermente più miti di quelle registrate durante i lunghi inverni.
Il re Willliam era seduto davanti al suo scrittoio e come, di consueto, si dedicava per qualche ora a leggere tutta la corrispondenza arrivata negli ultimi giorni.
In quel plico di lettere, aveva anche esaminato la risposta del re del Portogallo, alla sua precedente missiva in cui aveva accettato l'alleanza con l'altra nazione.
Il re Christopher, gli dava il consenso, per poter inviare presso la sua corte tre ambasciatori, in rappresentanza della corona polacca e degli interessi del re; in modo da potersi accordare sull'imminente guerra contro la Francia e sulla data della partenza della principessa portoghese. La decisione di risposarsi, dopo la morte della sua prima moglie, era stata voluta sia dai suoi consiglieri, ma anche da lui stesso che non aveva esitato ad accettare la proposta di un'alleanza sia bellica che matrimoniale.
Infatti, aveva raggiunto l'età di quaranta sei anni e tra i suoi consiglieri, tra i nobili, ma anche in tutta la nazione, era diffuso il timore dovuto alla mancanza di un'erede. Un figlio maschio, da incoronare, dopo di lui. Dal suo precedente matrimonio, aveva avuto solo due figlie: Jadwiga ed Elisabeth, sperava dunque che la principessa Isabella Tudor potesse dargli al più presto ciò di cui la sua nazione aveva realmente bisogno.

I pettegolezzi, si sa, si diffondono sempre ad una velocità straordinaria. È necessario che anche solo una persona sussurri una voce ad un'amico con la bocca larga, magari anche un segreto, ma questa seconda persona non potrà fare almeno di tenerselo per sè e lo spiffererà ad una terza e così via.
Quando all'esercito reale, venne comunicata, la notizia dell'imminente guerra contro la Francia, le reazioni furono le più diverse. I più giovani che, si erano arruolati da poco, erano entusiasti e grintosi, alcuni soldati vennero colti di sorpresa, altri erano preparati poichè alcuni pettegolezzi su di una guerra circolavano già da qualche settimana.
Gabriel, fu tra i soldati, totalmente colti alla sprovvista, ma essendo un generale, subito si ricompose e assunse il suo tipico tono autoritario e la sua postura eretta e fiera, con cui guidava i soldati in battaglia. Quella non era la prima guerra a cui prendeva parte, erano passati dieci anni da quando si era arruolato e aveva visto tanti compagni morire e tanto sangue versato, quella sarebbe stata l'ennesima lotta per la nazione e per la sopravvivenza.
Però ,non era per niente preparato ad affrontare un'ennesima guerra, stavolta il conflitto avveniva dentro si sè e, sul campo di battaglia, era completamente da solo.
Durante una riunione, con gli altri due generali dell'esercito reale portoghese, il marchese Fontes e il duca di Torres, aveva appreso che la Polonia sarebbe stata loro alleata, grazie al matrimonio di Isabella con il loro re.
Inutile dire, che il mondo gli crollò addosso e sentì, crescere, un'inspiegabile rabbia. Solo, scesa la sera, trovò il coraggio di confessare all'amico Juan come mai non proferiva parola e sembrava avercela con tutte le persone intorno a lui.
L'amico non tardò a trovare una spiegazione al suo malessere: " È semplice, amico mio" vedendo lo sguardo confuso che, Gabriel gli rivolgeva, Juan proseguì: " la principessa non è solo una tua amica, almeno per te... La vedete come un qualcosa di più" .
Questa era la guerra che, Gabriel doveva combattere da solo, le parole che si era sempre rifiutato di pronunciare ad alta voce. Lui amava Isabella, e con la mente doveva forzare il cuore a non farlo.

La principessa del PortogalloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora