Capitolo 4 - Pensavi davvero che non ti avrei riconosciuta?

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«Siete proprio due stronze, non mi avete raccontato nulla riguardo sabato sera.»

Mi ritrovo all'ADB Coffee con Aurora e Filippo, un nostro compagno di classe, nonché grandissimo amico. Solo che, a differenza loro che sono praticamente stravaccati sul bancone del bar a non fare nulla, a me tocca lavorare.

«Non ti abbiamo raccontato nulla perché non è successo nulla.» parla Aurora, fingendo di piagnucolare. «Pensa quanto sono sfigata: volevo far ingelosire il mio ex e indovina? Lui non c'era nemmeno!»

Filippo si gira verso di me e mi guarda con un'aria disperata. «Fammi capire... è ancora fissata con quel biondo slavato?»

Gli faccio segno di non aprire questo discorso con me, perché tanto la mia migliore amica sa già perfettamente cosa ne penso al riguardo. Le avrò ripetuto le stesse cose ventimila volte, ma lei non ha mai voluto darmi ascolto.

«E tu hai qualcosa da raccontare?»

Alla domanda di Filippo, lo sguardo di Aurora ricade su di me.

L'unica cosa che mi è successa sabato sera in discoteca è stato ricevere una porta in faccia da un calciatore molto famoso, ma se lo avessi raccontato alla mia migliore amica sarebbe scoppiato il finimondo. Avrebbe cominciato a farsi mille film mentali, la conosco, e quindi ho preferito tenerla all'oscuro di quel piccolo e insignificante episodio.

«No.» mi limito a rispondere, scuotendo la testa in segno di negazione.

Filippo sta per aprire nuovamente bocca, quando arriva la mia titolare, Sonia, che ci osserva con occhio vigile.

«State distraendo un po' troppo la mia barista.» afferma lei, scherzando.

Sonia, oltre ad essere la proprietaria del bar, è anche una delle amiche di mia madre. Quando ha saputo che stavo cercando un lavoretto estivo, mi ha subito proposto di fare la barista. E, dato che la scuola è ricominciata da pochi giorni e i professori hanno deciso di non assegnare troppe cose da studiare, posso continuare a lavorare ancora per un po'.

«Ma se non c'è nessuno!» ribatte Filippo, alzando le mani in segno di innocenza e guardandosi intorno.

Effettivamente oggi il bar non è pieno di persone, come lo è solitamente, e posso concedermi a due chiacchiere.

Sonia ci saluta dicendoci di non fare troppo casino, mentre Filippo, Aurora ed io continuiamo a parlare del più e del meno: delle lezioni a scuola, dei professori che odiamo e di alcuni nostri compagni di classe che non ci vanno proprio a genio.

Ad interrompere i nostri pettegolezzi, però, sono delle urla che provengono da fuori. Mi metto in punta di piedi per capire di che cosa si tratta, ma non riesco a vedere nulla, ad eccezione di una folla scatenata che urla e corre a caso.

Un attimo dopo la porta del bar si apre, lasciando entrare velocemente quattro ragazzi. Mi rendo conto solo guardandoli meglio che non sono quattro ragazzi qualunque, ma giocatori della Juventus. E, tra questi, anche Federico Chiesa.

Non seguo quotidianamente il calcio, né tantomeno sono una tifosa sfegatata, ma riesco comunque ad identificare gli altri tre calciatori, ovvero Giorgio Chiellini, Matthijs de Ligt e Paulo Dybala.

Indossano dei pantaloni della tuta e una felpa, entrambi con il marchio della squadra in cui giocano, e tra le mani stringono degli enormi borsoni neri.

«Ditemi che non li vedo solo io.» farfuglia il mio amico, ammirando quelli che lui considera degli eroi.

«Non li vedi solo tu.» lo rassicura Aurora, imbambolata, proprio come Filippo, ad ammirarli.

Rewrite The Stars; Federico ChiesaWhere stories live. Discover now