24 - Un nuovo lato di noi stessi

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Mi sistemo e mi avvicino a Bucky, che mi fissa come se stesse mi analizzando per capire cos'ho intenzione di fare.
Colpisco per prima e inizio a tirare qualche pugno, ma lui li schiva agilmente e contrattacca con la stessa tecnica.
Mi copro, non riuscendo a schivare, e mi vedo costretta ad indietreggiare, mentre James continua a colpire.
Percepisco di essere vicina alla parete, così mi abbasso e faccio la stessa cosa che prima Steve ha fatto con me: gli afferro una gamba e la tiro verso di me, mentre con la parte superiore del corpo spingo per farlo cadere all'indietro.
Lo sorprendo e riesco a posizionarmi sopra di lui, abbassando un po' il busto per impedirgli di muoversi.
«Se volevi finire sopra di me, bastava chiedere»
«Oh, taci!»
Mi avvicino al suo viso e posso sentire il fiato sul suo collo, mentre gli prendo un braccio per applicare una specie di leva che mi avevano insegnato da piccola.
Formo una specie di triangolo con le mie braccia e quello di James, ma questo riesce in qualche modo e spingermi via da lui, facendo forza con l'altro braccio sul mio fianco scoperto.

Ora è lui sopra di me e siccome non ho fatto in tempo a togliere le braccia, me le tiene ben salde sopra la mia testa, con un sorriso in faccia.
Respiro affannosamente e perdo un attimo la concentrazione per la vicinanza dei nostri visi, ma poi mi riprendo e faccio forza con le gambe.
«Se volevi finire sopra di me, bastava chiedere»
Ripeto, ma prima che lui possa rispondere, libero le gambe dal peso del suo corpo e colpisco il suo petto con i piedi, spingendolo via da me.
«Tempo!»
Mi metto seduta con le gambe piegate e appoggio le braccia sulle mie ginocchia, mentre riprendo fiato.
«Bene, abbiamo finito»
Annuncia Steve, mentre continuo a fissare James che si sta alzando lentamente.
Sciolgo la coda che ormai era inesistente e mi alzo, quando sentiamo qualcuno bussare alla porta.
«Scusate l'interruzione, ho portato i risultati»
Finn entra a passo incerto nella stanza e io gli vado incontro, cercando di regolarizzare il respiro.
«Quindi?»
Chiede James seguendomi e mettendosi al mio fianco, aspettando che il dottore ci spieghi.
Kelley alza lo sguardo su di me e mi rivolge un'occhiata quasi dispiaciuta, il che mi preoccupa.
«C'è qualcosa che non va?»
«Vedi.. ho trovato.. qualcosa. Nel tuo sangue ci sono tracce di siero ma anche di un altro liquido che non avevo mai visto prima.
Credo che l'Hydra lo aveva appena creato quando te lo hanno somministrato»

Chiudo gli occhi per qualche secondo e mi gratto la fronte con la mano, non sapendo cosa dire.
«Cosa sarebbe questo liquido?»
«Non lo so ancora, ho chiesto di fare ulteriori analisi. Sembra però che condizioni e alteri l'individualità mentale del soggetto»
«Ovvero?»
«Con quello è più facile per loro entrare nella tua mente»
Annuisco e abbasso un po' la testa, ormai rassegnata.
«C'è... c'è qualcosa che possiamo fare?»
Chiede James in tono preoccupato anche se la mia voglia di ascoltare se n'è già andata.
«Purtroppo no. Come ho detto, non conosciamo per niente questa sostanza e non possiamo nemmeno prelevarla perché ormai è diffusa in tutto il corpo»
Inizio a camminare nervosamente vicino a loro, non sapendo come rispondere.
«Ma come fanno? Zola è morto eppure io l'ho visto... come.. non è possibile»
Chiedo io, esasperata.
«Credimi, vorrei saperlo. L'ipotesi più sensata è che con quella sostanza siano in grado di trasformare sogni oppure pensieri in delle specie di visioni, ma nemmeno io so come sia possibile»
«Mio dio..»
«Grazie Finn»
«Di nulla. Io e il mio team stiamo cercando di capirne di più e vedere se c'è una cura, vi farò sapere»
Annuiamo e saluto Finn con un gesto della mano, mentre lui esce dalla palestra.

«Bene, me ne vado in camera»
Affermo, legandomi l'elastico al polso e sospirando.
«Anne vuoi che-»
«Grazie, ma voglio stare un po' da sola. Chiamerò se ho bisogno»
Interrompo Steve e poi mi volto verso l'uscita, sentendo in lontananza i due dirsi qualcosa.
Scendo le scale diretta verso la mia camera immersa nei pensieri, ma poi mi fermo, trovando Hill fuori dal suo ufficio che mi stava fissando.
Lo guardo con diffidenza e poi riprendo a camminare, salendo lentamente le scale e avvicinandomi inevitabilmente a lui.
«Kelley mi ha informato. Mi dispiace»
«Anche a me»
Rispondo senza neanche guardarlo e lo supero, sperando che la conversazione finisca lí.
Per fortuna è così e riesco a raggiungere la mia stanza senza altri intoppi.
Apro la porta e la richiudo alle mie spalle, per poi buttarmi sul letto con un grande sospiro.
«Perché deve essere sempre tutto così complicato?»
Mi dico a voce alta, girandomi e fissando il soffitto.
Prima di pensare ad altro, mi rendo conto di essere ancora un po' sudata e che forse avrei bisogno di una doccia.
Per fortuna, la camera aveva anche un piccolo bagno, a cui si accedeva tramite una porta accanto alla finestra che dava sul balcone.

Falling for you ~ Bucky Barnes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora