Gli sorrido tra le lacrime e lui ricambia timidamente, mentre le asciugo con le maniche della felpa.
Una mano però si posa sul mio collo e poi sul mio mento, facendomi girare la testa.
James mi prende il viso tra le mani e mi asciuga le guance con i polpastrelli, sorridendomi.
Rido nervosamente e poi torno a guardare il centro dell'area, dove ora Pope stava parlando.
Quando anche lui ha finito, Konner fa un segno con la mano e da dietro il suo tendone appaiono diversi uomini, che tirano su i sacchi e iniziano a camminare verso dove erano venuti.
Il comandante li segue e così facciamo noi, finché mi accorgo che avevano preparato delle piccole tombe per loro.
Gli uomini posano ciascun sacco in una fossa e poi iniziano a ricoprirli con la terra, nel silenzio più totale perché tutti erano troppo emozionati.
«Le persone possono anche andarsene, ma se la loro immagine è impressa nella nostra memoria, rimarrà in vita per sempre.
Per non dimenticare i caduti»
Conclude, facendosi il segno della croce e abbassando un po' la testa.
Tutti facciamo lo stesso e rimaniamo lì finché gli uomini non avevano finito.

Alcuni soldati si avvicinano prima di andarsene e lasciano dei fiori sui piccoli cumuli di terra, così mi guardo un po' intorno e trovo un fiorellino viola vicino ai miei piedi.
Mi chino e lo raccolgo, annusandone un po' il profumo, e poi mi avvicino al centro dei sei cumuli, posandolo per terra.
Sospiro e poi mi volto, trovando James a fissarmi con uno sguardo rassicurante.
Gli sorrido e ritorno da lui e Steve, così decidiamo di andarcene e ritornare alla vecchia camerata, non prima di aver salutato il comandante.
I ragazzi a poco a poco ci raggiungono e ci troviamo tutti furi dal tendone della 468, come all'inizio di questa avventura.
«Anne vuoi dormire con noi?»
Mi chiede Pope, al che tutta la 468 posa gli occhi su di me.
«Grazie ragazzi ma passo»
Rispondo, volendo evitare di dormire tra uomini con gli ormoni a palla.
«Va bene, allora ci vediamo domani mattina»
Annuisco e li saluto, mentre si dirigono nel tendone.
Io, Steve, Peggy, James e Stark siamo gli unici a rimanere fuori.
Io alterno lo sguardo tra i ragazzi e poi lo poso su Howard, fulminandolo con lo sguardo.
«La mia squadra ci porterà a Boston, dove abbiamo la nostra base più grande»
«Va bene, siamo anche vicini»
Afferma Steve, guardando verso Peggy.
«Con la parola squadra, cosa intendi esattamente?»
Chiedo io, volendo chiarimenti.
«La mia agente più fidata e altri quattro uomini, due esperti di tecnologia e due soldati come voi»

Mi stringo nella spalle e distolgo lo sguardo, cercando di non fare vedere l'agitazione che la presenza di Stark mi metteva.
«Bene, allora noi andiamo..»
Afferma Steve, prendendo Peggy per mano.
«Voi andate?»
Chiedo io, guardandoli confusa, ma ormai erano già lontani, così guardo James.
«Se ne sono andati»
Lui mi guarda con la mia stessa espressione confusa, ma alla fine lascio perdere.
«Anne, posso parlarti un attimo?»
Mi chiede Stark, al che lo guardo con diffidenza, ma James mi lancia un'occhiata di incoraggiamento, così acconsento.
«Ti aspetto alla tua tenda»
Annuisco e incrocio le braccia, aspettando che l'uomo parli.
«Voglio che tu sappia che sono molto dispiaciuto per come sono andate le cose e anche se non mi perdonerai, volevo sapessi che so che è stata in parte colpa mia, avrei potuto agire diversamente e non c'è giorno in cui non mi penta di non averlo fatto»
«Apprezzo che ne sia consapevole, ma ciò non basta e non porterà indietro i miei genitori, quindi mi sembra un po' inutile»
«Lo so, credimi. Volevo soltanto che tu lo sentissi»

Abbasso un po' la testa e annuisco, sperando che non dica più niente, ma ciò non succede.
«I tuoi genitori erano persone molto coraggiose e hanno fatto di tutto per proteggerti»
«Non parlare dei miei genitori»
Sibilo a denti stretti, facendo un passo verso di lui.
«Hai ereditato molto da loro, soprattutto il coraggio»
Lo fulmino con lo sguardo e lui sospira.
«Va bene. Ma se vorrai, sarò qui quando vorrai sapere di più su di loro»
Rimango spiazzata dalla sua offerta, ma cerco di ricompormi e alla fine mi calmo, rilassando i muscoli.
«Per qualsiasi problema, puoi contare su di me, hai capito?»
«Vuoi diventare tu mio padre, ora?»
«No, faccio solo quello che ho promesso di fare»
«Credo che me ne andrò, Stark»
Taglio corto, volendo andarmene da qui il più presto possibile, ma lui mi afferra per un braccio prima che potessi farlo.
«Fai ciò che vuoi, ma chiamami Howard»
Lo guardo per un attimo negli occhi e poi mi libero dalla sua presa, iniziando ad incamminarmi verso la mia tenda.

Continuo a camminare, ripensando a questa conversazione a dir poco assurda.
Con che faccia tosta vuole parlarmi dei miei genitori?
In poco tempo arrivo a destinazione e trovo James ad aspettarmi, che sorride appena mi vede.
Il suo sorriso però si spegne non appena vede la mia espressione turbata, e assume un aspetto preoccupato.
«Cos'è successo?»
«Niente, solo Stark con il suo atteggiamento seccante»
«Mh, capisco»
Alzo lo sguardo su di lui e appena lo vedo sorridere, faccio lo stesso, quasi dimenticandomi della chiacchierata di poco fa.
«Tu... dormi con gli altri?»
Chiedo un po' titubante, al che la faccia di James si illumina.
«Mi stai per caso invitando a dormire nella tua dimora?»
«Non ho detto questo, ma se tu insisti..»
«Beh si, insisto»
Scoppio a ridere e alla fine entriamo tutti e due nella mia tenda.

«Wow, Peggy ti ha lasciato la tenda di lusso»
«In effetti si»
Continuo a ridere e noto che lui non mi stacca gli occhi di dosso, guardandomi in modo strano.
«Bene, io dormo sul letto e tu dormi per terra»
Propongo, togliendomi dall'imbarazzo.
«Che cosa? Non ho intenzione di dormire per terra!»
«E dove vuoi dormire?»
«Nel letto..? C'è abbastanza spazio per tutti e due!»
Mi risponde lui in tono ovvio, ma io lo guardo un po' allarmata.
«Se.. se vuoi, ovviamente. Se no starò per terra»
«No, no hai ragione. C'è abbastanza spazio»
Cambio velocemente idea, non volendo lasciarlo dormire sul pavimento dopo tutto quello che abbiamo passato.
Mi avvicino al letto posto in fondo e gli faccio segno di accomodarsi per primo, così lui sposta le coperte e si stende, rannicchiandosi da una parte per farmi spazio.
Tolgo la felpa che Peggy mi aveva dato e la appoggio sulla sedia della scrivania, stando in maniche corte.
Con il cuore quasi in gola, mi stendo anche io e mi giro dalla parte opposta alla sua, non avendo il coraggio di guardarlo in faccia.
Siamo abbastanza lontani, ma nonostante ciò posso sentire il suo fiato caldo sui capelli, cosa che mi fa venire i brividi su tutto il corpo, tanto che mi costringo a chiudere gli occhi.

«Anne?»
Dopo diversi minuti di silenzio, sento che mi chiama così apro gli occhi.
«Mh?»
«Sei stanca?»
«Abbastanza»
«Ti va di parlare?»

Falling for you ~ Bucky Barnes Donde viven las historias. Descúbrelo ahora