O t t o

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<Ma che- Fallo, sbrigati> sbuffa trascinandomi davanti al distributore della carta dal quale tiro fuori almeno tre pezzi, per essere sicura che si asciughino bene.
<Non posso credere che sto davvero lasciandoti fare questo> la ragazza mantiene la lama contro il mio collo fulminandomi con quegli rossi.
Dire che sono terrorizzata è poco, ma in questi casi è meglio mantenere una calma apparente, vorrei prima capire che ci faccio qui e riuscire a definirmi davvero speciale prima di finire la mia storia in maniera definitiva.
<Perché vuoi uccidermi? Sai che mi basta urlare per far entrare qui qualcuno che mi sta aspettando fuori dalla porta?> la guardo attraverso lo specchio.
Una cicatrice piuttosto evidente le passa sull'occhio sinistro e un'altra sulla guancia destra, eppure nonostante il viso deturpato in questo modo, non perde minimamente fascino.
<Non voglio ucciderti, e se urli non ti conviene scoprire che fine facciamo tutti. Devi solo rimanere in silenzio e stare ad ascoltarmi> sembra essere sincera, certo però come primo approccio non è dei migliori per ispirare massima fiducia in qualcuno.
<Potevi semplicemente dirlo, senza tutte queste minacce. Ti ascolto> tiro su il mento per allontanare il collo dalla lama scura, coordinata con il colore dei suoi lunghi capelli mossi. Non sono naturali, li ha fatti sicuramente con una piastra, non so nemmeno se ci sono le piastre per i capelli qui a dire il vero.
Basta perdersi!
<Non avrei avuto lo stesso grado d'attenzione da parte tua sicuramente> mi trascina con se verso la porta, scopro però che voleva solo chiuderla.
<Meglio evitare di essere interrotte nel mezzo del discorso. Adesso, non hai possibilità di scelta, puoi provare a combattere ma ti avverto sarebbe solo inutile e doloroso per te, so chi sei, non sei allenata come lo sono io> aggrotto la fronte sentendo le sue parole, vorrei sapere con chi ho a che fare io invece.
<Tu non sei una che legge nella mente delle persone con qualche incantesimo vero?> assottiglio lo sguardo continuando ad usare lo specchio come scambio d'occhiataccia, anzi, arrivano per lo più da parte mia.
<No, ma potrei se lo volessi. Devi essere avvertita da qualcuno su persone e fatti che devi conoscere per ciò che sono veramente e non per quello che vogliono farti credere> lentamente vedo che sposta quella lama, lasciandomi la possibilità finalmente di girarmi e guardarla direttamente in faccia.
I suoi occhi così da vicino sembrano ancora più rossi di quanto già non fossero dal riflesso.
<Ti sto ascoltando> faccio un passo indietro solo per scoprire che sono già contro i lavandini e che quindi la distanza che posso creare tra di noi finisce qui.
Spero solo di non avere il suo alito in faccia, che sia profumato o meno non lo riesco a sopportare in ogni caso.

Mentre esco da quel bagno tengo gli occhi sul pavimento, non propriamente cosciente di quello che mi circonda. Le sue parole continuano a girarmi per la mente come un video a ripetizione. É vero che non posso fidarmi di una persona che non ho mai visto prima, mi ha puntato un coltello alla gola e il suo passato non sembra dei più tranquilli viste le cicatrici che ha. Però allo stesso tempo è vero che non ci sarebbe un vero motivo per inventarsi una cosa del genere.
<Car? Caraesy? Tutto bene?> una mano che quasi mi colpisce mi fa sussultare e bloccare il flusso di pensieri che avevo lasciato libero.
Metto a fuoco la persona che ho davanti dopo aver fatto un passo indietro. Efain, giusto, era rimasto qui ad aspettarmi.
<Allora sei viva! Pensavo di dover entrare per controllare che fossi ancora viva? Ci sei?> aggrotta la fronte, devo sembrare normale e tranquilla come sempre, non mi sta riuscendo.
<Tranquillo, sto alla grande, scusami se ti ho fatto aspettare tanto ma ho avuto un po' di problemi con il togliere l'appiccicume dalle mani non so come mai> alzo le spalle con un sorriso, i miei finti genitori hanno sempre detto che fin da piccola avevo la grande capacità di fare dei sorrisi falsi, loro riuscivano a distinguerli, ma le altre persone invece no. Credo sia arrivato il momento di mettere in atto questa mia dote nascosta.
<Ottimo, torniamo di là allora, c'é Gwyn che mi ha chiesto che fine avessimo fatto> e mi mostra i mille messaggi della nostra amica.
<Povera, sicuramente adesso ci starà odiando come minimo, ed avrebbe anche ragione a farlo, parliamoci chiaro> scuoto la testa ridacchiando mentre torniamo a camminare verso la grande sala.
I miei pensieri però non hanno la minima intenzione di allontanarsi da quella ragazza. Di spille non ne aveva, quindi non possono andare a cercarla nel suo possibile lavoro, se però ciò che dice fosse vero?
Accidenti, già prima volevo evitare qualsiasi confronto a protezione del Cazymir, ora invece quasi mi sto maledicendo per essermi lasciata prendere ed aver ripreso tutta la memoria.
<Dove siete stati per tutto questo tempo, si può sapere?> alza subito la voce Gwyn appena ci vede arrivare. Alcune persone lì vicino si girano anche a guardarci male per aver usato un tono così alto.
<Scusa, colpa mia giuro. Ho avuto alcuni problemi in bagno> alzo le spalle come se non avessi potuto farci niente, uso anche un sorriso per rafforzare l'affermazione.
<Poco male, è passato Earthan a cercarvi, poi sono venuti i tuoi genitori a chiedere di te> ho paura per quello che potrebbero volere i miei genitori, ma ancor di più per Earthan, l'ultima volta mi ha portata da suo padre che mi ha praticamente chiesto di allenarmi per proteggerlo.
Resto qui a fare finta di niente, se servo a qualcuno passeranno di nuovo a chiamarmi.
Riempio un bicchiere nuovo con altre bevande, in fondo assaggiare tutto non fa male, anzi, insieme prendo un piattino con il cibo che sembra il più simile a quello che ho mangiato per tanti anni e che ora per me sono la normalità in realtà.
Finalmente vedo in mezzo alla folla i miei due fratelli maggiori, così saluto e avverto i miei migliori amici per dirigermi verso di loro.
<Eitoera! Aryan!> urlo per attirare l'attenzione, cosa che riesco a fare, oltre la loro però non avevo previsto quella degli altri.
Al loro fianco vedo due persone in più, devono essere sicuramente quelle povere anime che si sono sacrificate e li hanno sposati.
<Caraesy!> mia sorella salta subito ad abbracciarmi, bastano pochi secondi però per far arrivare il solito fastidio, così mi distacco lentamente per non ferire i sentimenti di nessuno.
<Allora è lei la Noutsasi di cui parlavano tutti, questa mattina non sono potuto venire a presentarmi> il ragazzo parte già male, ha considerato prima il mio essere a livello magico piuttosto che considerarmi semplicemente la sorella di sua moglie.
<Sono Caraesy, la sorella di Eitoera> lo guardo male, allungando la mano che solo dopo qualche secondo sceglie di stringere con la sua.
<Sono Uxoran> osservo la spilla sul suo petto, appunto mentalmente di cercare domani mattina quel simbolo per capire di che si occupa lui. Appena torno a casa mi scrivo sul telefono la sua descrizione quanto più dettagliata possibile, sia mai che domani mattina mi sono già dimenticata.
Mi giro verso Aryan che ha al suo fianco la moglie, non sembra troppo antipatica almeno lei, noto che qui tutti hanno gli occhi di un colore scuro, o per lo meno tutti sul castano più meno, io e mio fratello siamo quelli più chiari, io anche più di lui modestamente.
Ammetto però che gli occhi castani hanno il loro fascino, a primo impatto sembra quasi non ci sia differenza tra iride e pupilla magari, poi però ti avvicini, oppure accendi la luce ed ecco che vedi quello stacco, al sole sembrano puro miele colato, non capisco perché ad alcune persone non piacciano. Sono comuni, forse è per questo, ma allo stesso tempo sono convinta che dopo anni passati ad osservare gli occhi delle persone, tutti gli occhi castani hanno quel particolare in più che li rende diversi dagli altri visti precedentemente e successivamente.
<Piacere, Caraesy> mi presento facendo la stessa cosa anche a lei sorridendole.
<Io sono Ivien, piacere mio> ricambia il sorriso stringendo la mano.
Resto con loro quattro a parlare, purtroppo per me però molte delle domande che mi vengono poste riguardano il mio essere una Noutsasi, nonostante io abbia fatto capire di saperne meno di loro continuano con le domande.
<Basta, volevamo presentarvela solo perché si tratta di nostra sorella, non dovevate farle il terzo grado per le vostre oscene curiosità oltre che essere estremamente maleducati nel continuare così> mio fratello interviene improvvisamente, lasciandomi decisamente senza parole.
Prende la mia mano e insieme ci allontaniamo da loro. Mi giro a controllare, nostra sorella sta parlando con loro in maniera animata, li deve star riprendendo a sua volta.
Se lo meritano, motivo per cui il dispiacere che dovrei provare nei loro confronti non esiste.
<Scusami tanto, purtroppo non capiscono che sei prima di tutto nostra sorella, essere anche una Noutsasi è solo una cosa in più che hai> è sinceramente dispiaciuto, a quanto pare era più evidente di quanto immaginassi il mio disagio.
<Nessun problema, saranno però rimasti delusi visto che non so nulla su me stessa invece loro probabilmente> cerco di metterla sul ridere, si tratta sempre di sua moglie, non mi sembra il caso di buttare polvere su di lei.
<Poco male, potevano comunque evitare di comportarsi come due bambini immaturi> il nostro discorso privato viene però interrotto dal rumore di qualcuno sul pavimento.
Entrambi ci giriamo verso il centro della sala per capire di chi si tratta, troppe persone però davanti a noi che si sono chiuse a cerchio.
<Sai chi deve parlare per caso?> chiedo ad Aryan che però risponde scuotendo la testa.
<Mi dispiace interrompere questa festa, ma vorrei dire due parole a tutti voi. Sono certo che abbiate sentito della rintegrazione nella nostra società di una Noutsasi, reputavo corretto nei vostri confronti però sapere il motivo di questa scelta che può sembrare assurda> è il cazymir, il padre di Efain, aveva detto che si sarebbe inventato qualcosa con tutti gli altri per evitare qualunque possibile problema, mi vedranno come un male necessario da sopportare.
Aryan si gira a guardarmi, lo sguardo interrogativo come a chiedermi se so cosa stia succedendo, rispondo con una semplice alzata di spalle e scuoto la testa per fargli intendere che è nuovo anche per me.
<Stavo ragionando con la mia famiglia proprio su queste persone diverse da noi, eppure non siamo stati giusti nei loro confronti, bisogna ammetterlo. Li abbiamo considerati pericolosi, e bisogna sempre mantenere prudenza con loro questo è vero, allo stesso tempo però sono ancor più pericolosi se non viene loro insegnato come avere il controllo dei loro poteri e poterli utilizzare a fin del bene. Così, l'unica della nostra piccola città che è stata mandata in esilio, ho pensato di parlarne con i suoi genitori precedentemente e l'ho riportata qui da noi. Le sue capacità saranno utili per tutti, una mano in più di certo non farà male, men che meno nell'esercito, in questo modo ci aiutare a proteggervi da eventuali pericoli grazie alla magia che scorre dentro di lei> sussulto di colpo quando una mano stringe il mio braccio, sento il cuore che per poco non mi esce fuori dalla gabbia toracica cadendo a terra sotto lo sguardo di tutti.
<Tranquilla, papà mi ha solo chiesto di trovarti e portarti da lui, dovrai solo stare al suo fianco> è Efain almeno e non quella capra di suo fratello minore.
Una manciata di secondi dopo mi ritrovo di nuovo al centro di un cerchio, tutti gli occhi puntati su di me, compresi quelli della mia famiglia, vorrei guardare mio fratello maggiore ma da qui sembra un'impresa impossibile, spero si sia accorto che sono andata con Efain e non gli prenda un mini infarto per cercarmi.
<Vedete? Non vi sembra una normalissima ragazza? Ha la stessa età dei miei stessi figli e pare perfettamente normale come loro, eppure dentro di lei scorre magia pura, la aiuteremo quindi a controllarla e poterla usare a protezione di tutti noi e per lei stessa naturalmente> continua a rivolgersi a tutti i presenti, io invece resto ferma a guardare tutte quelle persone, chi bisbiglia qualcosa su di me con la persona al suo fianco, sono certa non siano belle parole, altri invece guardano stupiti che sia ancora viva probabilmente.
<Ora, che la festa continui pure!> rivolge un enorme sorriso a tutte le persone intorno a noi, la spilla che contraddistingue la sua famiglia ben esposta come sempre sul suo petto.
<Parlavo seriamente, ti allenerai per poter combattere con l'alta Noutsasi che vuole uccidermi e poi potrai mostrare che con la tua magia si può fare anche del bene ed entrerai nel mio esercito> si abbassa fino al mio orecchio per sussurrarmi queste parole, resto ferma, lo sguardo nel vuoto.
La testa sta per scoppiarmi, vorrei urlare con tutto il fiato che ho in corpo. Non è passato nemmeno un giorno e già mi ritrovo piena di pressioni, come se le avessi volute.
Annuisco per farlo allontanare, cosa che fa, lasciandomi sola lì nel mezzo.
Faccio un accenno di sorriso alla mia famiglia che stava guardando verso di me, prima di iniziare a camminare, non ho nemmeno io la minima idea di dove stia andando, ma tutte queste persone, i loro giudizi, i loro sguardi, mi stanno facendo impazzire, la voglia di essere socievole è sparita in poco più di un'ora che mi trovo qui.
Con mia enorme sorpresa, visto che non so nemmeno io come ci sono riuscita, mi ritrovo nel giardino esterno dietro il palazzo. La musica, le luci, il chiacchiericcio delle persone finalmente arriva alle orecchie in maniera sempre più confusa, fin quando restano solo come dei rumori di sottofondo che posso sopportare.
Presa la gonna tra le mani e tolti i tacchi, mi accascio seduta a terra, le ginocchia contro il petto, gli occhi fissi intorno a me per non avere alcun tipo di sorpresa, sto bene con le sorprese da qui ai prossimi dieci anni come minimo.
Vorrei davvero sentire quel sentimento di dovere come tutte quelle protagoniste di cui mi è sempre piaciuto leggere, pronte a tutto pur di proteggere il mondo in cui vivono, anche se sono delle semplici ragazzine di sedici anni. Loro dentro di loro sanno che morirebbero pur di salvare tutte le altre persone.
Vorrei davvero sentirmi così, ma nonostante tutti i miei sforzi, continui ad esserne priva, vuota di quel buonismo che invece dovrei avere probabilmente.
La colpa però, si è mia perché già non ne avevo, ma dopo che quella ragazza mi ha detto tutte quelle cose in bagno, i dubbi riempiono la mia mente. Ha solo peggiorato la situazione già pessima nella quale mi trovavo. Potrebbero essere interamente false, come però potrebbero rivelarsi del tutto vere, ed io come una scema ho preferito non darle ascolto solo perché sarebbe la strada più semplice.
Non posso prendere una decisione del genere in maniera affrettata, devo aspettare, è la cosa più moralmente giusta da fare.
Lascio andare le gambe per portare la testa indietro e stese le gambe, che copro con la lunga gonna del vestito, mi metto a guardare la luna. Il cuore mi batte all'impazzata per la paura del buio che provo, gli occhi sono storti visto che ho la testa sull'erba, ma non ho voglia di sistemare nulla, osserverò la luna con solo una lenta a posto e che mi permette di vedere come una persona normale.
Tempo. Devo imparare a darmi tempo, non posso sempre programmare tutto subito purtroppo, quindi lego il mio stupido cervello che invece è pronto a fare piani su piani, sarebbe solo del lavoro inutilmente sprecato.
Prendo dei respiri profondi, le mani sul ventre, dopo se e mai rientro vado subito dal cibo, almeno lì non dovrei avere nessun problema con le persone.
Altro respiro profondo.
Calma, tempo. Cerco di ripetere queste sue parole come un mantra dentro di me, vorrei anche chiudere gli occhi, ma non ho abbastanza fiducia nell'oscurità per farlo.

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