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<No> rispondo con tono freddo e deciso, lo sguardo che gli rivolgo è di puro odio nei suoi confronti, come è giusto che sia.
Tutti e tre mi guardano come se fossi impazzita improvvisamente, nessuno, o comunque è raro, che qualcuno si permetta di rispondere in tal modo alla famiglia del Cazymir.
<Come sarebbe a dire 'no'? Non hai molta scelta al riguardo se ti fa piacere saperlo. Mio padre ha richiesto la tua presenza, ha necessità di informarti di alcune cose, avrai sicuramente capito che il tuo ritorno qui ha un motivo ben preciso, di certo non perché tu sia speciale. Sempre che tu non voglia tornartene a Roma senza ricordare nulla, no aspetta, non puoi, devi venire comunque con me> noto un movimento della mascella, ha indurito i lineamenti. Sicuramente gli sta dando fastidio, perfetto, l'effetto desiderato. I suoi occhi nei miei, in una sfida silenziosa di sguardi. 
L'avrei vinta sicuramente se solo non desiderassi di più ricevere le risposte necessarie in questo momento. 
<Fammi strada, sei pregato di non rivolgermi la parola> gli dico solamente, prima di iniziare il mio totale silenzio nei suoi confronti. Allungo il braccio in avanti per fargli cenno di andare. 
<Noi ti aspettiamo qui, intanto avvertiamo mamma che sei andata dal Cazymir. Appena hai fatto torni e andiamo> mia sorella mette una mano sulla spalla e ricambio il sorriso che mi rivolge, almeno non dovrò pensare anche alla mamma per spiegare la mia sparizione. 
Seguo fuori casa Earthan, nel percorso che compiamo fino all'interno di Derazou, il palazzo, tra di noi non avviene nemmeno uno scambio di parole. Colgo l'occasione per guardarmi intorno, le persone di qualunque età che camminano sia da sole che accompagnate, bambini che corrono e giocano. Ovviamente non possono mancare gli sguardi terrorizzati delle persone troppo chiuse di mente. Che bello sapere che infondo, anche se abbiamo tutta questa magia intorno a noi, in realtà molti hanno la stessa testa degli umani misogini senza un briciolo di cervello.
Davvero credono che se avessi voluto fare del male a qualcuno non l'avrei già fatto? Certo, una persona c'è, ed è qui davanti a me, ma sto cercando di evitare di prenderlo a sprangate sulle gengive proprio per non cedere ai loro pregiudizi. 
Se però la gente continua a guardarmi così è il giorno perfetto che metto in pratica tutte le cose che ho imparato con otto anni di taekwondo fatti a Roma. Saranno pur serviti tutti quegli anni di arti marziali dopotutto. 
<Non pensare nemmeno di muoverti da dietro di me, non abbiamo tempo e tu devi andare subito a colloquio con mio padre> non si degna nemmeno di girarsi a guardarmi mentre parla. 
<Certo, tanto non guardano te come fossi un essere mostruoso> scuoto la testa, non capendo come da piccola potessi essere tanto legata ad un tipo del genere. 
<Questo perché tu lo sei, mentre io no. Rassegnati, sei una Noutsasi, tutti ti guarderanno sempre in questo modo, ma non aspettarti che lo faccia anche io, non ho paura di te. Evita di essere così egoista da piangerti addosso, sei qui solo perché si tratta del bene di tutti, non perché sei speciale> si gira finalmente a guardarmi, noto la sua mascella che si contrae. 
Dietro di lui vedo una porta, suppongo facilmente che si tratta dell'ufficio del padre visto che i colori e lo stemma su di esso è quello dei soebrus come la sua famiglia. 
Lo stesso simbolo che vedo sul petto del ragazzo biondo davanti a me. 
<Buon per te allora se non hai paura di me, però mi piace troppo essere egoista anche se sono convinta dovresti andare a cercare il significato di quella parola, è piuttosto evidente che non lo conosci. Per tua informazione, non mi sto piangendo addosso, sto enunciando dei fatti> non gli lascio diritto di replica che lo supero e, mentre passo per aprire la porta, schiaccio di proposito il suo piede. Entro velocemente nell'ufficio con un sorriso soddisfatto sul mio volto e chiudo la porta. 
<Caraesy, siediti ragazza> la voce dell'uomo mi fa girare di scatto verso di lui. I nostri occhi si incontrano per qualche secondo. 
In segno di rispetto verso il Cazymir abbasso la testa in un lieve inchino prima di avanzare e sedermi davanti alla sua grande scrivania scura, tanto per mantenere i colori anche qui dentro. 
Per oggi ho avuto la mia dose di camminata, altro che andare a piedi a casa di quei due. 
<Mi è stato riferito che mi cercava, aveva qualcosa d'importante da dirmi> tengo le gambe l'una attaccata all'altra, le mani sulle ginocchia. 
<Esattamente, è corretto. Mi sembrava giusto spiegare il motivo che ci ha spinti a richiedere il tuo aiuto di persona> sposta indietro la poltrona in pelle nera per alzarsi in piedi. 
Sul petto mostra con fierezza la stessa spilla che ho visto sul figlio. Quella sorta di stella non chiusa con la linea che dovrebbe unire i vertici laterali, racchiusa in una semicirconferenza. 
 Il verde metallizzato della spilla risalta per il colore scuro che invece caratterizza la giacca che indossa, nessuno oltre lo specchio usa questi vestiti, invece di usare i bottoni questa si allaccia davanti come fossero tante piccole cinture. 
Non può mancare però la grande cintura per tenervi dentro i flaconcini dove sono contenuti gli ingredienti più comuni per fare qualunque incantesimo in caso di emergenza. 
<Effettivamente ero alla ricerca di qualcuno che potesse darmi una spiegazione> annuisco guardandolo mentre si muove verso il piccolo tavolinetto in vetro sul quale sono messi alcune bevande e dei bicchieri. Si versa un contenuto di uno strano azzurro, non sono sicura di voler chiedere cosa sia. 
<Prima di raccontarti tutto però, mi preme dirti che nessuno ne è davvero a conoscenza, ai tuoi stessi genitori ho raccontato solo una parte della storia. Men che meno la mia famiglia, quindi te ne sarei grato se mi promettessi di tenere per te i dettagli di questa conversazione> i suoi occhi sono fissi nei miei dopo aver bevuto un paio di sorsi da quel bicchiere, starà cercando di leggere o capire qualcosa dal mio sguardo, magari ha anche compiuto un incantesimo prima del mio arrivo per capire di più.
Certo, sono appena arrivata e già devo mantenere per me dei segreti.
<Ha la mia parola che non dirò nulla a nessuno> annuisco lentamente, il fatto che mi abbia fatto promettere una cosa del genere mi preoccupa un po' ad essere sincera.
Io non sono tornata per venire a morire per nessuno qui, le eroine nei libri sono bellissime, ma io sono sicura di non appartenere a quella categoria. 
<Molto bene, sono sicuro di potermi fidare della tua parola. Come ben ricorderai nelle nostre piccole città non siamo soli, insieme a noi vivono molte creature, ne siamo circondati, molti esseri che hanno chiesto il nostro aiuto per sfuggire ai Gipervus. Il problema è avvenuto più che altro ormai diversi giorni fa, mi è stata recapitata una strana lettera dove minacciava, o minacciavano non sappiamo se si tratta di un gruppo, alla mia stessa vit-> 
<Io non c'entro assolutamente nulla in tutto questo> lo interrompo per evitare che si faccia strane idee in testa, meglio stroncarle sul nascere. 
Dal suo sguardo però mi sa che ho sbagliato a parlare, non era quello che stava per dire. Dovrei proprio imparare ad ascoltare tutto il discorso che vogliono dirmi prima di saltare alle mie conclusioni affrettate. 
<Non- mi fa molto piacere sentirtelo dire, non avevo pensate a te comunque come colpevole della minaccia. Il punto è un altro Caraesy. Dopo quella lettera, non sto qui a spiegarti cosa ci fosse scritto al suo interno, è già stata bruciata, qualche giorno dopo siamo stati attaccati. Ero con alcuni dei miei soldati proprio perché non si può mai rischiare in queste situazioni. Siamo andati nella foresta per raggiungere le sirene e le altre creature marine che vivono insieme a loro, ci servivano delle scorte nelle dispense del palazzo. Non siamo riusciti a raggiungere però la meta, abbiamo trovato sulla nostra strada un drago. Il punto è che i draghi li conosciamo tutti, i bambini vengono addestrati a sapersi comportare con questi animali proprio per questo, la parte interessante è che sul petto aveva un simbolo particolare. Lo stesso simbolo che si è notato avere ogni Noutsasi nel momento in cui usa la sua magia. Descriverlo è complicato perciò ecco il disegno> e spinge verso di me un foglio di carta.
A primo impatto verrebbe da dire che sembra un gamma, la terza lettera dell'alfabeto greco, le linee però sono più morbide e tra la parte superiore e quella inferiore vi è un'ulteriore riga, sembra più una croce, messa come linea lunga a tagliare a metà la lettera. 
<A questo punto so che non dovrei dirlo, mi dispiace, ma continuo a non aver capito lo scopo della mia presenza qui> con tutte le botte in testa che ho preso nelle ultime ore è probabile che mi abbiano fatta diventare più scema. 
<Il punto è che verrai addestrata a dovere per poter combattere contro un'altra come te. Prima che tu possa ribattere, ti informo del fatto che ho già un elenco di tutti i Noutsasi nati sia qui che in altri luoghi. Tu sei l'unica di quelli registrati della città ancora in vita> le sue ultime parole mi fanno provare un brivido lungo tutto il corpo. Ciò sta a significare che gli altri genitori hanno preferito uccidere i loro figli piuttosto che dar loro la possibilità di una vita normale seppur lontani dalla loro realtà. 
Mi rendo sempre più conto di quanto aver avuto dei genitori come i miei sia stata una botta di fortuna, i quali hanno scelto di mandarmi oltre lo specchio piuttosto che togliermi la vita per qualcosa con cui sono nata, non che possa toglierlo da dentro di me. 
<Come dovrei fare a controllare i miei poteri da sola esattamente?> so che sembro intelligente, ora però non andiamo troppo oltre le mie capacità. 
Questo non significa affatto che io sia pronta a difendere tutte queste persone che nemmeno se lo meritano. Assecondo la cosa solo perché rappresenta un vantaggio per me, più consapevolezza ho dei miei poteri meglio potrò allontanarmi da tutti loro, dopo che avrò compiuto 'il mio dovere' sono sicura mi riporteranno oltre lo specchio. 
<Seguirai degli allenamenti sia a livello fisico che di controllo della magia con i miei figli, verranno a turno ad aiutarti. Loro saranno le uniche persone a conoscenza della realtà dei fatti, se non ricordo male da piccoli eravate tutti e tre amici, non sarà difficile per voi lavorare insieme. Ricorda: non raccontare nulla fin quando no te lo permetterò io stesso> annuisco e dopo essermi alzata, aver fatto un ultimo saluto, me ne esco di lì senza voltarmi indietro. 
I genitori non capiscono che se due persone erano amiche da piccole questo non le rende automaticamente amiche anche da adulte. Purtroppo non funziona esattamente così, questo però non sarò io a dirglielo. 
Mi guardo intorno per controllare se oltre alle due guardie qui ai lati della porta ci sia qualcun altro a cui poter chiedere informazioni, invece dovrò trovare la strada di casa da sola. L'importante è riuscire ad uscire dal palazzo, poi il resto della strada sarà molto più semplice. 
Mentre cammino, penso a cosa potrei inventarmi per evitare di mettere a repentaglio la mia vita in maniera del tutto inutile, eroica sicuramente, ma sai quanto me ne importa se poi muoio. Potrei mettere avanti il fatto che sono anemica magari, mancanza di ferro, mi rende più debole quindi questo non permetterebbe uno scontro alla pari. 
Prima di fare qualunque cosa però voglio seguire qualche lezione, sia di combattimento privo di magia che quelli dove è compresa. A Roma non me la cavavo male nelle arti marziali, ho praticato taekwondo per otto anni, a qualcosa servirà tutto quel tempo. 
Efain dovrebbe essere abbastanza semplice da convincere con l'andare più piano nei primi allenamenti, sempre che venga lui per primo. Spero proprio di si altrimenti potrei non rispondere delle mie azioni.
O forse è meglio se non è Efain il primo, costituirebbe l'occasione perfetta per prenderlo un po' a calci nel sedere senza che ci siano ripercussioni di alcun tipo su di me e riuscire così a sfogare un po' di rabbia repressa. 
<Attenta!> l'urlo di qualcuno che arriva da dietro mi fa fermare appena in tempo, un altro passo in avanti e sarei finita con la faccia a terra visto che c'è un bel tronco alto fino al ginocchio pronto a farmi cadere come una cretina davanti a tutti. 
Tornata consapevole di tutto ciò che mi circonda, guardo alle mie spalle per capire chi mi abbia avvertita. Sorpresa ma non troppo, trovo Gwyn ed Efain che corrono verso di me. 
<Grazie per l'avvertimento> sorrido alla ragazza che alza le spalle in risposta.
<Tranquilla, ti ho solo appena salvata da una figuraccia colossale> e se la ride da sola. 
<Sentite, piuttosto, ora che siete qui vi va se mi accompagnate a casa? Già non ho uno spiccato senso dell'orientamento, sono passati anche diversi anni, quindi mi servirebbe un aiutino. Ho mia sorella e mio fratello che stanno aspettando, devo sbrigarmi> tiro su gli occhiali mentre loro mi raggiungono e si posizionano al mio fianco rispettivamente. 
<Nessun problema, ti facciamo da mappa molto volentieri> risponde Efain prima di mettersi al mio posto al centro e porgere ad entrambe un braccio che afferriamo. 
<Stasera quando ci vediamo alla festa poi ricordatemi che vi devo parlare di una cosa seria> so che non dovrei dirgli nulla, infatti racconterò solo il necessario senza entrare nei particolari, anche se poi Efain scoprirà tutto in ogni caso. 
<Perché non ce lo puoi dire subito?> mi chiede con tono impaziente Gwyn. 
<Semplicemente qui fuori ci sono troppe orecchie indesiderate e non mi fido molto. Questa sera prima di andare alla festa passate da me, così vi racconto per bene> seguo i loro movimenti senza stare veramente attenta a dove stiamo andando.
<Effettivamente se si tratta di una cosa importante non ha tutti i torti. Allora è deciso, vi accompagno io alla festa, Gwyn tu fatti trovare pronta a casa di Caraesy. La portiamo a vedere il nostro albero, uniamo due cose in un colpo solo> Efain, questo ragazzo sono sicura che sarà la mia salvezza per il tempo che rimarrò qui, pur sperando che sia per sempre. 
Raggiungiamo poco dopo il cancello di casa mia, davanti al giardino noto i miei due fratelli seduti sul dondolo che parlano tra di loro. 
Le persone continuano imperterrite a lanciare occhiate nella mia direzione, ovunque io mi giri ci sono occhi che controllano, come se mi considerassero una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in qualunque momento. 
<Ci vediamo dopo ragazzi, grazie mille per avermi accompagnata> saluto i miei migliori amici con un gesto della mano e raggiungo i miei fratelli, che subito alzano lo sguardo su di me pronti a chiedermi informazioni su cosa mi è stato detto o fatto. 
Non posso dirglielo, non perché io voglia rispettare la promessa, piuttosto perché si preoccuperebbero inutilmente per la mia sicurezza quando ancora non è necessario. 


Mysterious fireWhere stories live. Discover now