- VENTIQUATTRO - Cani da guardia

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Sospirai e corsi dietro a Justin, seguendolo nella caffetteria. Si era seduto al nostro solito tavolo e sembrava infuriato. Quando lo raggiunsi, non mi rivolse nemmeno uno sguardo. Volevo attirare la sua attenzione così avremmo potuto parlare. Spostai il suo braccio dal tavolo e mi sedetti sulle sue gambe. Feci passare il suo braccio attorno ai miei fianchi, posai la mia fronte sulla sua tempia e lui sospirò, abbracciandomi.
«Scusami.» Disse e sorrisi.
«Sei perdonato.» Risposi, avvicinandomi per baciarlo.
«Okay, che diavolo è successo? Sei entrato qui dentro come se volessi uccidere qualcuno.» Disse Baila verso Justin. Si strinse nelle spalle e si avvicinò a lei, togliendole una ciocca di capelli dal viso. Baila sorrise, quei due erano diventati praticamente migliori amici ed era una cosa dolcissima. Si capivano ed era divertente sentirli parlare di Hockey e cose del genere e io ero felice perché così non dovevo starlo a sentire mentre ne parlava con me.
«Oh mio Dio, è stato dolcissimo.» Esclamammo sia io che Rayne.
«Che?» Chiese Justin a Rayne. «Aveva i capelli sul viso.» Disse stringendosi nelle spalle.
«Esatto, e tu glieli hai scostati dal viso.» Feci eco.
«Come vi pare.» Disse Justin e scoppiarono a ridere.
«Lasciatelo stare.» Ridacchiò Baila.
«Okay okay.» Dissi alzando le mani in segno di resa, continuando a ridere. Baila sorrise e si alzò per andare a prendere da mangiare.
«Dov'è Harry?» Mi chiese Rayne qualche momento dopo.
«È uscito con Toby.» Risposi e lei annuì. Notò poi la maglietta che indossavo e inarcò un sopracciglio. «Perché indossi la sua maglia?» Chiese. Mi alzai e le feci vedere lo stato della mia maglietta. Era diventata trasparente.
«Hey, io non voglio vedere.» Disse Dante, lanciandomi una patatina, che afferrai sedendomi di nuovo in braccio a Justin.
«Com'è successo?» Mi chiese Harley, mordendo il suo sandwich. Mi strinsi nelle spalle.
«Mi sono scontrata con una ragazza e mi ha rovesciato il caffè addosso. A dire la verità, l'ho incontrata da Jed l'altra sera, è molto gentile.» Spiegai e Harley annuì.
«Thomas Doberman... ti uccido!» La voce di Baila riempì la caffetteria. «Jackson!» Gridò verso di noi. Jackson si alzò immediatamente, mentre Harley si guardava intorno, cercandola. Si comportavano come dei cani da guardia quando sentivano odore di pericolo.
«Mi dispiace, è stato un incidente.» Thomas - uno del primo anno - esclamò.
«Non vai addosso a qualcuno e lo baci per sbaglio.» Gridò in modo che tutti potessero sentire. Non appena menzionò il bacio, Jackson corse verso di lei e tutti noi lo seguimmo con lo sguardo. Mi alzai di scatto dalle gambe di Justin, ma mi riprese e mi fece sedere di nuovo.
«No, ha baciato la sua ragazza. Avrei reagito allo stesso modo.» Disse baciandomi la guancia.
«Jackson, non fargli male, per favore!» Gridai. Jackson lo prese per il colletto della maglia e lo fece sbattere contro il muro, producendo un suono piuttosto forte. Sobbalzai, doveva fare parecchio male. Potevo vedere Jackson parlare con lui, ma non capivo cosa gli stesse dicendo. Sono sicura fossero minacce di morte piuttosto dettagliate. Mi sarei aspettata che lo colpisse, ma non fu lui a farlo, bensì Baila.
«Te l'avevo detto che stavo con qualcuno.» Gridò, chiaramente ancora arrabbiata. Si voltò poi verso Jackson e notai l'espressione di Thomas. Era chiaramente sollevato dal fatto di aver ricevuto uno schiaffo da Baila, piuttosto che un pugno da Jackson.
«Uscendo con Jackson è diventata violenta.» Dissi ad alta voce. Justin scoppiò a ridere.
«Credo che tutte voi lo siete diventate.» Disse baciandomi di nuovo la guancia. Sì, ma non era una bella cosa. Baila e Jackson tornarono al tavolo e Jackson la fece sedere sulle sue gambe.
«Non posso controllare ogni tua singola mossa.» Mormorò contro il suo collo, facendola ridacchiare.
«Non c'era bisogno che lo colpissi Baila, era abbastanza terrorizzato dopo che Jackson lo ha sbattuto contro il muro.» Dissi ridendo. Baila si strinse nelle spalle.
«Mi ha spaventato quando mi è venuto addosso e mi ha baciato. Non sai cosa si prova. È come se mi stesse costringendo o una cosa del genere.» Disse con voce quasi acida. La fissai per alcuni secondi.
«Lo so benissimo cosa si prova a fare qualcosa contro la tua volontà invece. Sai che sono stata rapita. Poi, prima che iniziassi a uscire con noi, Jeff - il maniaco che ha organizzato quel dannato torneo - ci ha provato con me da Jed, due mesi fa. Non fare supposizioni con altre persone Baila.» Dissi alzandomi dalle gambe di Justin, prima di prendere la borsa e uscire dalla caffetteria.
«Cazzo.» Sentii Baila dire.
«Piccola» mi chiamò Justin, raggiungendomi una volta fuori. «Hey, hey, hey, vieni qui.» Disse prendendomi per i fianchi e facendomi girare verso di lui.
«Non sono arrabbiata. So che Baila non era a conoscenza di quello che era successo con Jeff, ma quando ha detto quelle cose ho ripensato a tutto quello che è successo e al rapimento. Il fatto di Jeff è ancora piuttosto fresco e quel ragazzo mi dà i brividi.» Dissi, abbracciando Justin.
«Lo so, piccola» sussurrò baciandomi la fronte. «Gli farò pagare ogni singola cosa, anche per essere venuto al campus solo per farmi incazzare. Non alzerà un dito contro di te, te lo prometto.» Aggiunse serio. Annuii, fidandomi completamente di lui.
«Continuo a sognare quel dannato torneo. Il pensiero di te ed Harley in quella cosa mi fa stare male.» Mormorai. Justin non disse nulla. Sapeva che niente mi avrebbe fatto sentire meglio.
«Vuoi andare? Possiamo stare tutto il giorno a letto.» Suggerì. Scoppiai a ridere.
«Ho biologia, mi dispiace.» Ridacchiai. Sospirò.
«Bene. Mi sa che ci vedremo da me, dopo che sarai tornata dalla cena con Jake.» Disse facendomi l'occhiolino. Sorrisi.
«Ci sto papi.» Scoppiò a ridere.
«Suona sexy, ma chiamami allo stesso modo in inglese.» Mi stuzzicò.
«Okay paparino.» mi corressi, cercando di sembrare più seducente possibile. Serrò la mascella.
«Sì, proprio così. Dovrai chiamarmi così d'ora in avanti.» Sbottò. Scoppiai a ridere.
«Non posso, i miei fratelli ti prenderebbero a pugni e mi rinchiuderebbero da qualche parte.»
«D'accordo, ma quando non ci sono, mi chiamerai così.» Concluse serio. Ridacchiai.
«Okay paparino.» Ripetei. Gemette.
«Dio Bambolina, solo questo mi fa eccitare.» Percorsi con le dita il suo petto e infilai la mano sotto la maglia, sfiorandogli lo stomaco, fino a raggiungere l'orlo dei pantaloni e gemette di nuovo. «Continua così e ti porto a casa, che tu abbia o no biologia.» Mi avvertì. Risi di gusto e tolsi la mia mano.
«Ho fame di nuovo.» Sbadigliai. Sorrise e mi prese per mano, portandomi in caffetteria. Andammo verso il bancone e presi un succo di frutta, guardando però le mele.
«Tu hai un problema.» Disse prendendo da mangiare.
«Una mela al giorno toglie il medico di torno.» Canzonai ridendo. Presi due sandwich e una porzione di patatine. Justin guardò il mio vassoio, ma pagò per entrambi. Il nostro tavolo era deserto, senza contare Rayne e Harley che stavano discutendo. Gli altri probabilmente erano andati a lezione. Tornammo al tavolo e ci sedemmo.
«Non sapeva quello che era successo con Jeff. Jackson le ha spiegato tutto poco fa. Si sente uno schifo.» Disse Rayne quando mi vide.
«Lo so. Non sono arrabbiata con lei, mi ha solo dato fastidio dover ripensare a tutto.» Mormorai.
«La prossima volta che vedo quel ragazzo, che sia da Jed o no, lo prenderò a calci. Fanculo il torneo.» Fece eco Harley e Justin annuì, d'accordo con lui. Harley guardò poi il mio vassoio. «Quello è tutto per te?» Chiese. Alzai un sopracciglio.
«Sì. Quindi?» Chiesi e lui scosse la testa. Anche Justin e Rayne stavano guardando. «Okay, che problema avete? Ho fame.» Sbottai.
«Niente Bambolina. È che di solito non mangi così tanto. Mi chiedevo se potesse essere una delle cose da tenere d'occhio.» spiegò. Sospirai.
«Sto bene. Ho solo fame. Quando ho visto il dottor Chance questa mattina ha detto che andava tutto bene. Ha alzato il dosaggio, forse per quello ho così fame.» Dissi stringendomi nelle spalle.
«Questo spiega tutto.» Annuì Rayne come diedi un morso al mio sandwich.
«Mi sono dimenticata di chiederti com'è andata.» Aggiunse. «Ha alzato tutti i dosaggi?» Scossi la testa deglutendo.
«Ha solo aggiunto una pillola, quindi devo prenderne una in più ora. Due al mattino, due a pranzo e due la sera.» Mormorai.
«Le hai prese oggi?» Chiese Harley.
«Sì, quelle di stamattina sì, ma non quelle del pranzo. Le prendo ora.» Risposi, sapendo che voleva vedermi farlo. Presi la borsa e cercai le pillole nell'apposita sezione che chiamavo "angolo delle medicine". Le misi in bocca e presi un sorso d'acqua dalla bottiglietta di Justin. «Andate.» Justin si accigliò.
«Ci fidiamo di te, lo sai.» Disse. Sospirai.
«Lo so. È solo che quando fate così tante domande preferisco prenderle davanti a voi, così state tranquilli.» Ribattei. Rayne annuì e posò la sua testa sulla mia spalla.
«Ti va di vedere un film dopo?» Chiese.
«Ho dei programmi per cena.» Risposi.
«Con Justin?» Chiese di nuovo. Scossi la testa, costringendola ad alzare lo sguardo. «Harry?» Provò ancora, ma scossi di nuovo la testa. «Con chi allora?» Chiese confusa.
«Con Jake, andiamo a mangiare insieme. Chiacchierata tra amici.» Risposi. Sorrise.
«Oh, fantastico.» Annuì. Harley borbottò. «Sapevo che non eri d'accordo.» Dissi.
«Mi dispiace, è solo che non mi piace quel tipo.» Sbottò.
«Beh, tu e Justin avete qualcosa in comune.» Ribattei cercando di trattenere le risate. Gemetti infastidita. «È solo una cena.»
«Va bene.» Disse con poca convinzione. Mi serviva qualcosa per cambiare discorso.
«Allora, come vanno le cose con l'infermiera Anna?» Chiesi con un sorrisetto. Rayne sorrise e Justin sbuffò.
«Puoi chiamarla Anna.» Disse Harley ridendo.
«Non riesco, è più forte di me. È stata la mia infermiera per oltre un mese.» Ribattei e lui annuì. «Certo, te lo ricordi. Non le toglievi gli occhi di dosso.» Aggiunsi ridacchiando. Alzò gli occhi al cielo.
«Non l'avevo notata fino al tuo undicesimo giorno di coma.» Disse. Spalancai gli occhi.
«Davvero?» Chiesi e lui annuì.
«Ero troppo preoccupato per te. Cazzo, l'unica cosa che facevo era guardarti, sperando che ti saresti svegliata quanto prima.» Mormorò. Mi rabbuiai, quello stupido coma aveva ferito i miei fratelli. Se fosse stato una persona lo avrei preso a calci nel culo. «L'ho sentita parlare con te quando sono venuto da solo, l'undicesimo giorno. Stava dicendo quando fossero belli i tuoi capelli e ti stava raccontando delle ultime novità sul gossip. Si stava prendendo cura di te.» Aggiunse.
«È una cosa dolcissima.» Sorrisi e lui ricambiò.
«Lo pensavo anche io.» Disse stringendosi nelle spalle. Battei le mani e tutti e tre mi guardarono come se fossi pazza - okay, non era l'espressione giusta.
«Uscirete insieme di nuovo. Oddio, non avrei mai pensato di vedere tutti e tre i miei fratelli con delle fidanzate.» Esclamai facendoli ridere. Justin appoggiò la fronte sulla mia spalla.
«Diventi felice anche per le piccole cose.» Ridacchiò baciandomi poi la testa. Mi voltai verso di lui.
«Harley, Jackson e Dante con delle fidanzate è una cosa grandissima!» Sbottai e lui sbuffò.
«Nella vita si cambia.» Aggiunse Rayne e annuii.
«Già. Non saranno più dei puttanieri... senza offesa.» Dissi facendo ridere Justin e Harley.
«Posso aiutarti amico?» La voce di Justin mi fece sobbalzare. Guardai verso di lui e notai un ragazzo voltarsi velocemente.
«Che succede?» Chiesi con una mano sul cuore.
«Ti stava guardando.» Rispose, stringendosi nelle spalle. Inarcai le sopracciglia.
«Mi stava guardando? Tutto qui?» Chiesi.
«Stava squadrando ogni centimetro del tuo corpo. Non iniziare a dirmi che non devo fare così con tutti quelli che ci provano.» Ribatté serio.
«Non trattarmi così. Io non ho fatto niente, ero solo seduta qui.» Sbottai. Harley e Rayne si godevano la nostra discussione.
«Come ti pare Bambolina.» Mormorò Justin, ma mi strinse di più, posando una mano sul mio didietro.
«Come ti pare Bambolina.» Ripetei, facendogli il verso e Rayne ridacchiò. Justin non disse nulla, nascose il viso nell'incavo del mio collo, facendo il suo tipico "verso" che significava «non farmi innervosire.» Non che potesse fare qualcosa, ma era abbastanza bravo a rimanere in silenzio quando si arrabbiava con me. Strofinai il collo sul suo viso e sorrise, baciandomi. Sapeva che in quel modo avrei lasciato perdere.
«Amico, non farmi alzare per prenderti a calci perché sai che lo faccio.» Sbottò Harley. Justin ridacchiò, baciandomi il collo un'ultima volta prima di voltarsi verso di lui. Iniziarono a parlare di qualcosa, ma non prestai attenzione. Iniziai a sentirmi stanca, così chiusi gli occhi, appoggiandomi a Justin.
«Hey, hey, non addormentarti Bambolina.» Disse Justin, scuotendomi leggermente. Gemetti e nascosi ancora di più il viso nel suo collo, facendolo ridere. Al diavolo Biologia. Volevo tornare a casa e dormire, così cercai di convincerlo. Aprii la bocca e iniziai a succhiare una piccola parte del suo collo. Lo sentii rabbrividire.
«Sta dormendo?» Chiese Harley. Grazie a Dio non poteva vedere cosa stavo facendo.
«Um, sì. La riporto a casa così può dormire.» Disse Justin in tono poco convincente.
«Sicuro. È fuori gioco oramai.» Replicò Harley. Justin mi scosse gentilmente, fino a che non mi sedetti e li fulminai tutti con lo sguardo. Anche prima del bipolarismo, odiavo essere svegliata, ma ora non risero. Non volevano rovinare il mio buon umore.
«Ci vediamo dopo.» Disse Rayne, così annuii. La abbracciai e baciai Harley sulla guancia. Stavo per iniziare a camminare quando Justin mi prese per i fianchi, costringendomi a camminare avanti a lui. Uscimmo in quel modo. Agli occhi di tutti poteva sembrare una cosa carina, ma sapevo che faceva così per nascondere il suo problemino.
«È così facile convincerti.» Dissi come uscimmo dall'edificio. Gemette vicino al mio orecchio, facendomi ridere.
«Non m'importa se sei stanca, non dormirai di certo una volta a casa.»
«Promesso?» Chiesi, sentendomi totalmente sveglia.

«Fai attenzione a non romperla Justin.» Esclamai quando la mia schiena colpì una delle mie cornici. Eravamo appena entrati nel suo appartamento quando mi sollevò, facendomi scontrare con il muro, così avvolsi le gambe intorno ai suoi fianchi. Lo stuzzicai per tutto il tempo durante il ritorno a casa, cosa che lo infastidì parecchio perché voleva solo fare sesso. Guidò fino al suo appartamento perché era più vicino, così disse.
«Grrrrr, grrrrr.»
«Ma che cazzo?» Disse Justin allontanandosi. L'avevo sentito anche io. Entrambi guardammo verso il pavimento e scoppiai a ridere. Tibbles stava mordendo un lembo dei pantaloni di Justin, abbaiando.
«Bravo il mio cucciolo che vuole proteggere la sua mamma.» Esclamai verso Tibbles, che stava ancora ringhiando verso Justin.
«Non sta succedendo davvero.» Borbottò Justin. Mi mise a terra e prese in braccio Tibbles, portandolo nel suo angolino. «Stai qui e non rovinare i miei piani, Tibbles.» Lo avvertì e io scoppiai a ridere. «Lo trovi divertente?» Chiese tornando verso di me. Era arrabbiato e divertito nello stesso momento. In un secondo fui alzata da terra e mi scontrai di nuovo col il muro. «Via.» Disse togliendomi la maglia. Alzai le braccia, aiutandolo e mi portò poi verso la camera da letto. Mi fece sdraiare sul letto e mi tolse le scarpe, le calze e i pantaloni. Non ebbi nemmeno il tempo di poterlo stuzzicare perché in un secondo, il suo viso fu tra le mie gambe, facendomi gemere.
«Ti piace piccola?» Chiese Justin, baciandomi dolcemente.
«Sì.» Gemetti, inarcando la schiena.
«Hai un profumo buonissimo» mormorò, mordendomi delicatamente. «Lo vedo quanto ti piace.» Gemette.
«Mmmh» risposi, sentendo i suoi baci di nuovo. Gemetti, era lui a stuzzicarmi ora. «Justin, ti prego.» Gridai.
«"Ti prego" cosa?» Chiese.
«Ti prego.» Gemetti.
«Cosa vuoi che faccia? Dimmelo Bambolina.» Sussurrò. Deglutii.
«Baciami.» Gemetti quando mi morse di nuovo.
«Agli ordini» rispose, togliendomi gli slip. «Amo questo tatuaggio.» Mormorò baciandolo, seguendolo con la lingua. Mi lasciai scappare un grido. «Ti piace piccola?» Chiese di nuovo.
«Sì.» Risposi senza fiato. Gridai di nuovo quando ripeté gli stessi movimenti di prima. «Justin!» Gridai, raggiungendo il piacere. Justin alzò il viso e sorrise, prima di iniziare a baciare il mio corpo, fino a raggiungere le mie labbra.
«Hai idea di quello che mi fai quando ti sento gridare il mio nome?» Chiese sulle mie labbra. Approfondii il bacio e scesi con la mano, fino a sfiorare i suoi boxer, facendolo gemere sulle mie labbra.
«Ho idea, sì.» Ridacchiai. Justin raggiunse il comodino per prendere un preservativo.
«Pronta Bambolina?» Chiese baciandomi il naso.
«Pronta.» Risposi. Si posizionò tra le mie gambe e spinse lentamente dentro di me. Gemetti e strinsi le sue spalle. Iniziò a muoversi, così alzai lo sguardo, notando che mi stava già guardando negli occhi. Poggiai la sua fronte sulla sua, sentendo il suo respiro sulle labbra. Non stavamo facendo sesso questa volta, stavamo facendo l'amore. Non avrei mai pensato che potesse esserci qualche differenza, ma ora lo sentivo. «Ti amo.» Dissi senza fiato. Justin baciò il mio naso di nuovo.
«Ti amo anche io.» Rispose, spingendo dentro di me. Inarcai la schiena, sentendo l'orgasmo avvicinarsi.
«Justin.» Gemetti.
«Cazzo.» Esclamò qualche secondo dopo. Gemette e spinse più a fondo.
«Sei così bella.» Gridò. Il sudore rese scivolosa la sua schiena. Il respiro di Justin diventata sempre più pesante. Sorrisi e sollevandomi, riuscii a ribaltare la situazione. Salii cavalcioni su di lui. «Dio Kyah.» Gemette. Mise le mani sui miei fianchi, aiutandomi nei movimenti. Dopo pochissimo tempo riuscii ad aumentare il ritmo, sentendo di nuovo crescere il piacere.
«Continua così piccola.» Gemette Justin. Afferrò le mie natiche, stringendole forte. «Porca puttana.» Gemette, raggiungendo l'orgasmo. Mi lasciai cadere e appoggiai il viso sul petto di Justin. «Fantastico.» Disse senza fiato.
«Sì, fantastico.» Ripetei. Mi abbracciò, stringendomi forte. Mi sentii improvvisamente stanca e Justin rise.
«Doccia, Bambolina.» Disse e borbottai. Scoppiò a ridere e mi prese di peso, trascinandomi letteralmente in bagno. Accese l'acqua della doccia e mi fece entrare con lui. Lo abbracciai quando iniziò a massaggiarmi e ad insaponarmi i capelli.
«Questo è il tuo nuovo lavoro.» Mormorai. Scoppiò a ridere.
«Per me va bene Bambolina.» Ripose. Mi baciò la spalla e sorrisi sentendolo eccitarsi di nuovo. Feci per baciarlo, ma sentii la porta di casa aprirsi.
«Cazzo.» Sussurrai in preda al panico.
«Justin, Kyah? Dove siete?» Gridò Harley.

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