- TREDICI- Dannato autocorrettore

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«Ti fa male, non è vero?» Gridò contro di me.
«Harley» sospirai prendendo un profondo respiro. «Ho diciotto anni, posso-»
«Con chi l'hai fatto? Con Jake?» Mi interruppe gridando. Jackson e Dante si pietrificarono.
«Hai fatto sesso?» Chiese Dante mettendo insieme i pezzi.
«Mi sento male, come se mi avessero dato un pugno nello stomaco.» Jackson nascose il viso tra le mani. Mi morsi il labbro per impedirmi di ridere. Dio, ti prego, aiuta le loro future figlie.
«Non ho fatto sesso.» Riprovai sperando di essere sincera, ma non ci cascarono.
«Non mentirmi.» Mi avvertì Jackson e mi immobilizzai. Il suo essere sei anni più grande di me mi faceva davvero sentire come la sua sorellina.
«Okay» sospirai. «L'ho fatto.» Dissi in un sussurro.
«Lo uccido. Lo uccido cazzo!» Gridò Harley. Andai in panico.
«Non è stato con Jake!» Esclamai. «Ascolta, non c'è bisogno di sapere con chi l'ho fatto, ma ti giuro che non era con Jake.»
«Con chi allora?» Chiese Dante infastidito.
«Perché volete saperlo?» Chiesi nervosa.
«Perché stai male!» Replicò Jackson.
«Non è vero. È solo perché era la mia prima volta- non voglio parlarne con voi tre.» Gemetti.
«È come se la mia bambina fosse stata appena uccisa.» Esclamò Harley e senza volerlo, scoppiai a ridere.
«State ingigantendo la cosa.» Continuai a ridere, ma mi fermai quando Harley mi guardò infuriato.
«Chiederò a Justin con chi lo hai fatto. Ti è venuto dietro quando sei uscita dicendo... che ti avrebbe... riportato a casa.» Intervenne Harley, scandendo con lentezza le ultime parole. Sgranai gli occhi. «Justin?» Chiese e quando non risposi, sia Harley che Jackson corsero nella caffetteria. Dante ci impiegò un minuto in più a realizzare il tutto, ma quando lo capì, li seguì. Corsi dietro di loro in modo goffo, ma vidi Justin correre a tutta velocità fuori dalla caffetteria con al seguito i miei fratelli. Stava gridando loro di lasciarlo spiegare, ma senza alcun risultato, soprattutto Harley.
«Che cos'è successo?» Chiesero Rayne e Baila venendo verso di me. Tutti nella caffetteria cominciarono a fissarci, così le trascinai fuori dove nessuno avrebbe potuto sentirci. Anche Harry ci raggiunse.
«Credo che uccideranno Justin.» Risposi mordendomi il labbro.
«Che? Perché?» Chiese Harry.
«Non fate come loro, vi prego. Soprattutto tu Rayne.» Presi un lungo respiro. «Ho fatto sesso con Justin ieri sera.» Dissi molto velocemente.
«Altro che semplici amici.» Mi stuzzicò Harry.
«Non è quello il problema. Siamo amici ed è successo. Ne abbiamo parlato ieri e lui era d'accordo sul fatto che le cose non sarebbero cambiate. Gli voglio molto bene e mi ha messa a mio agio» mormorai stringendomi nelle spalle. «Ma i miei fratelli sono incazzati per via di come Justin tratta le ragazze. Credo.» Aggiunsi.
«Non posso credere che tu abbia fatto sesso. Finalmente!» Esclamò Rayne abbracciandomi.
«Prima che mi dimentichi: mi dispiace di averti spinto l'altra sera.» Dissi, ma lei scosse la testa.
«Dimenticatelo. Hai fatto sesso!» Esclamò di nuovo. Scoppiai a ridere.
«Zitta, ti prego. Non ho bisogno di altri pettegolezzi sul mio conto.» Dissi e tutti e tre annuirono, promettendo che non avrebbero detto nulla a nessuno.
«Saltiamo il resto delle lezioni?» Propose Baila e mi fece ridere.
«Certo. Non ho fatto altro che studiare per tutto il giorno.» Risposi stringendomi nelle spalle. Andammo nel parcheggio dove c'era la mia auto, ma non avevo pensato al fatto che Justin e i miei fratelli erano lì anche loro.
«L'hanno preso!» Sussultai correndo verso di loro. Harley lo teneva per la maglietta ed era di schiena contro la Range Rover di Jackson, in modo che nessuno vedesse nulla. Riuscì ad assestare un pugno sul viso di Justin prima che potessi fermarlo.
«Smettila!» gridai spingendo Harley via da lui e mettendomi davanti a Justin come per proteggerlo. «È stata una mia scelta, non vostra!» Gridai.
«Lo avevo avvertito di non farti del male. Tutti e tre lo abbiamo avvertito!» Esclamò Harley sovrastandomi. So che stava usando la scusa del mio dolore per non pensare al fatto che avessi fatto sesso con lui.
«Non mi ha fatto del male, lo giuro. Sto bene Harley, è successo, non l'abbiamo programmato. Ne abbiamo parlato ieri sera, non lasceremo che questo rovini la nostra amicizia. Non vogliamo che le cose diventino strane, quindi per favore, non farlo nemmeno tu. Per favore. Per me?» Chiesi e la sua espressione si rilassò.
«La mia sorellina. Cazzo Justin!» Gridò dando un pugno sulla portiera della Range Rover.
«Mi dispiace amico, giuro. Non l'avevo programmato.» Supplicò Justin. Sapevo che Justin ed Harley avrebbero potuto picchiarsi a vicenda, ma Justin non avrebbe reagito. Aveva fatto sesso con me e sapeva che questo faceva male ad Harley più di un pugno.
«Se la ignori o pensi a lei come una delle tue puttane, ti giuro, ti sfiguro.» Intervenne Jackson e alzai gli occhi al cielo. Le sue minacce erano sempre troppo dettagliate.
«Non lo farò amico, lo giuro. Non è stato come le altre volte. Lei è diversa.» Disse Justin, così mi voltai verso di lui. I suoi occhi incontrarono i miei e dovetti resistere all'impulso di abbracciarlo o, peggio, baciarlo.
«Rimane tra di noi, okay?» Dissi voltandomi di nuovo. «Non ho bisogno di altri pettegolezzi.» Aggiunsi in tono piatto.
«Non c'è bisogno di dirlo cazzo! Nessuno stronzo deve sapere che tu abbia fatto- non riesco nemmeno a dirlo, ma sì, nessuno dirà nulla.» Esclamò Harley. «Ti avverto fratello, ho voglia di prenderti a pugni adesso, ma ti salvi solo perché ti considero come un fratello. Lei viene prima di tutto, chiaro?» Aggiunse rivolgendosi a Justin, che annuì.
«Un giorno ricorderemo questo episodio e ne rideremo.» Dissi sorridendo, ma gli altri ragazzi non ricambiarono. «Troppo presto per le battute?» Chiesi.
«Anche quando avrai quarant'anni sarà troppo presto per le battute.» Ribatté Jackson e scoppiai a ridere tornando verso la mia auto. Qualcuno mi prese per un braccio e quando mi voltai, vidi Justin.
«Possiamo avere un minuto?» Chiesi agli altri. I miei fratelli mormorarono qualche altra minaccia, ma salirono sulle loro auto, mentre Rayne, Baila ed Harry salirono sulla mia BMW.
«Stai bene?» Chiese Justin. Annuii.
«Sì. Un po' dolorante, ma va tutto bene.» Sorrisi. Si accigliò.
«Cammini come un pinguino. Mi sento male per averti ferita.»
«Passerà. Non mi hai fatto male ieri sera. Non per molto tempo, comunque.» Ridacchiai.
«Come va la testa?» Chiese massaggiandola delicatamente. So che si riferiva a quello che era successo con la puttana, Jessie.
«Avrò bisogno di un massaggio da Dante, ma sto bene per ora. Non posso credere di aver reagito in quel modo, ma mi ha provocata e sono-»
«Scoppiata.» Finì Justin al mio posto e annuii. «Beh, sai difenderti con i fiocchi, Bambolina, non c'è dubbio.» Disse scoppiando a ridere. Lo abbracciai.
«Vado a casa. Ho bisogno di dormire.»
«Certo. Torniamo a casa anche noi. Andiamo.» Disse dandomi una leggera pacca sul sedere, facendomi sobbalzare.
«Stronzo.» Esclamai salendo in macchina. Mi regalò un sorriso e salì sulla sua moto. Sì, le cose erano già tornate alla normalità.

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