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CAPITOLO TRENTOTTO
SORRIDI

Abigail fece uscire una minuscola goccia

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Abigail fece uscire una minuscola goccia. Ormai ne erano rimaste poche, le aveva tirate fuori tutte per lui. Sì, a volte era la tristezza a generarle, a volte il semplice ricordo di quando erano felici, ma in quel momento, il semplice guardarlo.

Ricordando tutto ciò che le aspettava, il cuore si apriva insieme alle ferite ed i ricordi riaffioravano. Pensando a tutto ciò le mancava il respiro, si morse il labbro cercando di non piangere, mentre Levi si preparava per uscire.

Doveva solo continuare a respirare.

"Come stai?" le chiese improvvisamente il corvino, lei sobbalzó.

"Bene."

Cosa c'era dietro ad un addio? Ciò che rimaneva di quella storia d'amore era l'ultimo accento di rabbia, sull'ultima parola: libertà. Ma gli addii più frequenti erano quelli silenziosi, che accadevano senza dire nulla. Da quelli non si tornava indietro, c'era solo una strada.

Ogni addio era diverso. Ognuno aveva la sua storia, appena dietro. Poco contava, sapere cos'avesse mosso una tale fine; l'addio in sé aveva il suo risalto, il dolore che portava, la vita che stravolgeva. Perché dovevano sporgersi per guardare oltre?

Il tempo speso, le lacrime nascoste, le parole non dette; le attese, le speranze disilluse; la forza di volontà, le menzogne. Errori e incompatibilità. Fantasmi e altre paure. Dietro ad ogni addio c'era una sconfitta. La sconfitta in quel caso, peró, l'aveva scelta Levi.

"Allora...Hanji ed Erwin dovrebbero essere già fuori." aggiunse Levi, con un tono imbarazzato.

"Andiamo allora." rispose Abigail sottovoce.

I due si incamminarono verso la porta d'ingresso, senza spiccicare parola. Il solo pensiero che Levi stava uscendo da casa sua con la consapevolezza di spendere il resto della sua vita in carcere, era scioccante. Sembrava così tranquillo, però.

"Ma non hai paura?"

"Eh?" domandó il corvino, addirittura confuso.

"Voglio dire, ti stanno per arrestare. Non te la stai facendo sotto?"

Appena ebbe finito di dirlo si resero conto della stupidità della domanda di Abigail e sorrisero, dimenticandosi completamente del contesto in cui si trovavano.

Toccó la sua bocca, con un dito Levi toccava il bordo della bocca della piccola, cominció a disegnarla come se uscisse dalla mano, come se per la prima volta la bocca si aprisse, e gli bastava chiudere gli occhi per disfare tutto e ricominciare, faceva nascere ogni volta le labbra che desiderava.

Slave (18+)Where stories live. Discover now