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La solitudine può portare a forme straordinarie di libertà, diceva Fabrizio de Andre', e io lo capisco molto bene ora. Non avevo mai stretto legami con nessuno, i miei sorrisi erano intagliati nella noia più totale per la vita, dopo quello che era successo e che mi succedeva. Ero fuori dai margini della fantomatica società, e non potevo farci nulla.

Sollevo la testa dal letto e mi alzo, stiracchiandomi silenziosamente. Mi avvicino alla finestra e ammiro il panorama delle 5 del mattino nel nulla assoluto: puro come vorrei essere. Mi avvicino oziosamente allo specchio, guardando il mio riflesso con occhi stanchi e vuoti. 

Sono abbastanza bassa, sul metro e 60, con lunghi capelli castani che raggiungono la fine della mia schiena legati in una treccia. Passo lo sguardo sulla mia figura, non perfetta come dovrebbe essere; squadro il mio viso, costellato da piccole stelline bianche che risaltano sulla mia carnagione leggermente abbronzata. I miei occhi sono un miscuglio di colori, tra l'azzuro, il castano ed il verde; la voglia a forma di scintilla sulla fronte era la parte più curiosa, un altro segno della mia stranezza. 

Sbuffo, e mi cambio, infilandomi una maglietta zodiacale e un paio di jeans slavati con i miei adorati anfibi. Slego e pettino con cura i capelli, per poi legarli in una coda alta. Un filo di mascara, eyeliner e fondotinta per coprire le orribili occhiaie causate dal poco sonno e per il pianto, poi ripasso lo sguardo allo specchio.

Quella sedicenne che vedo riflessa sono io, Astral.

Cammino in cucina, mi verso una tazza di caffè e preparo la colazione per i miei genitori.

Sono due uomini, e ciò non mi turba, ma ogni volta che i loro visi solcano il mio pensiero mi tremano le gambe. Schlatt è un uomo alto ed imponente, con una carnagione color nocciola e capelli passati a gel castano scuro. La barba ispida copriva il mento, gli occhi rosso sangue erano contornati da occhiaie rosse, ed il viso era racchiuso dalle enormi corna appuntite; era sempre vestito elegante, lo era sempre stato da quando ne ho memoria. Quackity era un po' meno alto, sembrava normale ai passanti. Capelli bruni sistemati, un cappello di lana blu, felpa dello stesso colore e jeans scuri. Occhi castani rassicuranti, ma uno era stato falciato da uno scatto d'ira ed ora era bianco come la neve. 

S: Vedo che sei sveglia Astral... 

Padre si avvicina e mi spinge contro il muro, facendomi sbattere la testa contro un mobile di legno ed inizio a sanguinare. I suoi occhi si dilatano alla vista del sangue, e sul suo viso appare il sorriso sadico che ha infestato i miei incubi. Inizia a tirarmi i capelli, con l'altra mano mi tiene ferme le braccia. Una, due tre, quattro volte. Mi fa sbattere la testa ripetutamente, il sangue esce copioso e lui ride istericamente

Q: Dio Schlatt! Non divertirti senza di me!

Quackity è il ragazzo di mio padre. Un altro psicopatico. Padre mi lancia a lui, che mi grida:               " Sorridi, devi sorridere sgorbio!" Afferra una bottiglia di vetro, la rompe e l'avvicina al mio collo

Q: " Sorridi! SORRIDI! "

Sposta il pezzo di vetro e mi graffia lo stomaco, strappandomi la maglia 

Q: Ora vieni con me, ti porto in un bel posto!


Save me - RANBOO x readerWhere stories live. Discover now