Capitolo 21

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"Jeongin"

Lo avevi chiamato quel venerdì mattina.
Non eri andata a scuola quel giorno, era la data scelta per recuperare Bangchan, era molto più importante di fare troppe ore di letteratura e del test d'ingresso di scienze.

Avevi origliato qualche conversazione che il ragazzo aveva avuto coi suoi compagni i giorni prima, e non gli avevi sentito dire nulla di positivo su di te: ti aveva solo insultata alle spalle per giorni e giorni, ripetendo sempre le stesse cose, cose che ti aveva detto anche in faccia, speravi che i tupi compagni non si facessero influenzare troppo facilmente.
Eri molto delusa da lui, sapevi che non nutrisse più alcuna simpatia nei tuoi confronti, ma eri sempre e comunque il suo capo, doveva portarti rispetto.

Jeongin si era girato, guardandoti con sufficienza.

"Dimmi"

Aveva risposto il ragazzo seccato. Si pentiva di averti schiaffeggiato giorni prima, ma non riusciva a sopportare che fossi uscita subito dopo la notizia di Chan. Si era quasi ricreduto quando avevi mantenuto la calma, ma non quando si era svegliato quel pomeriggio senza che fossi in casa, cosciente fossi da Hongjoong. Non te lo aveva perdonato e pensava che nemmeno i suoi compagni avrebbero dovuto, anche se loro lo avevano già fatto.
Avevi preso un respiro profondo, arrabbiarti col tuo collega un'ora prima di mettere in atto il piano non era un'ottima idea.

"Senti, so di non starti simpatica"

Avevi cominciato, solo che non sapevi come andare avanti senza essere volgare.
Il ragazzo continuava a guardarti con sufficienza, avresti voluto schiaffeggiarlo come aveva fatto lui qualche giorno prima.
A vedere quello sguardo avevi rinunciato alla dolcezza: una persona con non ti rispettava non aveva il privilegio di essere trattata con i guanti. I suoi genitori non lo avevano educato? Benissimo, lo avresti fatto tu.

"Però dovresti smetterla di dire certe cazzate sul mio conto"

Avevi sputato acida.
Il modo in cui ti guardava non era cambiato di una virgola, anzi, aveva sorriso, come a prenderti in giro.

"Non mi sembra di aver sparato cazzate, sei sempre in giro a farti scopare dal primo che capita"

Aveva detto senza smettere di sorridere in quel modo canzonatorio.
La calma e l'autocontrollo? Perché dovevi usarli se la persona davanti a te ce la metteva tutta per farteli dimenticare?

Jeongin aveva fatto per superarti, dato che eri davanti a lui all'uscita dell'ufficio, voleva andare in cucina a mangiare qualcosa, ancora non aveva fatto colazione. Teneva lo sguardo alto, senza degnarti di attenzioni, non avrebbe potuto fare una mossa più sbagliata.
Avevi allungato la gamba, facendogli lo sgambetto, solo per recuperarlo prendendogli il colletto della maglia, trascinandolo alla tua altezza, incrociando il suo sguardo col tuo.

"Ascoltami un secondo, sottospecie di moccioso viziato"

Avevi detto con tono falsamente calmo.

"Io non sono qui per farmi prendere per il culo da te, sono qua per nascondermi, perché se muoio io morite tutti"

La tua voce iniziava a trapelare del nervosismo e della rabbia.
Il ragazzo finalmente iniziava a rendersi conto di cosa aveva fatto facendoti arrabbiare, aveva gli occhi sgranati e un'espressione terrorizzata.

"Avete combinato un casino e ora vi sto facendo il favore di risolverlo, anche se non sono qui per questo"

Mentre parlavi Jeongin era completamente in silenzio e in preda all'ansia, ti guardava in faccia spaventato, incapace di muoversi.

"Hanno rapito Chan e mi sto buttando volutamente nella braccia dei russi per recuperarlo"

Avevi fatto una pausa per accertarti che il concetto entrasse bene nella testa del ragazzo.

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