Capitolo 12

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"Allora, com'è andata?"

Avevi chiesto a Yeonjun a fine pausa pranzo una volta tornati in classe. Era ancora più rosso e più felice di quella mattina, il suo buonumore ti aveva contagiata.

"Siamo andati a parlare da soli in corridoio"

Aveva detto, mettendo suspance nelle sue parole e tu lo avevi incitato a continuare.

"E ci siamo baciati"

A quelle parole gli eri praticamente saltata addosso, abbracciandolo.
Ora che andavi a scuola iniziavi a provare le emozioni tipiche dell'adolescenza: iniziavi a farti degli amici, fare nuove esperienze e provare sensazioni diverse da quelle a cui eri abituata. Stavi diventando più ribelle rispetto a comei tuoi genitori ti avevano cresciuta, ti sentivi leggermente in colpa, ma non riuscivi a opporti a quell'istinto che ti spingeva a infrangere le regole che ti avevano e che ti eri sempre imposta.
Il lavoro naturalmente era sempre al primo posto nella tua gerarchia personale, su quello non sgarravi assolutamente, ma la vita privata era tutto un altro discorso.
Ora eri libera, potevi fare quello che volevi finchè non compromettesse la tua carriera e, inconsciamente, non volevi privarti di nulla.

Eri felice, felice per un tuo amico, non ti era mai successo.
Era una gioia così genuina, ti faceva stare così bene, non l'avevi mai provata in vita tua e questo ti rendeva malinconica. Avevi pensato a tutto ciò che il lavoro della tua famiglia ti aveva tolto, ecco perché tua madre era stata così riluttante nel farti andare via, erano stati i tuoi nonni ad aver insistito.
Ai tuoi compagni non era mai stato tolto tutto questo, erano andati a scuola, avevano fatto esperienze, avevano toccato la vita con mano prima che l'avessi fatto tu che lo stavi facendo in quel momento. Era da quando ricordavi che avevi vissuto in funzione di quell'impero di cui avevi sempre pensato di essere l'imperatrice, ma in realtà ne eri una schiava.
Non ti eri mai sentita così vuota, così bambina, per la prima volta ti eri resa pienamente conto di tutto ciò che ti mancava.

Dovevi rivendicare la tua vita, ti spettava di diritto, era tua e di nessun'altro. Dovevi recuperare tutti gli anni che avevi perso, ti  mancava solo un anno e poco più di adolescenza per fare tutto quello che non avevi mai fatto per poi tornare a fare quello per cui eri nata.
Iniziavi a dubitare della tua famiglia e soprattutto dei tuoi genitori. Ti avevano fatta nascere solo perché serviva un erede o perché volevano una figlia a cui voler bene?
Era un dubbio di quelli dolorosi, dubitare dell'amore dei tuoi genitori.
Per loro, ovviamente, anche se non lo sapevi, era stato veramente difficile tenerti segregata in casa. Vederti guardare fuori dalla finestra con quello sguardo triste che cercavi di nascondere senza troppo successo era stata una tortura, ma proteggerti era più importante. Lasciarti quasi completamente da sola in Corea del Sud era un'enorme fonte di stress per loro due, solo il fatto che nessuno sapesse il tuo nome, conoscesse il tuo viso e che fossi in casa con nove uomini addestrati -seppur fosse un affronto al loro onore- li tranquillizzava. Ancora non sapevano che Woojin non ci fosse più e che in reltà fosse una fastidiosissima spina nel fianco, non lo avevi riferito, se lo avessi fatto ti avrebbero fatta tornare subito indietro e non volevi assolutamente. 

Avevi scacciato quei pensieri dalla testa quando il professore di letteratura ti aveva richiamata, era passato un po' dall'intervallo e Yeonjun ti aveva già raccontato tutto di quel ragazzo che a quanto pare si chiamava Choi Soobin anche se avevi prestato poca attenzione.

"Ma avete tutti gli stessi cognomi qui?"

Gli avevi chiesto stranita, facendolo ridere di gusto. Effettivamente c'erano poche differenze nei cognomi.

"Rose, stai ascoltando?"

Ti aveva richiamata il professor Kim mettendo una mano sul tuo banco, facendoti alzare il viso verso di lui. Era incredibile quanto quell'uomo fosse bello, disarmante, ma non era il momento di ammirare il suo viso.

Poisonus RoseWo Geschichten leben. Entdecke jetzt