3. Past

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La speranza si era totalmente riversata sul secondo giorno di scuola. Dopo la visita alla clinica per animali, Deaton ci chiese una settimana di tempo per "studiarmi" e capire quale strana creatura mitologica fossi.

«E i vampiri esistono?» stavo tormentando Lydia con delle stupide domande sul mondo nascosto. Lei sorrideva ogni volta, ma riuscivo ad intuire dal tono della voce la sua irritazione.
I nostri armadietti erano adiacenti, e questo mi confortava: ad ogni cambio dell'ora avrei potuto chiederle qualche cosa in più.

«Chloe, non spaventarti per nulla. E per l'ennesima volta: no, i vampiri non esistono» poggiò un libro nel suo armadietto e mi sorrise. Era disperata, ma nonostante questo, mi prese sottobraccio e ci avviammo nell'aula di storia.

«Buongiorno Chloe» accennai un sorriso a Stiles: «Ciao Lydia» salutò poi. Il suo odore sembrava imbarazzato, ma svanì subito quando Scott lo spinse: «Buongiorno». Entrambi portavano uno zainetto molto piccolo, tanto che non capivo come potessero farci stare tutti i libri.
Prendemmo posto nei banchi: la rosso-fragola si sistemò in prima fila, mentre noi tre preferimmo la metà: io vicino a Stiles.

«Buongiorno a tutti. Io sono il vostro professore di storia, Yukimura» un uomo tranquillo, sulla quarantina, prese posto sulla cattedra e presentò anche sua figlia: «È carina» Scott non smetteva di fissarla, così questa volta fu Stiles a tirargli la sberla.
Nonostante non apprezzassi la materia, cercai di concentrarmi sulla lezione. Volevo fare buona impressione a tutti.

«Psst» sentii tirare lievemente i capelli, così voltai il viso verso l'unica persona che avrebbe potuto disturbare il professore: Stiles.
«Gli occhi» confusa, chiesi chiarimenti al ragazzo, che rubò una matita di colore viola dalla compagna dietro. Capii immediatamente, così li chiusi e cercai invano di tornare "normale": «Non so come fare!». Scott si accorse delle chiacchiere e le sue pupille divennero rosse: «Concentrati».

Era impressionante come lui avesse il controllo su tutto. Afferrai il banco con le mani, ma mi accorsi che stavano spuntando anche le brutte unghie: «Come?» ero confusa e agitata, e questo certamente non aiutava a concentrarmi.
Stiles mi prese la mano e, d'istinto, gliela strinsi. Pochi secondi dopo riuscii a far sparire le unghie e il viola. Mimai un grazie al mio vicino di banco e ripresi ad ascoltare il professor Yukimura.

Dopo le cinque ore mattutine, mi avviai con Lydia verso la mensa: mai avrei pensato che al secondo giorno di scuola mi sarei seduta vicino a qualcuno. Solitamente gli amici che avevo me li ero fatta con gli anni, e qualcuno se ne era pure andato.
«Non pensare che io venga nel bosco un'altra volta, Stiles» Scott ed il suo amico si sedettero di fronte a noi, ma continuarono imperterriti nel loro discorso: «Dai, amico. Sappiamo entrambi che ci potrebbero essere alcuni indizi».

«Lasciali perdere, fanno sempre così» mi sorrise Lydia, prima di propormi di andare a fare shopping lo stesso pomeriggio. Non ero entusiasta all'idea; non mi piaceva molto comprare vestiti che poi non avrei mai indossato.

«Scott, devo dirlo a Mason» una voce alquanto famigliare si sedette vicino a me. Mi ricordava qualcosa, o meglio, qualcuno, ma non sapevo precisamente chi.
Mi voltai di scatto, e rimasi esterrefatta dal ragazzo che mi si presentava di fronte: «Liam?!».
Lui si voltò, e la stessa mia espressione si stampó sul suo viso: «Chloe? Che.. che ci fai qui?».

Dunbar. L'amico che mi aveva abbandonata nella scuola precedente. L'amico che se ne era andato nel momento in cui più avevo bisogno di lui. L'amico che poi non si era più fatto sentire: «Vedo che sei vivo». Fece avvertire un sorriso timido, ma rimaneva imbarazzato. Non sapevo che emozione esprimere: lo stupore si alternava continuamente alla rabbia.

«Chloe, controllati» Scott mi riportò con i piedi per terra, ed io strinsi le dita sui miei palmi. Faceva male, ma era l'unico modo per tornare normale. Era stato espulso dall'altra scuola, ma poteva perlomeno salutarmi: «Non ho più fame, scusate» corsi via. Io non c'entravo nulla con loro. Non c'entravo nulla con la mitologia e nemmeno con Beacon Hills. O meglio, non volevo.

«Chloe, aspetta!» la sua voce riecheggiava nei corridoi, ma io non volevo saperne. Ero felice di saperlo vivo, ma mi aveva ferita, molto. Tra tutti, era l'unico a cui avrei dato la mia stessa vita per vederlo felice. Invece lui se ne era andato, lasciando un vuoto dentro me.

Mi chiusi la porta del bagno alle spalle, e tirai qualche sospiro di sollievo: non ero pronta ad affrontare un discorso con lui, soprattutto se non sapevo controllarmi. E nemmeno lui, da quel che ricordavo.

Mi ero preoccupata per Liam. Lo avevo cercato a casa, per telefono e contattando sua mamma: nessuna risposta. Non aveva lasciato niente di lui, nemmeno un piccolo indizio. Se ne era andato proprio quando il mio ex mi lasciò, senza alcun motivo. Il peggior periodo della mia vita, dopo la separazione dei miei.

Sciacquai le mani e il viso, volendo quasi togliermi il ricordo della persona che avevo appena visto. Non volevo cedere, ma mi stavano succedendo troppe cose strane. Riuscii a sforare i miei occhi viola: erano carini, ma mai li avrei voluti avere.

«Tutto bene?» d'istinto chiusi gli occhi e cercai il prima possibile di riportarli al mio verde naturale. La figlia del professor Yukimura era di fronte a me, così io inventai la prima bugia che mi passò per la mente: «Ho qualcosa negli occhi, tipo una briciola».
Si propose di aiutarmi, ma io mi allontanai dalla sua presa: «Kira, tranquilla. So cavarmela da sola». Delusa, indietreggiò di qualche passo, ed in quell'istante riuscii a tornare normale.

«Fatto» aprii gli occhi e le sorrisi: «Scusa, ma vado nel panico quando ho qualcosa nella pupilla» cercai di alleviare la tensione, e le proposi di unirsi a noi per la pausa pranzo. Dopo aver insistito, raggiungemmo gli altri che mi squadrarono. Liam non era più presente al tavolo, mentre Scott aveva gli occhi fissi su Kira: «Oggi lei pranza con noi».

Lydia ci fece posto e finimmo il pranzo assieme, chiacchierando e ridendo delle strane affermazioni di Stiles. Era un ragazzo molto simpatico, e riuscì a farmi scordare di ciò che era successo poco prima. Adorai il fatto che nessuno chiese nulla.

«Scott, dobbiamo sbrigarci» il moro magrolino guardò l'ora dal cellulare: «Abbiamo allenamento» infine, si alzò dal tavolo con un certo vanto, come se giocasse in una squadra importante.
«Venite a vederci?» il ragazzo più muscoloso seguì l'amico, liberando il tavolo dal suo vassoio.
Kira ed io, all'unisono, rispondemmo positivamente alla proposta, mentre a Lydia non entusiasmò l'idea: doveva fare compere.

Così, sparecchiammo il tavolo e ci dirigemmo verso gli spalti: «Stiles» lo presi sottobraccio e lo spinsi avanti, in modo che nessuno potesse sentirci: «Ci sarà pure Liam?» lui si liberò dalla mia presa e, confuso, fece cenno di sì con la testa. Rabbrividii, ma non volevo tirarmi indietro: «Forza Chloe, ti farò vedere quanto potrai vantarti di avere un amico bravo a lacrosse».
Gli sorrisi e lui mi circondò le spalle con il suo braccio: «Sappi che l'ultima cosa che ho detto è un'enorme stronzata» rise, ed io lo seguii.

Mentre i ragazzi si inviarono negli spogliatoi, Kira ed io prendemmo posto sugli spalti, ansiose di vedere i nostri amici giocare: «Chloe, posso chiederti una cosa?» l'odore della ragazza seduta affianco a me si fece sempre più imbarazzato, ed il colorito del suo viso lo accentuò: «Scott.. ecco, lui è.. single?» Stupita dalla domanda, annuii prontamente. Mai avrei pensato ad una confidenza del genere.
«A dir la verità lo conosco da tre giorni, ma penso di sì». Lei tirò un sospiro di sollievo e ci concentrammo sul campo.
I ragazzi sembravano abbastanza preparati e forti: chi più, chi meno, ma la cosa che più interessava era il loro fisico. Soprattutto quello di Stiles.

Liam. Lo avevo già visto giocare, per cui non mi stupii delle sue forti abilità. Andavo ad ogni sua partita, lo sostenevo in tutto. E vederlo lì, nel campo della scuola, mi faceva stare male.
Mi era mancato, tanto. Mi ero preoccupata, troppo. Ma lui sembrava non fregargliene nulla: qualche volta mi fissava, ma nulla di troppo intenso o emotivo, non era più quello di prima.
Nessuno lo era più.

SHE IS A TEEN WOLFWhere stories live. Discover now