1. Truth

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Sentii un lamento lontano provenire da un ragazzo, seguito da alcune parole che si fecero sempre più rimbombanti e vicine alle mie orecchie: «Forza Scott. È morta, amico».
Al mio naso arrivò un odore gradevole di menta mischiato a vaniglia, e pian piano iniziai ad acquisire lucidità.

«No Stiles. Ho una strana sensazione». Che cos'è uno stiles? Mi girai su un fianco, dal lato da cui provenivano le voci, ed aprii lentamente gli occhi: due ragazzi mi stavano scrutando attentamente, chini sul mio corpo.

«Potete smettere di urlare? Sono ad 80 centimetri dalla vostra bocca e vi posso benissimo sentire» biascicai, e mi alzai a sedere.
Il ragazzo meno muscoloso guardò il suo amico con la bocca spalancata, quasi non avesse alcuna parola da proferire.
Il collo emanò una fitta così forte che fui costretta a stringerlo con la mano.
Urlai dal dolore e, non appena il ragazzo con la faccia sconvolta si girò nella mia direzione, strillò più forte di me: «C'è del sangue, Scott. Del sangue!». Un attimo dopo, svenne.

Mi guardai la spalla, e la manica della t-shirt che stavo indossando era interamente ricoperta di un fluido rosso scuro.
«Quel figlio di buona donna» sussurrai, ed i ricordi iniziarono a riaffiorare.

Mi guardai attorno e, nonostante non conoscessi a fondo la nuova casa, ero sicura di non trovarmi sul mio divano. «Scusate, ma dove diavolo siamo? E soprattutto, chi siete voi?». Mi soffermai a fissare il ragazzo steso a terra: «Il tuo amico si sente bene?» chiesi.

«Mia mamma è un'infermiera, ti porto da lei» il ragazzo tranquillo mise il mio braccio intorno alle sue spalle, e, sorreggendomi, mi accompagnò fino ad una jeep abbastanza vecchia: «Ti fascerà il collo e poi potrai tornare a casa tranquilla».

«E mio papà? Sarà sicuramente preoccupato!» il ragazzo si accarezzò la nuca e mi fece cenno di guardare il mio cellulare:

"La scuola ha organizzato un party, torno domani pomeriggio. Un bacio, xoxo".

«Era l'unica cosa che potevamo fare» in allegato vi era anche una foto un po' modificata, ma talmente credibile da non lasciare insospettire mio padre. Trattenni una risata, esausta dalla cittadina.

«Ti chiedo solo un favore. Potresti non urlare? Insomma, sei vicino a me più di quanto credi, e non dovrei avere problemi di udito» risposi, stanca delle sue grida. Intanto, il suo amico ci raggiunse ed entrambi si scambiarono uno sguardo perplesso.

«Scusa, posso?» il ragazzo più muscoloso indicò il mio collo, così io lo tesi e glielo resi più visibile: «Io non so ancora se posso fidarmi di voi. E soprattutto, che ore sono? Io oggi dovrei iniziare scuola!» iniziai ad irritarmi, non sapevo per quale preciso motivo, ma sentivo la rabbia che si impossessava sempre più di me.

«Io sono Stiles, e lui Scott» il ragazzo più magrolino prese l'iniziativa: «Ora ci conosci. E comunque, sono le quattro del mattino, farai in tempo ad andare a scuola, te lo prometto». Sbuffai spazientita, anche se la furia iniziò a svanire.

«Portala a casa mia, vi raggiungo subito con Derek» Scott diede una pacca sul petto del suo amico, come segno affettuoso, e sparì dalla mia vista. Il magrolino, invece, mi accompagnò alla sua auto e avviò il motore.

«Potresti portarmi a casa? Ho bisogno di farmi una doccia» chiesi, con la voce leggermente alterata.
«No. Tu non te ne vai finché non avremo capito cosa sei».
«Io sono una persona, non una cosa, Stiles» il suo nome mi appariva troppo strano. Con che capacità i suoi genitori lo chiamarono in quel modo?

Quando mai non scelsi di starmene a casa con mia madre? Malgrado in quel momento non la sopportassi, sicuramente un maniaco non mi avrebbe morso il collo, ed un ragazzo non mi avrebbe portato in giro con la sua vecchia jeep la prima volta che lo avrei visto.

La macchina si spense davanti ad una dimora grigia e molto carina. Scott e colui che doveva essere Derek si trovavano davanti al portone di casa: nonostante la cittadina fosse cupa, i ragazzi erano molto carini.

«Signorina, vuoi scendere dall'auto o no?» Stiles mi aprì la portiera ed io lo fulminai con lo sguardo. Lui indietreggiò di qualche passo, si toccò i capelli e si appoggiò alla macchina come se volesse nascondere lo spavento. Era carino pure lui.

Scesi e nella testa mi balenò l'idea di scappare, ma avevo paura di perdermi ancora più di quanto non lo fossi in quel momento. Ero stanca, ed avevo una strana sensazione in corpo, come se qualcosa volesse uscire, ma non riusciva perché lo stavo bloccando.

Raggiunsi i due ragazzi e Derek mi squadrò da capo a piedi: «Ma che problemi ha mio zio?» entrò in casa non appena Scott aprì la porta ed io, presa dall'istinto, lo seguii.

Il soggiorno della casa di Scott era molto sofisticato, anche se un po' disordinato. Mi sedetti vicino a Stiles, in quanto la muscolatura degli altri due ragazzi mi intimoriva molto di più.
«Quindi.. qual è il tuo nome?» il ragazzo di fianco a me fu il primo a rompere il ghiaccio, quasi si fosse creata una sorta di imbarazzo nell'aria.
«Chloe Allison Parker» risposi a comando. Era da sedici anni che lo ripetevo quando i miei genitori mi presentavano a qualche strano cliente.

Stiles e Scott si guardarono, e vidi un cenno di malinconia negli occhi di entrambi: «Andava bene solo Chloe» Derek portò tutti con i piedi per terra, e, un attimo dopo, si presentò a pochi centimetri da me: «Alzati, ragazzina».
«Siete scorbutici voi di Beacon Hills» sbuffai, e feci come mi era stato imposto.

Il ragazzo davanti a me strappò la manica della mia t-shirt e fece qualche passo indietro: «È guarita» disse infine. Stiles e Scott sobbalzarono in piedi e controllarono il mio collo con i loro occhi: «Oh porca vacca» dissero all'unisono.
Massaggiai stranita la mia pelle, e sentii che non vi era più alcuna ferita: «Ma non è possibile! Fino a qualche secondo fa mi faceva male! E poi, guarda, sono sporca di sangue!» strillai, presa dal panico.

«Un'altra dimostrazione è il fatto che lei ci sente urlare» disse Scott a Derek.
«È per questo che mi hai scongiurato di sussurrare, Scott?» disse l'amico, ridendo. Il moro fece spallucce e poi tornò a fissare il mio collo scoperto e pulito: «Ed ora che si fa?»

Stiles mi invitò a sedermi nuovamente sul divano, e si accomodò di fianco a me: «Bene. D'accordo Chloe. Stanotte hai visto molte cose strane, e altre cose strane succederanno a causa delle cose strane che sono successe stanotte, capisci?»
«Non proprio» guardai Scott: «Seriamente amico? Di nuovo?» lo rimproverò, poi guardò me: «Non ascoltarlo. Ora Derek ti spiegherà tutto».

Il ragazzo che sembrava più grande di tutti incrociò le braccia al petto: «Oh, okay» mi fissò: «È ora che ti spieghi un paio di cosette» prese la sedia di fianco a lui e la posizionò di fronte a me. Si sedette e mi guardò intensamente negli occhi.
«Beh, ecco, vedi. Ieri sera sei stata morsa da mio zio, Peter Hale. E, beh, il fatto che non ci sia già più la cicatrice implica che tu sia diventata una di noi» indicò se stesso e Scott.

Deglutii con forza. Non capivo cosa volesse dire. Squadrai da capo a piedi entrambi i ragazzi, e cercai qualcosa che li accumunasse: «Diventerò muscolosa quanto voi?» già immaginavo la facilità con cui avrei percorso la mia maratona.
Derek scoppiò a ridere, ed io arrossii dalla vergogna per ciò che avevo detto: «Mi stai simpatica» aggiunse.

«Divertente, sì» intervenne Stiles, quasi offeso dalla mia esclamazione.
«Guardaci bene» Derek si alzò in piedi e si girò di schiena, seguito da Scott: «Continuo a non capire» farfugliai, vedendo che compivano dei strani movimenti con il collo.

Non appena si rigirarono, sobbalzai dallo spavento, e, d'istinto, cercai di proteggermi nelle braccia di Stiles: «Oddio, cosa sono?» chiesi, con voce tremante.
«Loro sono persone, non cose Chloe» mi imitò il magrolino, ed io mi staccai subito dalla sua stretta.

Qualche secondo dopo tornarono normali, ed io scoppiai a ridere: «E con un piccolo morso, io dovrei esser diventata un mostro? Non prendiamoci in giro ragazzi».
«Questo spiega la tua capacità di sentire le voci così forti e di non avere più il morso» Derek mi prese il braccio e mi portò davanti allo specchio del bagno.

Con le unghie, o meglio, artigli, mi perforò il braccio, e qualche secondo dopo ululai dal dolore e mi trasformai in un mostro. Cosa mi stava succedendo? Avevo le allucinazioni?

SHE IS A TEEN WOLFWhere stories live. Discover now