Capitolo 46 (Questione di tranquillità)

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ZULE's POV

"Saray, non posso stare qua tutto il fottuto giorno. Ho due riunioni oggi e vorrei tornare a casa dalla mia bellissima fidanzata. Quindi se non ti dispiace muoverti ad arrivare" la sento ridere dall'altra parte del telefono.
"Calma hermana, sono praticamente arrivata, sto salendo con l'ascensore"
"Vale" chiudo la chiamata, per poi sbuffare, continuando ad occuparmi delle scartoffie di casi precedenti, che ho lasciato come lavoro arretrato.
"Eccomi" dice, aprendo la porta, dopo forse due minuti dalla chiusura della chiamata.
"Por dios, tieni. Metà per uno. Non riuscirò mai a finire per la prima riunione se non mi aiuti"
"Tranquilla Zule. Perchè hai tanta fretta?"
"Te l'ho detto. Voglio stare con Maca. Si sta riprendendo e voglio solo starle acanto" sorride, facendomi girare gli occhi al cielo, mentre afferro un'altra penna, passandogliela.
La afferra, per poi annuire, cominciando a scrivere.
"Devo ammettere che un amore come il vostro è raro. Tienitela stretta Zule" trattengo un piccolo e quasi impercettibile sorriso, mentre penso e ripenso alla mia biondina.
La notte scorsa si è concessa a me, combattendo la sua paura e il suo senso di colpa, e devo ammettere che è stata una cosa bellissima.
Nonostante tutto, si è fidata di me, e amo questa cosa da morire.
"E con la ricciolina? Tutto bene?"
"Si. È ancora un pò provata. Esattamente come Maca, ma si riprenderanno"
Annuisco, guardandola, mentre l'immagine di Maca mi arriva nitida nella mente.
Voglio portarla al mare, o in qualsiasi altro posto.
Non mi interessa della gente, faremo in qualche modo, ma in questo momento ha davvero bisogno di staccare la spina per un pò. Voglio farle fare una settimana lontana da tutto questo schifo, solo io e lei.
Voglio poter essere la sua tranquillità, come lei è la mia.

Passano forse venti minuti, poi la porta del mio ufficio viene spalancata, facendo sussultare sia me che la gitana, mentre guardiamo la Riccia davanti noi, con il fittone e gli occhi rossi.
"Hey..." Saray si alza, andando ad abbracciarla, mentre chiude la porta alle sue spalle, ma lei si divincola quasi subito.
"Z-Zulema...devi aiutarla" subito aggrotto le sopracciglia quando parla, non capendo a cosa si stia riferendo.
"Maca..." continua, e nel sentire il suo nome sgrano gli occhi.
"Cosa? Cos'ha? Sta male?" Chiedo, alzandomi subito in piedi, mentre lei piange, scuotendo la testa.
"Riccia!" Sento una paura tremenda salirmi dentro, ma quando sento le successive parole, che escono spezzate dalla bocca della bruna davanti a me, sento la felicità che stavo cercando di costruire con Maca svanire.
Tutto mi crolla addosso, e sento il terreno mancarmi da sotto i piedi.

"Hanno arrestato Maca"

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Non credo di essere mai andata tanto veloce prima.
Non guido quasi mai da sola, nonostante mi piaccia farlo, perché mi sono abituata alla presenza di Carlos.
La lancetta sul cruscotto sale sempre di più, mentre sorpasso le macchine a tutta velocità, sotto i clacson protestanti.
Il piede sull'acceleratore non sembra avere intenzione di rallentare, mentre la mia mente sta già pensando ad ogni eventuale possibilità.
Non riesco a smettere di elaborare informazioni, mentre non so nemmeno cos'è successo, o perché l'hanno arrestata.
Poi improvvisamente mi viene in mente una ragione possibile: la lite nel vicolo.
Sbatto violentemente la mano sul volante, più volte, mentre sento il mio cuore accelerare, facendomi sentire i battiti forti.
Non permetterò a nessuno di portarmela via, tantomeno alla polizia, che cerca colpevolezza anche negli innocenti.
Sfreccio tra queste strade troppo strette, sperando con tutta me stessa che sia solo un sospetto.
Varco rapidamente la soglia della centrale di polizia, mentre sento la ragione perdersi lentamente, incapace di rimanere lucida.
"Dove stanno interrogando Macarena Ferreiro?"
La donna alla scrivania si zittisce, tirando su il telefono, ma io metto il dito sul piccolo aggancio che fa chiudere la chiamata.
"Niente avvertimenti. La polizia è solita fare di tutto per non tirare in mezzo avvocati all'inizio, in modo da avere più prove incriminanti. Le ricordo che è illegale. Dimmi dove cazzo è prima che io faccia una pazzia" la guardo, con occhi irati, pieni di guerra, e lei sembra spaventata dalla mia reazione.
Annuisce, deglutendo, mentre riaggancia il telefono.
"Sala interrogatori numero 3"
"Gentilissima" dico, con tono più ironico che altro, per poi dirigermi rapidamente in quella direzione.
Sono stata in questo luogo fin troppe volte, per difendere persone che erano soltanto il mio lavoro, mentre adesso percorro questi corridoi con il cuore a tremila e la paura nel petto.
Non so quanto si grave.
Non so quante prove abbiano.
Non so niente, e potrebbero avere tutto, come niente.
Non so nemmeno quale sia la verità, mentre la mia mente ripensa ad ogni evento di quella sera: era sotto shock quando l'ho trovata, e ubriaca.
Sento gli occhi lucidarsi, ma respingo quelle lacrime che cercavano di uscire con tanta forza.
Mi maledico da sola per averla lasciata là fuori per così tanto tempo.
Avrei dovuto cercarle prima, e tutto questo non sarebbe accaduto.
Trovo la stanza e spalanco la porta, trovando Macarena con i polsi ammanettati, e il viso contratto, nel tentativo di apparire forte davanti a loro.
Noto come la sua espressione si tramuti in sollievo, al contrario di quella del poliziotto che conosco fin troppo bene.
"Cosa cazzo ci fai qua?"
"Sono l'avvocato della signorina Ferreiro. La stai interrogando senza un avvocato Tamayo? Ti devo ricordare come funziona la legge?"
Fa un sorriso tirato, per poi serrare la mascella.
"Spegni quella cazzo di telecamera e lasciami parlare con la mia cliente"
La lucina rossa sullo strumento di ripresa, posto nell'angolo destro di questa stanza, si spegne, mentre lui e il suo secondo si allontanano.
"Ci mancava la puta Zahir" dice, chiudendosi la porta alle spalle.
Solitamente quel complimento mi avrebbe fatta sorridere, ma questa volta la mia attenzione è su Macarena.
Mi avvicino rapidamente a lei, che mi porta le braccia, seppur ammanettate, al collo, stringendomi, dopo essersi alzata.
Scoppia a piangere, e capisco quanto sentirla così mi faccia male, mentre le mie mani accarezzano dolcemente la sua schiena.
"Shh...calmati Maca. Sono qui. Okay?" Annuisce, e aspetto che si calmi, per poi farla staccare un po, prendendole il viso, coperto di lacrime.
"Cos'è successo?"
Respira con affanno, e non riesce a parlare, mentre scuote la testa.
"Shh" la tiro nuovamente attaccata a me, ma non può stringermi, per colpa delle manette.
"Maca ti tiro fuori da questo casino. Te lo prometto" singhiozza, infilando la testa nell'incavo del mio collo.
"Z-Zule..." la voce le trema e le si rompe, mentre io sento il cuore spaccarsi nel mio petto, cercando di stringerla il più possibile.
Le sollevo poi il viso, guardandola negli occhi, rossi e pieni di lacrime, facendomi sentire così terribilmente male.
"Ti hanno fatto domande?" Annuisce, e chiudo gli occhi, pregando che le sue doti di avvocato l'abbiano fatta ragionare.
"Hai risposto?" Scuote la testa, e un sorriso fiero si stampa sul suo viso.
"Brava" sorride debolmente, mentre sento una tormenta dentro di me.
Le bacio la fronte, e poi le alzo il viso dal mento, mentre altre lacrime le rigano il viso.
"Ti giuro che non permetterò che ti portino via. Ti fidi di me?" Annuisce, e io sorrido, facendo lo stesso, per poi darle un leggero bacio sulle labbra.
"Non ti lascerò andare in prigione. Okay?"
Mentre lo dico a lei, prometto anche a me stessa di fare tutto ciò che è in mio potere per tirarla fuori da questo casino immenso, cercando come prima cosa, di capire cos'è successo quella notte.
"Andiamo" le dico, andando verso la porta, mentre lei mi segue, con la testa bassa.
Appena varchiamo la porta, Tamayo arriva, piazzandosi davanti a me.
"Dove cazzo andate?"
"Avete prove incriminanti contro la mia cliente?" Non dice niente, continuando a fissarmi, mentre io faccio un sorriso tirato.
"Molto bene. Quando e se mai le avrete ci chiamerete a processo. Adesso può lasciare la struttura. Legalmente parlando. O vuoi fare le cose illegali? Mh, Tamayo?" Chiedo, avvicinandomi a lui, che sbuffa una risatina ironica e isterica.
"Si. Ci vedremo a processo, stai tranquilla"
"Stai pronto a perdere allora" dico, per poi fare cenno a Maca, dietro di me, dopo che le sono state tolte le manette.
Mi affianca, mentre si tocca i polsi, doloranti e segnati dalle manette troppo strette.
Stringo gli occhi, cercando di mantenere un controllo che sto per perdere.
Arriviamo all'ascensore, e quando le porte si chiudono, lei si getta tra le mie braccia, facendomi sussultare.
La stringo, ma dopo poco alza la testa, e io le prendo le labbra, baciandole, mentre entrambe facciamo trasparire la paura di perderci.
Appoggio la fronte alla sua, accarezzandole il viso, mentre altre lacrime glielo rigano, per poi sentire il suono dell'ascensore che si apre.
Mi stacco, e la prendo per un polso, tirandola fuori.
Voglio allontanarmi da questo posto il più possibile. Saliamo in macchina, e la bacio ancora, sentendo che sta bene. È qua.
Cerco di scacciare la terribile sensazione di averla persa, mentre le sue mani, ora libere, trovano il mio viso, accarezzandolo.
"Portami...a casa" sussurra, e io la guardo, aggrottando le sopracciglia, per poi scuotere la testa.
"Non starai da sola. Mai. Scordatelo Maca"
"Zulema..."
"No. Vieni a casa con me. E ci rimani"
"Zule..."
"Non voglio sentire obiezioni"
"Smettila. Mi spaventi" dice, con la voce spezzata, e io faccio scattare il mio sguardo sul suo viso, così pieno di paura, tristezza, rancore.
Mi guarda, con quei suoi occhioni verdi, sfumati leggermente di qualche sfumatura tendente al giallo, mentre li noto ancora rossi.
"Scusami" la tiro, facendole posare il viso nell'incavo del mio collo, mentre la accarezzo, cercando di trasmetterle una leggera sicurezza.
"Ti amo. Non voglio che ti accada nulla. Ti prego...stai con me. Vieni a dormire da me, e la Riccia può andare da Saray. Ti accompagno a casa a prendere quello che ti serve. Stai da me per tutta la durata del processo" noto come mi guarda, respirando a fatica.
"Processo?" Chiudo gli occhi, capendo di aver detto l'unica cosa che non dovevo, per poi accarezzarle il viso con dolcezza.
"Se ti hanno arrestata hanno prove per avviarlo. Ma non per arrestarti ancora" annuisce, per poi contrarre il viso in un'espressione di dolore.
"Maca...ci sono io. Ti prometto che non andrai dentro"
"Ti prego Zule, non lasciarmi"
"Non lo farò...vieni con me" mi guarda, per poi annuire, sorridendomi in modo forzato, facendomi fare una piccolissima smorfia di sollievo.
La abbraccio, per quanto possibile in questo spazio stretto, per poi dire a Carlos di accompagnarci a casa sua per prendere la roba che le servirà in questi giorni.

𝙻𝙰 𝙻𝙴𝙶𝙶𝙴 𝙳𝙴𝙻𝙻'𝙰𝙼𝙾𝚁𝙴 -𝚉𝚄𝚁𝙴𝙽𝙰-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora