La terza Moira

0 0 0
                                    

«Notte poi partorì l'odioso Moros e Ker nera e Thanatos, generò il Sonno, generò la stirpe dei Sogni;e le Esperidi che, al di là dell'inclito Oceano, dei pomi aurei e belli hanno cura e degli alberi che il frutto ne portano;e le Moire e le Kere generò spietate nel dar le pene:Cloto e Lachesi e Atropo, che ai mortali quando son nati danno da avere il bene e il male,che di uomini e dei i delitti perseguono;né mai le dee cessano dalla terribile ira prima d'aver inflitto terribile pena,a chiunque abbia peccato.»

(Esiodo, "Teogonia", vv. 211-222)


2 Febbraio

Correva, correva a più non posso. Saliva le scale due gradini alla volta, con il rischio di spezzarsi l'osso del collo, veloce quasi quanto Filippide. Arrivata al terzo piano, il suo sguardo cadde su un carrello sospeso lì vicino. Che stupida! Come aveva fatto a non pensarci?

Vi saltò dentro e tirò le corde con così tanta forza che le si arrossarono i palmi. Nonostante la cascata di fili di rame attraverso cui stava passando, lei ne vedeva soltanto uno:quello che avrebbe tagliato. Doveva sbrigarsi, non c'era tempo da perdere.

Raggiunto il ventesimo piano scavalcò la balaustra con un balzo, ma calcolò male il salto e inciampò, ritrovandosi per terra. Dopo essersi rialzata, si ritrovò davanti Kira, con la sua tipica espressione di pietra:impugnava un paio di cesoie argentate, chiuse sopra il filo.

Questo cadde mollemente verso il basso, disegnando delle onde disordinate, come quelle che si formano sulla superficie del Mar Egeo scosso da Eolo. Rimase attaccata al soffitto solo la punta, che si dissolse pochi secondi dopo insieme al resto.

La ragazza era sconvolta.

"Come...Come hai fatto...?"

"Ero già qui. Ne ho tagliati altri tre, poco fa, sempre su questo piano"

Yvonne sussultò. Quindi adesso sua sorella era in vantaggio di quattro vite. Era terribile, doveva assolutamente recuperare.

In quel momento, Cloe raggiunse con un altro carrello il punto in cui era stato tagliato il filo, affondò entrambe le mani nel soffitto fatto di immagini in movimento e vitalità e le tolse poco dopo, lasciando dietro a ogni dito un piccolo filo identico a quelli già presenti.

Le due ragazze stettero lì, appoggiate alla balaustra del nono piano, fissando il soffitto e i fili, non necessariamente in quest'ordine, in attesa di porre fine a qualche altra vita.

Zoe, dal trentunesimo piano, aveva visto tutta la scena e si concentrò in particolare sulle gemelle. Erano nella stessa posizione, sembrava che ci fosse uno specchio in mezzo a loro e che solo una delle due esistesse realmente.

Era forse un presagio futuro?

La Torre del Fato si sviluppava su cento livelli concentrici, raggiungibili grazie ad altrettanti carrelli sospesi, aggiunti per facilitare la salita e la discesa, e a due scale a chiocciola che avvolgevano la costruzione in una spirale candida.

Tutto era bianco, dalle colonne doriche che sorreggevano i vari piani ai bassorilievi sulle pareti che raffiguravano, dal basso verso l'alto, ogni generazione di Moire che si era susseguita.

In basso c'era una porta di legno di sambuco, decorata da trame più complicate di quelle che tessevano Penelope o Aracne e che permetteva solo alle sorelle più grandi di andare nel mondo dei mortali, mentre in alto c'era quella che Cloe chiamava "la finestra".

Perchè, in effetti, era l'unica finestra dalla quale tutte le sorelle potessero vedere quel luogo di cui una volta facevano parte.

Non stavano mai fermi, i mortali, sempre impegnati a fare mille cose al minuto. Correvano, parlavano, si agitavano, faticavano. Una visione davvero interessante, anche se non sempre gradevole.

~ Tales ~Where stories live. Discover now