4.

161 15 26
                                    


Le mura della casa sembrano stringersi sotto il suo fievole, accennato tocco. La luce che penetra dalla finestra inonda la sala di una calda ombra mentre  il pavimento si incrina con un suono acido sotto i suoi passi attenti.
«C'è qualcuno?» chiede Dean d'un fiato. E solo il silenzio gli risponde.

Cosí - la stanza vuota, l'eco tenera della sua voce che ora ondeggia, rimbomba e chiama a sé tra le pareti bianche, l'assenza di odore  rara in quel luogo - sembra un sogno. Se solo, infatti,  Dean si apprestasse ad aprire la porta scura che dista di qualche metro, è certo che l'odore del prato inonderebbe la stanza ed inebrierebbe le narici di chiunque si assesti solo per qualche attimo a lasciarsi avvolgere dal profumo.

Si muove di un passo, due ed aguzza la vista da parete a parete, cercando di catturare con lo sguardo tutto ciò che riesce a intravedere. La sua mano si posa su una cornice argentea, impolverata su un comodino altrettanto intriso di grigio, che potrebbe applicarsi ad una foto come ad abbracciarla in motivi floreali se solo- nota Dean girandola- ce ne fosse una. La cornice è vuota, scarna, non c'è alcuna immagina dentro e Dean inarca le sopracciglia ed aggrotta la fronte, confuso.

Poi, avanzando, la lascia andare.

Ogni rumore che Dean potrebbe immaginare scompare, si dissolve nel suo solo sospiro e nello scricchiolare del pavimento sotto le sue scarpe ancora sporche di fango. Ogni odore che vorrebbe sentire è assente e l'unica cosa percepibile diviene il sudore che gli imperla la fronte, il lascito del profumo del sapone sui suoi capelli. Quella stanza è vuota e l'unica cosa che diventa testimone di quella realtà è Dean stesso. Le stanze, così come le decine di altre case in cui oggi è entrato e che si era immaginato piene di persone, quasi fossero dei vicini  in quel luogo di pace che altro non è che il riposo dell'anima, sono sgombre. È l'odore di Dean quello che inonda le pareti, è il rumore che Dean produce che incrina il silenzio, è il tatto di Dean che sembra donare luce agli oggetti che sfiora, altrimenti morte nell'ombra dove la luce della finestra non riesce ad arrivare. Ed è mentre Dean cammina da una sala all'altra, tutte vuote, uguali, silenziose e inodori, che capisce che è solo nella sua presenza che questa abitazione sembra viva.

 
Poi, quando anche l'aria sembra aggravarsi sul suo corpo per la troppa, insormontabile staticità, un fruscio di vento incrina la stanza e quando Dean, al suono, si volta,  Castiel lo sta giá guardando.
«Ciao, Dean»
Dean indietreggia di qualche passo mascherando l'azione in un sussulto di sorpresa, come se lo avesse spaventato, quando invece è solo la sua troppa  vicinanza la causa del suo veloce allontanarsi.
«Ei» replica, accennando un lieve sorriso. « Anche tu da queste parti?»

Le labbra di Castiel si curvano leggermente in quello che per tutti non è nulla, ma che Dean sa ormai riconoscere essere un sorriso.

«Ad ogni modo» dice allora mentre gli rivolge un viso contrariato e si posa una mano sul petto, sbuffando in modo drammatico « Uno di questi giorni dovremo metterti un campanellino. A meno che tu non voglia mi prenda un infarto»

I loro incontri sono fugaci, brevi, rapidi. Durano attimi e Dean ad ogni incontro sente il desiderio di parlare ancora con Castiel. Prima, quando erano sulla Terra, erano rare le occasioni in cui restavano soli, in cui potevano parlare l'uno con l'altro perchè  la rabbia, l'angoscia ed i rimorsi che li incatenavano erano davvero troppi. Ora, ogni suo avvicinamento equivale ad una mancanza. Ed ogni sua mancanza equivale alla sensazione di averlo perso un'altra volta, per sempre. E ogni sua vicinanza equivale, allo stesso tempo,  a quella aspra, viscida  sensazione  che si fa strada nel suo corpo e gli provoca un brivido che si dirama in ogni suo arto e lo fa sentire paralizzato: lui con Castiel  non dovrebbe parlare. Se non lo facesse, tutto questo sarebbe molto più semplice.

« Le possibilità che il tuo corpo subisca una necrosi ischemica in un luogo come questo sono infinitamente ridotte, Dean. Senza considerare che un ipotetico attacco cardiaco non ti condurrebbe alla morte dato ch-»

Il silenzio delle tue parole  - DestielWhere stories live. Discover now