Capitolo 45

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«No Liz, tu non andrai a Londra!» esclamò Tony in piena crisi isterica.
Sembrava un padre iper protettivo nei confronti della figlia femmina alle prime esperienze adolescenziali.
Peccato ci fossero delle leggerissime differenze: ero millenni piu grande di lui, e di certo non ero in piena crisi ormonale.
«Ti stai comportando in modo ridicolo» ribattei «Lei era una mia amica, ed anche di Howard, non puoi impedirmi di andare».
Cercai di mantenere i nervi saldi e non perdere quel minimo di controllo che mi era rimasto.

Ma se già stai adocchiando una lampada da potergli scagliare contro!

Forse, ma questo lui ancora non lo sa.

«Tu non andrai a quel funerale» il miliardario era irremovibile.
Era ormai un'ora che stavamo discutendo della questione "funerale", e lui non voleva sentire ragioni.
Ma a sua insaputa avevo preparato già le minime cose indispensabili per poter partire.
«Perché ti ostini a non volermi far andare?» chiesi ormai stanca delle sue continue esclamazioni
«Perché finiresti per far diventare il funerale, un dramma in perfetto stile Elizabeth Stark».
Lo guardai sconvolta «A cosa ti riferisci?».
«Ci sarà Steve lì, e non posso permettermi uno scontro con l'esercito inglese» mi disse serio.
Io roteai gli occhi «So che ci sarà Steve, ma in questa occasione sarò come la Svizzera» e gli sorrisi innocentemente.
Lui inarcò un sopracciglio «Fredda e calcolatrice?».
Il sorriso mi morì sulle labbra, e lo trucidai con lo sguardo «Bellissima e neutrale» ribattei.
«Tu? Neutrale?» mi disse scettico.
Io annuii convinta.
«Tu esageri sempre!» esclamò lui «Sei arrabbiata con Steve e sposi un altro!» mi fece notare lui in tono esasperato.
«Tecnicamente non l'ho sposato» gli ricordai.
«Tecnicamente sei una dea millenaria con problemi di bipolarismo».
«Questo non è affatto vero!» ribattei incrociando le braccia al petto.
Lui mi guardò contrariato «Dicevi di odiarlo, e poi te lo scopavi in un confessionale» mi ricordò lui.

Non ha tutti i torti.

«La puzza di incenso mi aveva offuscato i sensi» dissi la prima scusa che mi venne in mente.
Lui si portò le mani sui fianchi scuotendo la testa «E quando hai distrutto il mio attico a colpi di pistola per poi scoparci nell'ascensore?».
«Quello» lo indicai «Non era reale».
Lo vidi sbuffare «Non è questo il punto!».
«E qual è il punto, Tony?» dissi ormai esasperata.
«Che tu non sei lucida quando si tratta di Steve».
«Ti sbagli» ribattei.
«Tu non andrai a Londra, caso chiuso» liquidò la questione.
Sbattei un piede a terra.
«Non puoi impedirmelo» il mio tono si fece acuto.
Sembravo una bambina in piena crisi isterica.
Non volevo andare a Londra per Steve. Ma per Peggy.
Era stata una delle poche a credere in me oltre che ad Howard, ed era mio dovere essere presente.
E non capivo perché Tony si ostinasse così tanto a non volermi mandare.
Comprendevo fosse preoccupato per ciò che sarebbe potuto succedere, ma ero grande e vaccinata da poter prendere decisioni da sola.
«Vuoi scommettere?» mi provocò.
Strinsi i pugni, stavo perdendo le staffe.
«Qual è il vero problema Tony?» lo sfidai.
«È lui il problema. Credi sia cieco? So che pensi ancora a Steve» mi rivelò.
«Non è così» mentii.
«Allora dimostramelo! E non tornare da lui!» mi urlò contro.
Lo guardai sconvolta «Io ho il dovere di andare a quel funerale per tuo padre, e per Peggy, Steve non c'entra niente».
Prima tentennò facendo un paio di giri su se stesso, poi si avvicinò a me, prendendomi il collo tra le mani e facendo scontrare le nostre fronti l'una all'altra.
«Giuramelo» mi sussurrò con occhi lucidi «Giurami che non parlerai con lui, che non ti avvicinerai a lui, che sarà come se non fosse mai esistito, e che poi tornerai di nuovo qui da me».
Gli presi il volto tra le mani, accarezzandogli il leggero pizzetto per poi sorridergli «Te lo giuro Tony, tornerò sempre da te, sempre stato, sempre sarà».
Lo vidi sorridere.
«Sei tutto ciò che mi rimane, non posso perderti» chiuse gli occhi.
«Non mi perderai» lo rassicurai.
«Ti voglio bene Liz» e mi strinse in un forte abbraccio.
Gli circondai il collo con le braccia inalando il suo profumo
«Io di più» e strizzai l'occhio sdrammatizzando la situazione.
Si allontanò da me e sulla sua bocca si formò una O stupita.
«Oh davvero? E quanto?».
Gli accarezzai le guance continuandogli a sorridere.
«Ti amo tremila» ammisi infine.
Lui mi guardò sorpreso «Oh wow! Tremila eh?».
Annuii più volte.
Lui si allontanò ancora un po' per guardarmi soddisfatto «Non è una gara... Ma se lo fosse, vincerei io?» mi chiese serio.
Inarcai un sopracciglio «A che cos?» non finii di parlare che mi interruppe con un gesto della mano «Beccati questa soldatino surgelato dei miei stivali!».
Scossi la testa.
Me lo sarei dovuta aspettare.

PHOENIX ☯︎︎//MARVELWhere stories live. Discover now