"Sto per mettere fine a un'altra vita. A più di una, Perchè sono condannata a subire questo?..."

Quella sera, la disgrazia si era abbattuta su una baracca. Genitori poverissimi, nove figli.

Li uccise tutti, tra le grida impaurite dei bambini e i tentativi impotenti dei genitori di salvarli.

Ma il demone non era soddisfatto.

"Di più...devi ucciderne di più...ancora di più, molti di più..."

Era la voce che le parlava ogni volta che poneva fine a una vita.

Monika si guardò intorno. Il suo sguardo si osò sul pugnale insanguinato, poi sul suo braccio. Lo guardò con enfasi, gli avvicinò la lama ma subito la scagliò contro il muro. Poi la raccolse e scappò in cerca di altro cibo.

La mattina seguente era di nuovo bloccata a letto, con lo sguardo fisso verso l'alto, terribilmente sofferente, ricoperta di porcellana dalle anche al collo.

"Dovevo proprio nascere? Proprio in questa famiglia? Eppure io non ho mai detto a nessuno di voler esistere. Questa non è vita, è soltanto un ciclo infinito di dolore"

Era notte fonda. L'eclissi era appena iniziata.

Una piccola ombra cominciava a oscurare la luna. Si alzò una leggera brezza e sembrava che il pesco stesse per vivere i suoi ultimi attimi. Le ombre erano inquiete.

Monika era ai piedi dell'albero. Si guardò la vestaglia insanguinata, respirò l'odore acre che emanava e restò con la testa tra le mani. Dopo alcuni minuti si alzò e, in preda al dissidio più totale, andò incontro al buio, a piedi scalzi, sempre più in fretta.

Dietro di sè lasciava solo uno strascico di sangue. Strisciava tra le colonne, sporcandole di morte, e si trovò davanti alla magione dei Simshauser. I coniugi avevano organizzato un evento per poter ammirare l'eclissi insieme a tutti i loro ospiti.

Un'altra festa, un altro banchetto per i presenti, ma soprattutto per lei.

Sorrise malignamente e sgattaiolò nelle segrete. Da lì, aiutata dalla complice oscurità, sarebbe risalita fino alla sala da ballo e poi sulla terrazza dove gli invitati avrebbero guardato il fenomeno lunare.

La luna si era oscurata per metà. Il vento aumentò, le frasche si agitarono nel tentativo di avvisare i presenti dell'imminente pericolo, mentre le ombre erano in fermento.

Bart guardava tutta quella gente che ballava spensierata.

Gli dispiaceva che la signorina Nieuwohf non era venuta neanche quella volta. Ripensò a qualche sera fa, quando era andata via nel bel mezzo della serata dicendo che le era venuta una forte emicrania.

Aveva lasciato in sospeso il loro valzer.

Sospirò sovrappensiero e non si accorse che sua sorella gli aveva tolto il cappello di testa. Dopo un po' se ne accorse e si voltò verso di lei, rimproverandola seccato.

"CRYSTAL!"

La ragazzina sorrise con un'aria da santarellina e gli porse il cappello. Bart stette per afferrarlo spazientito ma Crystal se lo mise dietro la schiena e gli porse la mano.

"Solo se prima mi concedi un ballo!"

L'uomo sorrise e allungò la mano, ma la sorella fu più veloce e corse nel mezzo della sala, confrontandosi tra gli ospiti.

Il fratello non fece in tempo a seguirla che la perse di vista. Si guardò intorno, muovendo la testa da tutte le parti. Nessuno l'aveva vista.

Passò accanto a uno dei corridoi e vide sul pavimento lucido il suo cappello. Lo raccolse e attraversò l'altro buio.

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