Bangchan provava gli stessi tuoi sentimenti in quel momento, rabbia, frustrazione e tristezza.
Ogni volta che cercava di essere affettuoso riceveva solo degli sguardi di disapprovazione e un discorso su come le relazioni sul lavoro non portassero a nulla di buono, ma era evidente che i suoi gesti dolci non ti infastidissero.
Perché gli eri così ostile? Perché non provavi quello che provava lui? Eri così fredda, fiscale, difficile, perché non potevi lasciarti andare per una volta?
Iniziava a credere di non piacerti, o almeno non abbastanza da iniziare una relazione, quel pensiero ormai era un chiodo fisso nella sua mente.
Lo faceva arrabbiare e deprimere allo stesso tempo, si impegnava così tanto per nulla.

"Lo so!"

Aveva tuonato il ragazzo a un tratto, furioso sia con se stesso sia con te, camminando verso il letto, spostandoti col braccio dalla sua strada.
Capiva cosa volevi dire con quelle parole, ma non voleva ascoltarti, pensava che fosse un ragionamento troppo stupido per una ragazza intelligente come te, era un pensiero talmente idiota da suonare solo come una scusa per non voler stare con lui.

Quel modo in cui aveva alzato la voce e la poca delicatezza con cui ti aveva spostata ti avevano fatto innervosire ancora di più se possibile.
Ti eri girata verso di lui, ma prima che potessi ribattere il ragazzo si era alzato dal materasso, ti si era avvicinato e aveva ripreso a parlare.

"Io veramente non capisco Y/n"

Aveva detto allargando le braccia e lasciandosele di nuovo cadere sui fianchi.

"Finché è qualcosa di fisico è tutto okay, ma nel momento in cui iniziano a esserci delle emozioni di mezzo ti spaventi?"

Aveva fatto un mezzo sorriso ironico prima di andare avanti, con un piccola risata di scherno.

"Co'è che ti spaventa così tanto?"

Tu eri rimasta in silenzio.

"Siamo persone Y/n, provare sentimenti è normale! Pensi davvero che riusciremo a continuare questa cosa senza finire per provare nulla l'uno per l'altra?"

Ti aveva chiesto, avvicinandosi un po' di più a te.
Avevi abbassato lo sguardo e ti eri morsa il labbro pensierosa, era la prima volta che Bangchan ti vedeva fare una cosa del genere. In un'altra situazione l'avrebbe trovato provocante come gesto, in quel momento lo confondeva, non eri una che abbassava la testa.
Avevi perso tutta la tua fierezza in mezzo secondo, non potevi non ammettere che avesse ragione, forse era la tua paura di perderlo a farti quei brutti scherzi, o forse era la paura di buttarti in qualcosa di nuovo e potenzialmente pericoloso. In realtà era per come i tuoi genitori ti avevano cresciuta.
Avevi alzato lo sguardo verso di lui, rivelandogli la tua più grande paura, ciò che alimentava la voglia di seguire l'insegnamento dei tuoi genitori.

Erano solo ricordi che risalivano a prima della tua nascita, ricordi con cui ti avevano cresciuta. Tua madre ti aveva raccontato di quelle volte in cui dei membri della famiglia erano stati rapiti, in modo più specifico di come aveva perso suo padre e sua zia.
Avevi dodici anni quel giorno, stavi guardando l'album di foto quel giorno e ne avevi notata una che ti aveva confuso.
Era una foto del tuo nonno materno, un nonno che non avevi mai avuto il piacere di conoscere,
accanto aveva una donna, una donna sorridente che non avevi visto in altre foto. Aveva i capelli ricci, scuri, come potevi intuire dalla foto in bianco e nero, e somigliava molto a tuo nonno.
Non sapevi come se ne fosse andato, ti avevano detto che era venuto a mancare prima che nascessi, ma non la causa.
Quel pomeriggio tua nonna, sua moglie, ti aveva raccontato cos'era successo dopo che le avevi portato la foto, sorridente e volenterosa di spiegazioni.
La sorella di tuo nonno, la signora nella foto, era stata promessa al figlio di un'altra famiglia del vostro settore in un matrimonio combinato. Era un bravo ragazzo, forse un po' ottuso, sembrava quasi non essere tagliato per quel lavoro, tutto questo si pensava prima che rapisse la sorella di tuo nonno. 
Sosteneva che lei fosse stata con un altro uomo prima del matrimonio, che lo avesse tradito, diceva che per sposarla si meritava un compenso e che per lui era un disonore dover sposare una poco di buono.
Tuo nonno aveva agito senza pensare, si era lasciato condizionare da quelle parole e aveva agito d'impulso.
Quella notte tuo nonno non sarebbe più tornato a casa, e nemmeno sua sorella.

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