Capitolo 19

87 8 2
                                    


Miya Osamu si avvicinò per sistemargli la cravatta e Koushi fece un passo indietro d'impulso per sottrarsi alle sue mani. Il freddo dottore non sembrò molto turbato, come sempre.

"Oggi incontreremo quella delegazione che verrà a visitare la Cupola, è un'incombenza tediosa ma necessaria, mio fratello stavolta non ha voluto nemmeno sentirne parlare e l'ha passata a me. Una volta che ce li saremo tolti di torno potremo continuare il nostro lavoro. Vorrei che tu mi stessi accanto per tutto il tempo."

A Koushi venne un moto di nausea. Sapeva cosa succedeva davvero là dentro ed era certo che non volesse prendevi parte; non era quello il suo sogno, non aveva studiato tanto per quello, per vivisezionare i suoi simili invece che aiutarli.

"Ti ho visto pallido e deperito ultimamente, Koushi. Vuoi che ti prescriva qualcosa?"

"Non voglio assumere farmaci." replicò Suga stizzito.

La verità era un'altra: la consapevolezza che Daichi esistesse ancora in quel mondo era l'unica cosa che lo tratteneva dall'ingoiarli tutti insieme, quei farmaci. Probabilmente anche Miya ne era consapevole, per questo glieli offriva con tanta tranquillità.

La notte prima aveva avuto pietà di lui, non lo aveva forzato.

"C'è tanto orrore in te quando ti tocco." gli aveva detto sfiorandogli il viso " E quando cedi, lo fai vedendo lui al mio posto, vero?" Miya aveva il suo solito sguardo fisso e vitreo "Anche questo passerà, ci vuole solo tempo."

Purtroppo altre notti non era stato tanto altrettanto fortunato, ma aveva dovuto subire gli umori incostanti di quell'individuo. Da una parte sperava che quella visita potesse davvero servire a smuovere qualcosa, ma conoscendo l'astuzia di quei soggetti, ne dubitava.

Miya disse che lo avrebbe aspettato fuori ma Koushi non si disturbò a rispondergli. Non che cambiasse molto, per quanto sprezzante fosse nei riguardi di quell'uomo, non c'era verso di ferirlo o turbarlo in alcun modo, perché non aveva sentimenti. Inspirò per farsi forza e appena fu pronto uscì dalla camera.

-----------------------------------------------------------

Quando arrivarono, si ritrovarono di fronte alla grossa struttura dall'aspetto imponente e minaccioso e Daichi pensò che facesse onore al suo nome; la calotta dalla forma circolare sembrava in tutto e per tutto una cupola, la superficie completamente bianca, liscia e senza finestre. L'entrata consisteva in una porta blindata molto spessa, simile al caveau di una banca, che faceva presagire quanto il luogo fosse ben protetto. Vennero controllati per accertarsi che non avessero dispositivi elettronici, telefoni o altro, che vennero loro sottratti e raccolti in una cassetta di sicurezza. Tsukishima osservò tutto con attenzione; quando l'attacco sarebbe iniziato, la prima cosa da fare sarebbe stata usare il suo magnetismo per riattirare a sé e riappropriarsi di quei congegni utili a filmare e raccogliere prove. Vennero poi accolti da alcuni medici dai modi affettati, che fecero fare loro il tour di alcuni laboratori.

"Presto il Dottor. Miya Osamu ci raggiungerà. Si scusa se non può essere qui ma purtroppo aveva degli impegni urgenti e improrogabili."

Tsukishima roteò impercettibilmente gli occhi in segno di scetticismo. Non se la bevve; i Miya volevano palesemente snobbarli e far capire loro quanta importanza dessero alla loro presenza lì, ossia prossima allo zero. Anche il giro che stavano facendo era niente di meno che una farsa, era chiaro che non gli stavano mostrando neppure l'1% dei segreti covati là dentro. Si scambiò una veloce occhiata con gli altri, ormai mancava poco...

"Scusate se vi ho fatto attendere, spero che i miei colleghi abbiano fatto gli onori di casa. "

Una voce calma e priva d'inflessioni li salutò cortesemente, e Miya Osamu comparve, vestito di tutto punto, stringendo loro le mani con fredda educazione. Daichi non ebbe difficoltà a mantenere una facciata impassibile almeno fino a quando non vide chi lo stava accompagnando. Era vestito anch'egli elegantemente ed era rimasto in disparte senza venire a salutare né a presentarsi ma quello era senza ombra di dubbio Koushi. Daichi s'immobilizzò per un breve istante d'incredulità, sorpresa e sollievo prima di rendersi conto che c'era qualcosa che stonava. Quello era Suga, ma allo stesso tempo era diverso da come lo ricordava: era magro e debilitato, due cerchi intorno agli occhi come se non dormisse da giorni e uno sguardo apatico, inerte, così differente da come lo ricordava.

Gene XWhere stories live. Discover now