Capitolo 20

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Gli eventi successivi furono rapidissimi e la reazione indignata dell'opinione pubblica fu come una valanga. I ragazzi salvati corsero subito a sporgere denuncia e nel giro di poche ore l'edificio della Cupola fu posto sotto sequestro. Era necessario agire in fretta, per evitare ritorsioni contro coloro che erano rimasti dentro, e per evitare che le prove venissero cancellate. Nel giro di pochi giorni, alcune foto e filmati di ciò che avveniva là dentro vennero fatti circolare in rete e tutto venne portato a galla nell'orrore collettivo. Finirono in manette circa un centinaio di persone, tra medici, ricercatori, ex docenti e funzionari corrotti della polizia e del governo che avevano collaborato affinché tutto si svolgesse in silenzio. La televisione si riempì di servizi sdegnati, di persone che " non capivano come tutto questo fosse potuto succedere senza che nessuno se ne accorgesse."

Hinata guardava quei servizi chiedendosi se davvero a tutte quelle persone fosse mai davvero importato qualcosa, perlomeno coloro che non avevano figli e parenti nel Distretto.

Il processo sarebbe iniziato a breve, e a questo punto non c'era più da dimostrare la colpevolezza del Distretto, che era ormai palese e evidente a tutti, ma capire quali pene sarebbero toccate agli imputati. Suga si era subito offerto di testimoniare, senza esitare neanche per un attimo.

Shimada gli aveva chiesto se era sicuro, in ogni caso le colpe dei Miya erano già gravi, ma Suga riteneva necessario che tutto venisse portato alla luce, anche se questo significava ripercorrere le violenze subite e ritrovarsi faccia a faccia col suo aguzzino, e per dare tregua a Daichi, che non riusciva perdonarsi per quello che gli era successo.

Nonostante tutto, non riusciva a odiare del tutto Miya Osamu, provava solo immensa pena per un essere umano dalla mente brillante e geniale ma disturbata, che avrebbe potuto fare grandi cose nella ricerca sui portatori del Gene X, se solo non avesse covato dentro di sé un'insana apatia per chiunque altro all'infuori di se stesso.

"Una volta mi disse che mi amava perché ero quella parte di lui che gli mancava e che aveva sempre cercato. Per lui ero la compassione, l'empatia, l'amore. Mi vedeva solo come un'emanazione di se stesso, per questo ha cercato di appropriarsi di me, a qualunque costo." disse Suga a Daichi, annodandosi la cravatta e lisciandosi la giacca con gesti svelti e secchi. Era il giorno del processo e avrebbe dovuto testimoniare.

Daichi non gli chiese più se era sicuro di voler andare, sapeva che quando Koushi si metteva in testa una cosa era impossibile smuoverlo. A breve avrebbe iniziato un ciclo di sedute psicologiche per elaborare e superare gli abusi subiti. Ci sarebbe voluto tempo, ma aveva Daichi accanto. Di nuovo e come sempre accanto a lui, in più erano entrambi vivi e stavano bene, altri non erano stati altrettanto fortunati.

Per Tsukishima fu strano trovarsi davanti la donna che era la sua madre biologica. Molti dei ragazzi che erano stati liberati dalla Cupola e che erano fuggiti dal Distretto erano stati riuniti con le loro famiglie d'origine. La somiglianza fisica era indiscutibile eppure per lui quella donna minuta che lo abbracciava in lacrime era un'estranea, non sapeva nulla di lei, non riusciva a provare una connessione emotiva di alcun tipo. Voleva vedere Akiteru, voleva il suo nii-san.

"I dottori hanno detto che non c'é più niente da fare." gli aveva comunicato sua madre piangendo. Purtroppo era accaduto diverse volte nelle ultime settimane. Molti tra coloro che erano stati rinchiusi nella Cupola per diversi anni erano in condizioni così disperate che era stato impossibile mantenerli in vita. Akiteru aveva diversi organi interni irrimediabilmente danneggiati e le funzioni cerebrali compromesse, non riusciva neppure a parlare..

"Penso che sia giusto che l'ultima persona che veda sia tu. Dopotutto siete cresciuti insieme, vi conoscete molto meglio di quanto io potrò mai fare."

Yamaguchi era con lui, immancabile e stava già singhiozzando ancora prima che entrassero nella camera. Akiteru era sul letto, il petto che si alzava e abbassava con fatica e solo grazie alle macchine a cui era attaccato. Suo malgrado sorrise quando lo vide entrare e riuscì a sillabare "Kei", voltando leggermente il capo. Tsukishima gli prese la mano e se la portò al viso, non era bravo a esprimere le sue emozioni a parole, sperò che quel gesto bastasse. Gli parlò dei suoi anni alla Karasuno, di come fosse diventato uno dei migliori centrali del Distretto, di come avessero vinto più volte il campionato, con Tadashi che ogni tanto interveniva per cantare le sue lodi e veniva zittito da Kei. Akiteru si limitava a guardarli sorridendo e stringendo debolmente la mano di suo fratello. Infine si scusò per aver pensato che lo avesse abbandonato, era un fratello di merda.

Akiteru fece un segno di diniego con la testa, era evidente che avrebbe voluto dirgli tante cose ma non ci riusciva.

Rimase al suo fianco per alcune ore, finché non sentì la stretta sulla sua mano indebolirsi e capì che era arrivato il momento di lasciarlo andare. Akiteru non staccò gli occhi da Kei neanche per un istante e quando l'encefalogramma divenne piatto i suoi occhi erano vitrei ma ancora aperti. Yamaguchi si appoggiò alla sua spalla e pianse a dirotto e a quel punto anche Kei si lasciò andare ad un pianto liberatorio. Sapeva che in tutti quegli anni aveva potuto fare a meno di piangere perché c'era Tadashi che piangeva al posto suo. Ma adesso, dopo aver trattenuto le sue emozioni per così tanto tempo, sapeva di potersi lasciar andare; Tadashi avrebbe sempre pianto con lui.

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"Kageyama, hai visto cos'è successo a quei bastardi del Distretto? " Hoshiumi gli saltellò intorno entusiasta. Tobio lo guardò e fece spallucce, senza aggiungere altro.

"Beh, che è sta roba? Dammi una reazione più scioccata, tipo "uaahaha", così! Non sei sorpreso?"

Kageyama non poteva certo dirgli che sapeva già tutto in anticipo, ma non per questo poteva fingere entusiasmo come un imbecille.

"Presto finirà anche per noi."

Hoshiumi ancora non poteva saperlo, ma di lì a qualche giorno sarebbe avvenuta la retata contro la Confraternita. Quando questa iniziò, Kageyama invitò tutti i suoi coetanei a non reagire; era importante che coloro che non si erano sporcati le mani fino a quel momento rimanessero innocenti e non aggravassero la loro posizione. Gli unici ad opporre resistenza furono Sakusa e i membri più anziani, coloro che avevano iniziato tutto e che si erano macchiati dei crimini più gravi. Alla fine vennero sconfitti e inibiti da uno dei mutanti della squadra speciale, che aveva l'abilità di annullare qualsiasi potere per pochi minuti, più che sufficienti per catturarli.

Hinata seguì tutti gli eventi da casa. Ukai gli aveva categoricamente proibito di partecipare o di avvicinarsi ai luoghi dell'operazione, nonostante la sua insistenza.

"Quel giorno... è stato Kageyama a farti scappare, vero?" Kenma lo aveva smascherato subito, era impossibile nascondergli qualcosa. Hinata alla fine l'aveva ammesso, chiedendo a Ukai che Kageyama e i suoi compagni venissero trattati con clemenza.

"Dovranno comunque scontare il fatto di essersi uniti a quell'organizzazione, ma se collaboreranno non avranno pene troppo severe."

Hinata seguì tutto il processo, parallelo a quello che riguardava il progetto Gene X. Kageyama non fece mai la parte della vittima, della giovane mente che si era fatta traviare. Spiegò le sue ragioni con assoluta franchezza e alla fine venne apprezzato. Lui, Hoshiumi e i suoi compagni più giovani se la cavarono con sei mesi di riformatorio e lavori socialmente utili.

Nel frattempo venne approvato un programma di smantellamento del Distretto. Gli studenti vennero trasferiti in normali strutture scolastiche affinché potessero proseguire i loro studi a contatto con i loro compagni normogenetici, per far sì che non ci fosse più discriminazione o ghettizzazione e soprattutto che potessero crescere nel mondo reale e vicini alle loro famiglie. Non tutti furono felici della notizia, alcuni storsero il naso all'idea, ma la strada intrapresa era quella giusta. Ci sarebbe solo voluto del tempo.

Note autrice: ultimo capitolo, ma la storia non è ancora finita, il prossimo sarà un epilogo con tutti personaggi. Grazie ancora a chi ha seguito e letto fin qui.

Gene XOnde histórias criam vida. Descubra agora