5. snasi e capelli colorati

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Trangugiai un'enorme fetta di crostata alla marmellata di mirtilli e bevvi in un sorso un bicchierone di spremuta d'arancia freschissima e appena servita dai piccoli elfi della cucina.
-Se dovete dire qualcosa, fatelo e basta- proruppi sbattendo rumosamente il bicchiere sul tavolo, facendo voltare alcune matricole.
Alice e Clarissa si guardarono per un lungo istante, le mani alle bocche per trattenere le risate. -Non ti stanno così male dopotutto- accennò Alice continuando a scrutarmi. Quando la incenerii con lo sguardo, la ragazza abbassò lo sguardo e bevve un sorso del suo cappuccino fingendo di non aver detto nulla.
Una fragorosa risata risuonò nella cucina e levai gli occhi al cielo. -Ecco cosa stavi facendo ieri notte nel bagno- esclamò Ronnie con le mani sulla pancia per le troppe risate.
-Non è opera mia- sbuffai con le guance bollenti. La mia compagna di stanza continuò a ridere e si sedette al mio fianco. -Il blu ti dona davvero, piccola avatar- si era svegliata da poco tempo perché ancora si strofinava gli occhi con le mani, ma ovviamente la sua comicità doveva urtare la sottoscritta fin dal primo mattino.
-Deve essere stato quel maledetto- sbottai stringendo la forchettina da dolce tra le mano.
-Come fai ad esserne così sicura?- domandò Clarissa socchiudendo gli occhi.
-Be'..-
-Blake!- la sua voce squarciò il silenzio che si stava lentamente sfumando con l'arrivo degli studenti appena svegli. -Dov'è quella brutta sanguemarcio?- le mie amiche lo fissarono stupefatte, per poi scoppiare a ridere e rovinando così la mia perfetta copertura dietro le loro teste. Mi alzai dalla panca e mi diressi sicura verso la sua figura, che nel frattempo stava compiendo lo stesso. Non riuscii a trattenere un sorriso. -Sei davvero uno schianto Malfoy-
In quel momento anche gli altri studenti all'interno della sala stavano ridendo guardando il suo orribile aspetto, la toga rovinata e tagliuzzata in più punti, i pantaloni sporchi di terra e, ciò di cui andavo più fiera, i capelli rigorosamente lilla.
-A quanto pare abbiamo avuto la stessa idea- ridacchiai indicando con il mento i suoi capelli, riferendomi allo sconto di tinte per capelli che Hogsmeade aveva fornito una settimana prima.
-Immagino che anche l'idea di rilasciare due snasi nella mia stanza questa notte sia stata tua, Blake- mi fronteggiò con tutta la sua altezza facendo un passo verso di me.
Mi passai una mano tra i capelli blu e li scompigliai leggermente, indossando un sorriso sornione. -Guarda il lato positivo, se hanno ridotto così i tuoi oggetti significa che ti ritengono un vero e proprio tesoro- trattenni il respiro quando la sua mano raggiunse l'estremità superiore della mia cravatta e con decisione di fece scontrare contro il muro di mattoni, facendomi male. Il suo corpo mi sovrastò e fui costretta a incrociare il suo sguardo gelido, che mi fece rabbrividire. -Lasciala stare!- urlò Ronnie facendo per spingerlo via, ma lui alzò prontamente la sua bacchetta contro di lei e la costrinse ad allontanarsi. -Non sono affari tuoi- pronunciò, prima di tornare a prestarmi attenzione, stringendo con forza la mia cravatta e facendomi rabbrividere per la seconda volta quando la sua pelle fredda sfiorò il mio collo. -Non pensare di essere così furba, sanguemarcio- il suo respiro e il suo profumo di menta erano così vicini al mio volto che non feci altro che guardarlo negli occhi, immobilizzata e con le gambe che stavano per cedere. Deglutii, tentando di scostarlo con forza da me. -Non chiamarmi così-
-Ti chiamo come voglio, sanguemarcio- addolcì il suo sguardo con un sorriso, che però presagiva solamente perfida malizia. La tensione e il silenzio che si erano creati vennero spezzati quando la voce del professor Piton ci ordinò di allontanarci l'uno dall'altra, cosa che facemmo all'istante. -Quest'anno siete più fastidiosi del solito- commentò Piton guardandoci con disgusto. -Se non la smetterete entrambi vi farò direttamente espellere- fece per andarsene, facendo ondeggiare il suo ampio mantello, ma prima che salisse le scale per la sala grande si voltò e disse. -Dato che la punizione della scorsa volta non è bastata, ne seguirà un'altra ancora peggiore che vi farà rimpiangere i momenti felici che avete vissuto fino ad oggi.-

***

-Non può essere una punizione legale- sbuffai tirandomi ancora più su le maniche della camicia bianca, che lentamente prendeva in colore della terra sporca sotto i nostri piedi. -Non ha nemmeno il minimo senso, a cosa serve un muro di pietre qui- continuai annaspando e afferrando un grosso masso poco distante dalla distesa cristallina. Lo trasportai con fatica verso il muro che avevamo iniziato a creare proprio al confine del Lago Nero, rilasciandolo poi con slancio e prendendo un enorme respiro. Era quasi notte e non avevamo cenato, privi delle nostre bacchette e della nostra dignità.
-Dillo al tuo amico che ha paura che i suoi animaletti si tuffino nella morte- replicò Malfoy afferrando alcuni sassi.
-Hagrid vuole solo bene alle sue creature- articolai. -E poi dubito sia stata una sua idea farlo fare a noi e senza magia. È colpa di Piton-
Malfoy fece cadere un grande masso sul muro che lentamente si stava alzando. -È colpa tua, Blake- il masso che avevo appena tirato con pazienza cadde a terra, dritto sulla punta delle mie scarpe. Mi lasciai scappare un urletto di dolore, per poi guardare il ragazzo con rabbia. -Sei tu che mi hai aggredita con la tua solita faccia da schiaffi-
Malfoy alzò le sopracciglia verso l'alto, evidentemente contrariato, ma lasciò perdere e mi ignorò. -Comunque le pietre qui sono finite, ci tocca prenderle dal lago- scoppiai a ridere della sua trovata, ma quando scorsi la vista lungo la spiaggetta capii che davvero era l'unica soluzione. -Possiamo cercarle più lontano- proposi sedendomi su un enorme tronco e stiracchiando le gambe verso la sabbia.
-Certo, abbiamo solo altri cinquanta metri di muro da fare, non è che poi ci serviranno per quelli- rispose acido facendo che sfilarsi le scarpe nere e posandole sulla sabbia, che dopo la pioggia di una settimana prima era quasi diventata fango. Il biondo appoggiò i piedi a terra, tirò su i pantaloni e si avvicinò al lago, bagnandosi le calze nere. -Aiutami- disse poi senza voltarsi e iniziando ad afferrare alcune pietre nell'acqua.
-Te lo puoi scordare-
-Muoviti o ti porto di peso- mi minacciò lanciandomi un fugace sguardo, carico di sottointesi. Rabbrividii, consapevole che lo avrebbe davvero fatto se ne avesse avuto bisogno, ma lasciai che quella sensazione sparisse con la stessa velocità di come era apparsa e rimasi immobile, scrutando il cielo stellato.
-Non sto scherzando- chiarì lui con severo tono nella voce.
-Io non immergo nemmeno le punte dei piedi nel lago, punto e basta- dissi io alzandomi e voltandomi. -Vado a cercare delle pietre da un'altra parte- udii Malfoy imprecare contro di me, ma lo ignorai e mi allontanai da lui, raccogliendo i pensieri nel silenzio più totale che ogni tanto veniva spezzato dal verso di alcuni gufi. Ripensai alla scena accaduta quella mattina, quello sguardo gelido e indecifrabile, quella presa così forte e prorompente che mi aveva spaventata dal profondo delle viscere, facendomi desiderare di chiudere gli occhi e sparire dalla vista di quel ragazzo così furibondo con me. Poi, dopo l'accaduto, Alice e Ronnie, furiose come non mai, avevano lanciato mille maledizioni contro il ragazzo.
-Forse hai esagerato stavolta- mi aveva detto Clarissa abbassando lo sguardo.
-Certo che non ha esagerato- aveva risposto arrabbiata Alice -Malfoy merita di stare appeso alla torre dell'orologio con le mutande di fuori-
Sorrisi tra me ripensando a quel commento. Quando mi resi conto, a malincuore, che Malfoy aveva detto la verità e che intorno non vi era traccia di massi e pietre abbastanza grandi per essere utilizzati per il muretto, sospirai e tornai indietro. Prima che potesse accorgersi di me, sostai accanto a un albero e vi appoggiai la mia schiena, stremata da quelle ore trascorse a lavorare, e lo osservai, curiosa di capire il motivo per cui quasi tutte le ragazze di Hogwarts lo trovavano così attraente. Era vero che dopotutto l'aspetto fisico non era sicuramente a suo sfavore: era molto alto e le ore di gioco a quidditch gli avevano perfezionato un corpo che sembrava essere stato scolpito da un artista dell'antica Grecia. Indugiai lo sguardo sulle sue spalle possenti ma non troppo ampie, così da non dare quell'aria da palestrato che non avevo mai sopportato nei ragazzi; il mio sguardo scivolò sui suoi addominali scolpiti che si intravedevano dalla camicia bianca e mezza sbottonata, bagnata di sudore e da alcune gocce di acqua del lago. Il suo stile non era di certo contestabile, in perfetta sintonia con il suo volto spigoloso, gli occhi grigi e i capelli di un biondo platino che illuminati dalla luna sembravano ancora più rari e particolari, anche se in quel momento parte della sua capigliatura era colorata di lilla.
Scossi la testa e mi diedi un colpetto sulla fronte con la mano, prima di avanzare verso di lui con le braccia incrociate. L'acqua del lago ora gli arrivava alle ginocchia e quando si voltò per portare un masso verso il muro di pietre sobbalzò leggermente alla mia vista. Recuperò in un battito di ciglia la lucidità e la freddezza con cui era solito vivere e mi regalò un sorriso canzonatorio. -Trovato qualcosa, principessa?-
-Fottiti, Malfoy- risposi nervosa, ringraziando la notte per nascondere il rossore che si era formato sulle mie guance al suono di quelle parole.
-Aiutami allora- mi scostò bruscamente passando accanto a me per lasciare due massi.
-Non ci vado là- puntualizzai nuovamente. -E poi fa freddo, e non mi piacciono i laghi-
Malfoy ridacchiò a quella affermazione. -Paura, Blake?-
-Non mi piacciono e basta- replicai arrossendo ancora di più e rimproverando me stessa per quel comportamento.
-Bene, ti dò cinque secondi per toglierti le scarpe e muovere il culo verso quel lago-
-Certo!- scoppiai a ridere incrociando le braccia al petto e guardandolo con aria di sfida.
-Cinque, quattro, tre- pronunciò lui serio guardandomi dall'alto al basso. -Due, uno.-
Lo squadrai sorridendo, ma quando si avvicinò prontamente alla sottoscritta indietreggiai d'istinto. -Ti ho avvisata- mi disse lui con fare annoiato, prima di abbassarsi per prendermi di forza sulla sua spalla. -SEI IMPAZZITO?- urlai nel cuore della notte, colpendolo più volte sulla schiena e ordinandogli di lasciarmi andare. Lui non mi ascoltò e udii il rumore dell'acqua che aveva spostato con le sue gambe. -Se non la smetti ti butto di peso nel lago- mi minacciò nuovamente, così mi zittii e sospirai affranta. Il ragazzo che mi stava tenendo stretta per evitare di farmi cadere si abbassò e mi fece scendere, ma quando percepii le mie scarpe immergersi nell'acqua mi lamentai. -È gelata!- piagnucolai sbattendo i piedi a terra in modo infantile, ma quando un piede scivolò presso una pietra sul fondo del lago, mi aggrappai senza riflettere alla cravatta allentata del ragazzo e lo trascinai con me nell'acqua gelida del lago. Quando riemersi presi un ampio respiro, sicura che i miei polmoni non avrebbero più funzionato dopo quello schianto, e annaspai appoggiando le mani sul fondo del lago, accanto a quelle del ragazzo che proprio di fronte a me stava riprendendo fiato, il suo corpo sul mio e le sue gambe che sfioravano le mie ginocchia. -Stai bene?- mi chiese annaspando con uno sguardo allarmato, per poi tirarsi su con le gambe e prendermi in braccio senza lasciarmi il tempo di rispondere. Mi aggrappai con le braccia al suo collo bagnato e rabbrividii, questa volta per il freddo che mi stava penetrando nelle vene. Mi fece sedere sul muretto di pietre che lentamente si stava formando, così sorrisi e alzai lo sguardo verso di lui. -Almeno serve a qual- ma non riuscii a terminare la frase che i denti iniziarono a battere forte tra loro. Mi strinsi a me nella mia toga fradicia, i capelli bagnati che insieme all'acqua gocciolavano macchie di colore blu lungo il mio collo. Draco aveva appena afferrato la sua toga, perfettamente asciutta, che aveva posato sui macigni prima di iniziare a lavorare. -Togliti la toga- ordinò.
Arrossii violentemente, scuotendo frettolosamente la testa. Giurai che Malfoy avesse alzato lo sguardo al cielo senza neppure guardarlo. -Sei fradicia, togliti quella toga e indossa questa per ora-
-A-anche tu sei fradicio, indossala t-tu- abbassai lo sguardo stringendo i pugni sulle mie ginocchia.
-Non patisco troppo il freddo, ascoltami- disse in un sussurro osservandomi attentamente. Questa volta non me lo feci ripetere e mi spogliai della mia toga fradicia, per poi indossare la sua e stringermi in essa. -G-grazie-
Il biondo trattenne il respiro per un attimo e poi sorrise, dolcemente. -Non avrei dovuto obbligarti, mi dispiace- scossi la testa, esterrefatta dalle sue insolite scuse, e mi sfilai le scarpe piene d'acqua. -Non ti preoccupare- risposi io, stringendomi le gambe al petto e appoggiando il mento sulle ginocchia.
-Dovremmo tornare- disse Draco strizzandosi i capelli e la camicia fradicia.
-Lo so- sospirai. -Ronnie mi prenderà in giro per tutta la vita se mi vede così-
Malfoy si lasciò sfuggire una risatina, al ché indossò le sue scarpe asciutte e iniziò a sbottonarsi la camicia.
-Che cosa stai facendo?- sbottai spalancando gli occhi.
-Sto congelando con questa camicia bagnata, preferisco il freddo dell'aria- con agilità la sfilò dal proprio corpo e si sedette sul muretto accanto a me. Mi strinsi ancora di più per il freddo, tenendo lo sguardo fisso sul lago di fronte a noi, nero e lucido grazie ai riflessi della luna che ci illuminava beatamente il viso.
-Stai tremando- constatò lui non togliendomi lo sguardo di dosso.
-Be', non è che faccia così cald- mi bloccai quando Malfoy si sporse verso di me e mi avvolse tra le sue braccia. Trattenni il fiato per interminabili secondi, immobile e incapace di comprendere cosa stesse succedendo e di conseguenza come comportarmi. Le sue braccia mi strinserò a sè ancora con più fermezza e il mio viso si posò inevitabilmente nell'incavo del suo collo, che sfiorai senza volerlo con le labbra schiuse dalla sopresa. -Malfoy- feci per esclamare ad alta voce, ma ciò che uscì dalla mia bocca fu un flebile sussurro che andò a infrangersi contro la sua pelle diafana e paradossalmente bollente. Avrei voluto spostarlo bruscamente da me e urlargli che non si sarebbe mai dovuto più permettere, che non lo sopportavo e che mi faceva impazzire dalla rabbia e dalla frustrazione, che odiavo il suo caratteraccio e le sue risate di scherno, che tutto di lui mi dava un fastidio tremendo.
Ciò che feci, invece, fu far scivolare lentamente le gambe lungo il muretto, così da potermi avvicinare meglio a lui e affondare il mio corpo nel suo abbraccio estremamente invitante. Inspirai a lungo il suo profumo, leggermente salmastro a causa dell'acqua del lago, e percepii che lui fece lo stesso quando affondò il viso tra i miei capelli; senza rendermene conto feci scivolare le mie mani sul suo petto e salii, lentamente, godendomi ogni singolo centimetro della sua pelle caldissima, raggiungendo con entrambe le mani la sua nuca umida e stringendolo forte a me, in una stretta quasi disperata. Lui fece un sussulto a quel gesto, ma non dovetti attendere molto per sentire la sua forte stretta attorno alla mia vita e le sue mani che si scaldavano con il tessuto della sua toga avvolta nel mio corpo. Rilasciò un sospiro liberatorio quando il mio naso sfiorò il suo orecchio, e con ancora gli occhi chiusi mi abbandonai al sollievo che il suo profumo mi provocava.
Non parlai, intimorita che tutto potesse sparire come in un bellissimo sogno, sicura che qualsiasi parola avrebbe rovinato quel momento così unico e raro. Lui probabilmente pensò lo stesso e non proferì parola, anche quando, dopo interminabili minuti, mi accarezzò i capelli con estrema delicatezza e scese dal muretto, afferrando una mia mano e aiutandomi a fare lo stesso. In silenzio indossai le scarpe e lui la camicia ancora bagnata, e ancora in silenzio afferrai la mia toga fradicia e la appallottolai tra le mani. Attesi che lui finisse di abbottonarsi la camicia e si allacciasse la cravatta al collo. Appena terminò si scompigliò i capelli ancora lilla e fece per dirigersi verso la scuola, con lentezza, come se non volesse sfuggire da me ma camminare al mio passo; in questo modo raggiungemmo la nostra sala comune, evitando di guardarci nemmeno per sbaglio, ancora imbarazzati e sconvolti da ciò che era accaduto quella notte. Quando non ci fu più scelta però, feci per togliermi la sua toga e alzare lo sguardo su di lui, porgendogliela. Trattenni il respiro e sussultai, stupita da quanto quel ragazzo mi risultò tanto bello in quel momento. Lui indugiò per qualche istante sulla mia camicia bagnata, per poi alzare inevitabilmente lo sguardo sui miei occhi, che lo scrutavano come incatenati da un sortilegio ai suoi. Afferrò la toga non ponendo fine, nemmeno per un istante, a quello sguardo.
-Buonanotte, Blake- sussurrò, e notai nei suoi occhi le iridi diventare sempre più nere.
Gli sorrisi e indietreggiai di un passo. -Buonanotte a te, Malfoy-

Lavender Tea || Draco MalfoyOù les histoires vivent. Découvrez maintenant