4. cicatrice

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Faceva freddo, molto freddo, e il colore del cielo era di un grigio simile a quello del fumo che fuoriusciva dai tetti delle case. Mi strinsi nel cappotto, tentando di riscaldarmi il viso, ma fu inutile e quando abbassai lo sguardo notai che il mio corpo era quasi trasparente, come se aleggiasse in uno spazio e un tempo indefinito e indecifrabile, come se tutto si fosse fermato e mi trovassi in un mondo differente da quello che conoscevo. Alzai nuovamente lo sguardo, spaventata, e i miei occhi si posarono su un'imponente villa recintata da alte siepi e da un alto cancello con le sbarre grigie. Mi avvicinai al cancello e quando sfiorai una sbarra con le dita, esse passarono attraverso il materiale e ritrassi la mano intomorita. Era un sogno? O ero morta? Riprovai a compiere la medesima azione e il risultato risultò essere lo stesso; così, presa dalla curiosità, attraversai il cancello con gli occhi chiusi e quando li riaprii un vasto terreno verdissimo, ricco di fiori e siepi, mi accolse. Il giardino era spettacolare e poco distante era assopita una fontana spenta ma ugualmente affascinante.
-Aspettami!-
Mi voltai al suono di quella voce, così nitida nonostante la costante sensazione di trovarmi in un universo parallelo. Quando la vidi mi sentii mancare il fiato.
Una bambina, presumibilmente di circa 4 anni, correva presso la distesa erbacea, facendo splendere i lunghi capelli rossi sotto il cielo che si era appena rischiarato. Gli occhi scuri erano assottigliati a causa dell'ampio sorriso sulle sue labbra, le lentiggini che le dipingevano il naso e le guance, come opera di un pittore. Non ci bastò molto per capire che quella bambina ero io, non avevo alcun dubbio a riguardo.
-Sei sempre lenta- le rispose una figura davanti a lei, e quando si voltò ridendo verso di lei, sobbalzai. La forma del suo viso, i suoi capelli di un biondo platino che non passano inosservati, i suoi grandi occhi grigi, che in quel momento sembravano così felici, immersi nello sguardo di quella bambina.
-Draco, sei tu che sei troppo veloce- rise la bambina, raggiungendo uno stagno in cui erano assopiti alcuni pavoni bianchissimi. -Lasciali stare!- pronunciò la bambina spingendo via il bambino, il quale però non si scostò e si avvicinò ai pavoni, svegliandoli. Gli animali, colti alla sprovvista e spaventati, spalancarono le loro code, così bianche e belle che assomigliavano a una distesa di pizzo ammaliante e priva di difetti.
-Che belli- esclamammo all'unisono io e la bambina, quando quest'ultima si abbassò a terra per raccogliere un rametto e glielo lanciò dritto in faccia al bambino.
-Smettila!- disse lui raccogliendone uno più grande e avvicinandolo pericolosamente al volto della bambina. Lei urlò e si toccò la tempia, sporca di sangue, così iniziò a piangere e il bambino la abbracciò chiedendole scusa. -Scusami Amanda. Ti voglio bene- le disse appena.
La bambina ricambiò l'abbraccio e annuì. -Anche io ti voglio bene, Draco-

Quando mi risvegliai udii la voce acuta di Clarissa che ripeteva qualcosa all'infinito e mi sentii stringere forte. -Oddio sei sveglia, ho avuto così tanta paura, la mia Amanda ma come hanno potuto farti questo-
-Clarissa lasciala stare, così la soffochi- la sagoma di Alice entrò nel mio campo visivo e tossicchiai leggermente a causa della forte stretta di Clarissa, che mi aveva lasciata immediatamente ma che continuava a stringermi la mano con le lacrime agli occhi.
-È il mio funerale per caso?- sussurrai con un sorriso, così le ragazze si misero a ridere e mi sentii meno imbarazzata.
-Amanda!- esclamò Ronnie appena mi vide, al ché lasciò a terra tutte le merendine che aveva in braccio pochi istanti prima e corse ad abbracciarmi.
-Sto bene Ronnie- ridacchiai tirandomi leggermente su con la schiena, quando il mio sguardo venne catturato dalla figura appoggiata alla finestra di fronte a noi, lontana una decina di metri. Quando si accorse che stavo ricambiando il suo sguardo, iniziò a fissare fuori dalla finestra e si passò una mano tra i capelli.
-Che ci fa lui qui?- domandai a voce bassa per non farmi sentire dal diretto interessato, ma Ronnie ovviamente non aveva colto le mie intenzioni e iniziò a spiegarmi per fila e per segno tutto l'accaduto quasi urlando. -Allora, prima di tutto quella stronza serpeverde, be' senza offesa per te e per me ovviamente, ma quanto le si addice.. comunque, Smith ti ha letteralmente lanciato un bolide addosso, e senza nessun evidente motivo dato che non avevi nemmeno la pluffa in mano, per la barba di Merlino!- riprese fiato, rossa dalla rabbia. -E la sua amichetta poi? Parliamo del fatto che ha osservato tutta la scena sghignazzando come una stupida oca.. comunque, per fortuna che Draco si è lanciato verso di te e ti ha presa evitando che cadessi da lassù, probabilmente ti saresti fatta peggio che un braccio rotto..- al ricordo del vuoto che avevo percepito in quell'istante rabbrividii e iniziai a sudare freddo. -Ma ora è tutto a posto per il braccio, Poppy Pomfrey ha fatto un incantesimo ripara fratture e sei come nuova!- esclamò dandomi un pugno sul braccio.
-Ahi- mi lamentai corrucciando le sopracciglia. -Ma quindi non abbiamo vinto noi- constatai guardando Malfoy. Ronnie si avvicinò alla sottoscritta e, finalmente, abbassò il tono di voce.
-No, Malfoy stava per afferrare il boccino in una bella occasione, ma quando mi ha sentito urlare il tuo nome è corso da te e Jess ha afferrato il boccino d'oro-
Non potevo crederci.
-È qui da quando sei svenuta, non si è allontanato nemmeno per andare in bagno- dichiarò Clarissa lanciandogli un'occhiata e sorridendo. -Al contrario di Alice che è andata a rimpinzarsi di cibo-
-La terza volta ho mandato Ronnie, come ben vedi- replicò recuperando le merendine cadute a terra minuti prima.
-Principino, guarda che si è svegliata adesso- disse Ronnie allontanandosi dal mio letto -puoi anche smetterla di fare il fighetto lì vicino alla finestra!-
In tutta risposta Malfoy levò gli occhi al cielo e le disse di andare a fottersi.
-Vuoi proprio farti picchiare tu-
-Ronnie- pronunciai io. -Ragazze, potreste lasciarci un attimo da soli, per favore?- domandai.
-Potrebbe ucciderti senza che tu possa difenderti- dichiarò Ronnie guardandolo truce. Scoppiai a ridere. -Per favore- ripetei ridacchiando.
Le ragazze annuirono, Clarissa sorridendo, Alice mangiando una merendina e Ronnie lanciandomi un'occhiataccia. Al rumore della porta dell'infermeria chiudersi, posai lo sguardo sul ragazzo che non accennava ad avvicinarsi a me.
-Puoi venire qui un attimo?-
Malfoy mi guardò serio. -Non ne ho intenzione-
-E allora perché sei qui?-
Non mi rispose, così decisi di alzarmi di mia spontanea volontà dal letto ma ebbi immediatamente le vertigini e dovetti stringere con forza le lenzuola bianche con le dita. -Sei una stupida- soffiò Malfoy che era accorso verso di me e mi stava aiutando a sedermi nuovamente sul letto, indugiando leggermente quando la sua mano si trovò sul mio fianco. Si scostò bruscamente.
-Perché lo hai fatto?-
-Non so di cosa parli-
-Certo che lo sai. Potevi vincere, tu vivi per vincere, perché sei venuto a salvare me?- domandai con tutto il fiato che avevo in corpo. -Dopo quello che ti ho fatto poi.. e una persona che odi soprattutto-
-Non ti odio- disse alzando lo sguardo e incontrando i miei occhi. Per la prima volta sembrava davvero sincero, ma non mi fidai comunque delle sue parole e abbassai lo sguardo sulle mie mani. -Non ti ho mai odiata, perché lo pensi?-
Feci spallucce, cosa che probabilmente lo irritò non poco e che sapeva di fare sempre anche lui quando non voleva rispondere a domande scomode.
-Lo sai che i nostri scherzi sono un'altra questione, è divertente e basta-
-Non è più uno scherzo- sbottai io.
Sentii Malfoy sospirare. -Non volevo ferirti- schiusi le labbra a quelle parole e lo guardai con aria interrogativa. In quel momento ricordai il sogno che avevo fatto poco prima e sobbalzai, alzandomi di scatto e afferrandogli un braccio con forza. -Malfoy, io..-
-Signorino, l'ora per le visite è già terminata da un pezzo- annunciò Poppy Pomfrey. -Amanda ha bisogno di riposo ora, e devo controllare che stia bene-
Malfoy annuì allontanandosi dalla mia stretta e uscì dalla stanza senza nemmeno salutarmi, come se tutte le parole che aveva pronunciato fino a quel momento non avessero significato nulla. Sospirai, sedendomi nuovamente e facendomi visitare dall'infermiera, che continuava a farmi domande per capire cosa ricordassi dell'accaduto. Quando le raccontai tutto, lei mi sorrise e mi porse una tazza di tè fumante. -Questo potrebbe farti bene-
La ringraziai e quando si recò da un altro paziente qualche metro distante da me, abbassai lo sguardo sul riflesso del tè e osservai a lungo i miei occhi, le mie lentiggini, il mio viso. Alzai lentamente la mia mano e posai due dita sulla mia tempia, quella tempia, la stessa sulla quale riposava una piccola cicatrice che ricordavo di avere da tutta la vita.

Lavender Tea || Draco MalfoyWhere stories live. Discover now