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La conversazione con Rakela si è fermata lì, e per me è una fortuna. Rakela andò a casa e io rimasi con mia madre a cena, da sola, perché mio padre fa sempre tardi per lavoro.
<Cos'è quel sette e mezzo di matematica che ho visto nel registro?> Mi domanda.
<Era difficile la verifica mamma> rispondo già irritata.
<Non è una giustificazione ti sei abbassata la media> mi rispose con tono arrabbiato.
<Mamma è un sette e mezzo e sai che io e la matematica non siamo ottime amiche>
<Agata se ti accontenti non arriverai mai dove vorrai arrivare; d'ora in poi non farai altro che studiare e le uscite con i tuoi amici si riducono solo al sabato sera!> Esordisce lei.
Io presa già dall'ira e dalla disperazione le rispondo alzandomi dalla tavola <Sei veramente esagerta e impossibile, ho preso un voto più che sufficiente e mi dai anche un castigo, io veramente non so cosa ci faccio ancora qui con te!>
<Se continui così signorina, ti aumento il castigo e ne parlo con papà!> mi risponde urlando perché ormai ho raggiunto camera mia.
Sono veramente incazzata, cosa vuole di più? COSA! Ho tutti nove e dieci, l'unica materia in cui ho otto è perché faccio fatica, manco prendessi dei tre!.
Sfogo la mia rabbia videochiamando Michele e Luca spiegandogli cosa mia madre per l'ennesima volta si è inventata. E poi ci raggiunge in chiamata anche Rakela. Dopo una lunga chiacchierata e una consultazione profonda sui problemi di Luca con il suo ragazzo, rimango sola con Michele.
Io e lui abbiamo sempre avuto un intesa speciale, a tratti mi è sembrato che gli piacessi, ma spero solo sia una mia illusione perché lo vedo come un migliore amico e niente di più.
Prendo coraggio e gli spiego cosa mi è successo oggi e anche lui rimane scioccato, non ho mai parlato di ragazzi in generale, ma non gli ho detto nulla di ché anzi ho ingrandito di un po' la cosa per come la pensavo, solo per capire che effetto avrebbe fatto parlarne.
Una volta affrontato il discorso durato anche ben poco perché non avevo poi tanto da dire, Michele mi ha fatto una domanda abbastanza ambigua che non mi aspettavo: <Mi vuoi bene Agata? Ma veramente tanto bene?>
<Si certo Michy, che domande sono?> Gli rispondo abbastanza scioccata.
<Niente è solo per esserne sicuro, anch'io te ne voglio ma ora andiamo a letto che sono stanco.> Sembrava come se si fosse intristito; cosa ho detto di male?.
Saluto Michele e vado a letto.
Non posso nascondervi che l'ho sognato.
Chi? Mi chiederete, non di certo Michele. Un ragazzo, alto un metro e ottanta, abbastanza muscoloso e sembra simpatico e dolce. Con occhi verdi acqua e moro. Mi guarda e io guardavo lui ma non avevo un immagine nitida del volto, solo i capelli e gli occhi. Ma cosa faccio? Mi sto avvicinando? Corro? Come corro? Anche lui si sta avvicinando ma...

DRIN! DRIIIN! DRINN!
Eh no la sveglia!!! Cavolo!
Che incubo...
Ancora tutta scombussolata mi vesto, mettendomi dei leggings e una felpa , mangio e vado verso scuola con Rakela.
Sono assente, mi riccheggia nella mente ancora la scena. Come mi guarda, come sorrideva e come..
<Oiii! Agata! Ma ci sei? È verde andiamo.> Mi urla contro Rakela.
Io sempre più intontita la seguo.
<Ma che hai? > Mi chiede.
<Ho dormito male, dopo la litigata con mia madre> rispondo.
<È la prima volta che fai così te ne sei sempre fregata, cos'è cambiato ora?>
<Forse il fatto che non ne posso proprio più. Ed è successa anche un altra cosa un po' ambigua ieri quando siete usciti dalla videochiamata tu e Luca>
<Che è successo con Michele?> Mi domanda in modo un po' da sbruffona battendo il gomito sul mio braccio, come se lei stessa sapesse qualcosa.
<Mi ha chiesto se gli voglio bene, ma è un dato di fatto, gli voglio bene come voglio bene anche a Luca> rispondo sempre più confusa. E Rakela mi guarda un po' come se fosse delusa, inizio a capire che c'è qualcosa sotto.
<Devo sapere qualcosa?> Domando.
<Mah... No, o forse sì.> Risponde lei con occhi da cerbiatto appena scoperto in fragrante.
<Dimmi...>
<A Michele piaci, da ben 4 anni, e stiamo cercando in tutti i modi di capire se anche a te piace lui. Non so se hai notato ma io e Luca cercavamo sempre di lasciarvi soli, di organizzare uscite ma poi fare finta di stare male, eccetera. Perché pensavamo che comunque in fondo anche a te piacesse lui> risponde.
Io incomincio ad alterarmi:
<Ma scusa, se ti ho sempre detto che lo vedo come un fratello e che gli voglio un mondo di bene? E poi, sì, avevo notato qualcosa ma non pensavo, essendo così ingenua, che ci steste provando da anni>
<Scusaci tanto ma pensavamo che lo stessi dicendo solo per la paura che hai per le relazioni e che invece ti piacesse anche solo un po'..>
<Ah ora le mie paure sono scusanti per cose fatte dietro alle mie spalle? Sai che non sopporto le bugie e tanto meno non so come si faccia ad amare.
Dovrebbero insegnartelo i tuoi genitori no? Lo abbiamo studiato in psicologia, i miei invece mi hanno solo insegnato cosa vuol dire "indifferenza", il non guardarsi e il non sfiorarsi. La mia paura è solo diventare come loro, ma questo non toglie che avresti potuto parlarmene almeno evitavamo a Michele tutta sta sofferenza e patimento!> rispondo
adirata.
<Lo so Agata come sono i tuoi genitori, ma di certo questo non ti deve bloccare. Nessuno sa come amare, tutti lo imparano con il tempo. Sei la prima appassionata di poeti, letterati ma hai paura che l'idea dell'amore non sia così come lo descrivono loro. E purtroppo è vero, non è sempre rose e fiori, rispetto e "vissero felici e contenti". Nei libri è solo immaginazione e se comunque non provi, non avrai mai nessuno, perché di per sé non saprai mai cosa vuoi o non vuoi, se non ti butti.> Mi dice con tutta la calma del mondo, che quasi mi fa sentire in colpa di aver alzato la voce. E se non mi sentissi un po' ferita sarei ipocrita.
<Okay, capisco cosa mi stai dicendo, ma non con Michele. Non mi piace, non pensi che se fosse mai stato il contrario ti sarei venuta a cercare per chiederti una mano? Lo vedo più come un fratello> risposi abbattuta.
<Glielo dovremmo dire>
<No glielo dirò io. Mi prendo la giornata per pensarci>
In tutto questo siamo arrivate a scuola, anche in ritardo. Una volta entrata in classe, mi siedo al banco e mi sento un po' a disagio, sapere che ferirò uno dei miei migliori amici mi fa stare malissimo.
Passo tutta la lezione a rimuginare ed a trovare le parole perfette ma mi rendo conto che è molto difficile.
Arrivato l'intervallo, come ben immaginate, non avevo altro in testa che scendere alle macchinette.
Michele questa volta non viene con noi e questo mi rattrista ma al momento il mio cuore sta pulsando all'impazzata come se fosse impaziente di vedere qualcuno, come se lo dovessi e volessi veramente vedere.
Ed eccolo lì, alto un metro e ottanta, appoggiato al muro che ride con la stessa ragazza di ieri. Sento uno strano sentimento, no ma più di uno, lo guardo meglio: capelli castani, sorriso meraviglioso, occhi verdi acqua e sembra simpatico.
Non me ne accorgo, ma è già finito l'intervallo e Luca mi avvisa, io sempre più intontita inciampo sulle mie stesse stringhe e cado per terra.
PERFETTO! Mi sembra perfetto proprio davanti a lui!.
Luca ride e io vorrei sotterrarmi. Vedo una mano che tende verso di me per aiutarmi e mi viene da svenire...

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Ciao ragazzi/e. Come va ?
Spero bene! È arrivato il terzo capitolo. Spero tanto che vi piaccia!!!!
Chi la starà aiutando?
Battetemi una stellina!!!⭐
Grazie ;)

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