Capitolo Sette

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Appena lo vidi mi bloccai di scatto, non mi aspettavo di incontrarlo, doveva essere agli allenamenti a quell'ora. Da come reagì nel vedermi nemmeno lui se lo aspettava.

Calai la testa e andai avanti senza rivolgergli la parola, ma lui disse "Alison". Mi bloccai di nuovo. Potevo andare via, ignorarlo. Ma non ce la facevo "Che vuoi?" risposi con voce scontrosa.

"Non sono stato io a dire quelle cose, devi credermi". Aveva un tono quasi supplichevole, ma no, non gli credevo. Non c'era nessun'altro che avrebbe potuto, nessuno avrebbe avuto motivo di farmi dispetto così. Non risposi, ma lui continuò "Pensi davvero che ti farei questo, dopo tanto tempo"

A quel punto scattai "Però dopo tanto tempo tu non ti fidi di me! Se pur non fossi stato tu a mettere in giro quella voce, hai creduto che fosse vera. O sbaglio?" Stavo urlando, ma non mi importava. Ero arrabbiata, come non lo ero mai stata. Lui non rispose. Calò lo sguardo e non disse nulla. Come pensavo. Feci un sorriso, ero amareggiata "Bene" dissi "non abbiamo altro da dirci allora".

Andai via e stavolta non mi fermò e nemmeno mi seguì. Dietro la porta del dormitorio c'era Luna "Non ce la faccio più a vedervi così", disse con calma. Aveva indubbiamente origliato. In quel momento ce l'avevo con tutti, persino con lei. Era difficile arrabbiarsi con Luna, è sempre così Buona, ha sempre la soluzione a tutto, trova sempre un modo di ascoltare tutti. Ma mi era bastato parlare un paio di volte con Draco perché tutto ciò che pensavano di lui venisse riflesso su di me. Non ero più degna di stare con loro, non più la stessa persona, solo per aver parlato con un ragazzo che loro credono essere un seguace del Signore Oscuro, una supposizione quasi certamente falsa.

Cercai di trattenermi, ma non ce la facevo più "Luna, come puoi darmi la colpa! Ha messo in giro delle cavolate su di me solo per per cosa esattamente?!" le urlai contro, ma con la sua solita pacatezza disse solo una parola, "Gelosia".

Gelosia? Perché Tom doveva essere geloso di lui. "Andiamo Aly, piaci a Tom dal primo giorno in cui ti ha vista. Non puoi non essertene accorta."

Non ho mai pensato che io e lui potessimo essere più che amici, è sempre stato il mio migliore amico e niente di più, ma al momento non mi importava. "Questa non è una giustificazione" fu l'unica cose che riuscii a dire e andai in camera.

Appena entrai presi i libri necessari per studiare, nonostante avessi la testa altrove e non avessi molta voglia avevo molte lezioni da recuperare a causa delle mie assenze.

Mi sedetti sul letto, allargai tutti i libri e le pergamene e mi resi conto della quantità di lavoro da fare.

Mentre fissavo il libro di storia della magia, da cui avevo deciso di iniziare, vidi una scintilla con la coda dell'occhio ed immediatamente mi girai. Alla mia sinistra apparve, lì dove avevo visto la scintilla, un bigliettino:

"Torre di Astronomia. Ore 21.

D.M."

Sorrisi e in un attimo tutto ciò che era appena successo... Svanì. Era sempre in grado di farmi dimenticare, anche solo per un attimo, quello che c'era intorno e farmi sorridere di nuovo.
Riuscii a studiare per un paio d'ore e poi andai a cena nella sala. Lanciai un'occhiata al tavolo dei Serpeverde e lo vidi mangiare tra i suoi amici. Quando finii di mangiare mi accorsi che non c'era più, guardai l'ora e mancavano 5 minuti alle 21, allora mi alzai e mi avviai verso la torre di astronomia. Quella sera non pensai a Thomas, non pensai a Luna, alla gente che ancora sussurrava quando passavo nei corridoi, l'unica cosa che avevo in mente era quell'incontro.
La torre di astronomia era il posto più difficile da raggiungere nel castello, c'erano tantissime scale da fare. Quando arrivai in cima lo vidi, girato di spalle a guardare il panorama.
"Eccomi qui Malfoy".
Si girò piano, "Era ora ragazza del treno!" disse con un sorriso dolce.
"Volevi vedermi?" dissi avanzando verso di lui.
"In realtà" rispose girandosi "volevo far vedere a te una cosa".
Stava accendendo la mia curiosità.
Non c'era nulla lì dove eravamo noi, o almeno io non vedevo nulla.
Mi prese una mano e mi tiró vicino a lui. Fortunatamente era buio, così non avrebbe visto che stavo arrossendo.
"Alza gli occhi al cielo Aly" mi disse sotto voce guardando un alto ed io feci lo stesso. Appena alzai lo sguardo quello che vidi fu... Sensazionale.
Non avevo mai fatto attenzione a quanto fosse spettacolare il cielo lì, trapuntato da migliaia di stelle che sembravano di mille colori. Mi tolse il fiato. Quella sera c'era la luna piena, sembrava così vicina. "A Londra non c'è mai un cielo così bello. Persino la luna sembra più piccola lì".
Abbassai lo sguardo e mi accorsi che stava guardando me.
"Vorrei vederti sempre così sorridente." mi disse con dolcezza. "Non badare a quello che gli altri dicono di te. E se ti senti sola, mandami una lettera ed io correrò da te, ragazza del treno". Sorrisi anch'io.
Lo abbracciai e lui mi strinse a sua volta. Ora mi sentivo protetta, non più sola. Quando ci allontanammo mi disse "E poi se proprio devono parlare, diamogli noi qualcosa di vero su cui spettegolare. Vieni ai miei allenamenti di Quidditch domani. Potrebbe essere divertente." Ridemmo insieme e accettai l'invito.
Restammo lì a parlare per un po'.
"Perché non mi dici qualcosa in più di te ragazzo misterioso?" gli chiesi.
Lui parve esitare "Hai detto che hai sentito tanto parlare di me, saprai già tutto". Quando parlava di sé cambiava sempre tono, diventava triste e cupo.
"Ma io voglio sentirlo da te, non mi fido delle voci", mi guardó e poi iniziò a parlare piano "Ho una madre, un padre, una grande villa, pochi amici e molti nemici". Sapevo che voleva sviare la conversazione, ma non glielo avrei permesso di nuovo. "E?" chiesi "Che altro?"
"Tutto qui"
"Ti credevo più interessante."
Rise.
"Perché hai paura di parlare di te?" chiesi con prudenza.
"Perché non voglio farti scappare" disse voltandosi, quasi bruscamente.
Mi colse di sorpresa.
"Non scapperei mai."
Non lo stavo guardando. Temevo di incontrare i suoi occhi e ritrovarci la sofferenza che aveva nella voce, ma lui mi prese un braccio e mi voltó verso di lui. "Non dire cose che non sai. Ci sarà un motivo se tutti scappano da me."
Ed eccoli lì. Quegli occhi color ghiaccio intrisi di sofferenza, paura e che supplicavano in silenzio parole che non avrebbe mai pronunciato la sua bocca.
Piano risposi "Senza conoscermi ti sei fidato di me, hai creduto in me, perché io non potrei far lo stesso?"
"Perché hanno ragione a scappare!" urlò. Era buio, ma ero quasi certa che i suoi occhi si riempirono di lacrime.
"E prima o poi lo farai anche tu." disse infine voltandosi.
"Tu non sei tuo padre, Draco." dissi mettendo una mano sulla sua spalla
"Tu non sai nulla di mio padre."
Disse allontanandosi da me, rifugiandosi nell'oscurità della notte. "Io ho paura"
Lo sussurró, impercettibilmente, ma lo sentii.
Lo vidi asciugarsi gli occhi e poi disse "Ora basta, è meglio tornare al dormitorio, è tardi."
Mi accompagnó fino alla porta del dormitorio. Lo abbracciai, di nuovo.
"Ci vediamo domani a lezione" gli dissi sorridendo. Finalmente tornó a sorridere, ma quei suoi occhi, così sinceri, lo tradirono e fecero trasparire quei sentimenti che stava esternando prima. Era come pensavo. Era solo un ragazzo che soffriva per ciò che gli altri pensavano che lui fosse. Solo perché era un Malfoy. Perché sua zia era Bellatrix Lestrange, seguace di Volemort, ora rinchiusa ad Azkaban. Ma nessuno aveva mai cerato di andare oltre tutto questo, ma io lo vedevo.
"Buonanotte ragazza del treno."
"Buonanotte ragazzo misterioso."

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