Capitolo Cinque

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I giorni dopo furono difficili per me. Non uscii dal mio dormitorio, avevo ancora la febbre e non volevo vedere nessuno. Mio fratello mi venne a trovare, sapevo che aveva parlato con Thomas e in fondo sapevo anche che gli dava ragione. Cercò di farmi ragionare, di farmi capire le ragioni di Tom, ma io non lo accettavo; sapevo badare a me stessa e non avevo bisogno che qualcuno mi dicesse con chi avere a che fare. Stavolta Thomas aveva esagerato, sono sempre stata dalla sua parte, ma ora... Ora no. Non si fidava di me e del mio giudizio e finché non avrebbe accettato il mio punto di vista e non mi sarebbe venuto in contro, per quanto mi facesse star male, non avrei avuto nulla a che fare con lui. Draco non gli aveva fatto nulla, lui non è suo padre, un mangiamorte, un assassino. Io ci credevo fermamente.
Dopo quattro giorni mi sentivo meglio e decisi di tornare a lezione.
Luna quella mattina era già andata via, così mi avviai da sola verso l'aula di difesa contro le arti oscure, ma notai qualcosa di strano.
Gli altri ragazzi mi guardavano e bisbigliavano tra di loro. Non capivo cosa stesse succedendo, così appena vidi mio fratello, nel cortile, in mezzo al suo gruppo di amici, mi avvicinai per chiedere. Appena mi vide sembrò... Imbarazzato. "Carl ma che diamine sta succedendo? Tutti mi guardano e sussurrano". Carlos si coprì il viso con una mano per nascondere il rossore, "Aly, davvero da te una cosa del genere non me la sarei mai aspettata, ma come ti è venuta in mente?"
Ero sempre più confusa, cosa avrei potuto mai fare in questi giorni in cui sono rimasta a letto con la febbre?
"Carl di cosa stai parlando? Non capisco" urlai e lui sembrò sempre più in imbarazzo, mi prese per un braccio e mi portò in disparte dicendomi di non urlare e che stavo già attirando abbastanza attenzioni. Ora mi stavo davvero irritando, "Adesso mi spieghi cosa avete tanto da sussurrare tutti".
Finalmente si decise a parlare. "Aly, dicono che tu abbia rubato l'amortentia nell'aula di Lumacorno e l'abbia data a Draco..."
Che cosa!? Ma chi avrebbe mai potuto mettere in giro una voce del genere?
Ma soprattutto.. "E tu davvero credi che io abbia fatto una cosa del genere!? Sono stata a letto tutto il tempo in questi giorni come avrei fatto? E poi sei mio fratello Carl, mi conosci, come puoi crederci? Tu dovresti difendermi!"
Carlos fu colpito dalle mie parole. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime.
Lui cercó di consolarmi, di farmi calmare, ma io scappai e mentre correvo dentro mi ritrovai davanti Thomas. Aveva un'aria quasi... soddisfatta. No. Non poteva essere stato lui. Quando incontrò il mio sguardo parve sorpreso di vedermi. Scattai, in preda all'ira, senza riflettere, "Sei stato tu!" urlai piangendo. "Cosa?" disse lui confuso, come se non stesse capendo a cosa mi riferissi. "Hai messo tu questa voce in giro, sul serio? Anni di amicizia gettati al vento per cosa?" continuai, sempre più sconvolta, sempre più arrabbiata. Tutti mi fissavano. Avevo indubbiamente peggiorato la situazione, ma non potevo credere che mi avesse fatto questo. Ora tutta la scuola parlava di me e mi accusava di un qualcosa che non avevo assolutamente fatto.
Scappai. Corsi fino al bagno dei prefetti, non lo usa mai nessuno quel bagno. Mi accovacciai a terra e scoppiai a piangere. Ero sola. Sapevo che era una cosa da niente, che di lì a pochi giorni magari nessuno lo avrebbe ricordato, ma mio fratello ed i miei amici non mi avevano creduto. Era questo che faceva più male.
Sentii un rumore e scattai in piedi ed istintivamente presi la bacchetta. C'era qualcuno. "Chi sei?" dissi a voce alta ma tremante. "Tranquilla sono io". Vidi qualcuno avanzare con le mani alzate.
"Draco che ci fai qui?"
"Ho visto tutto in cortile, volevo accertarmi che stessi bene"
Bene.. Come potevo stare bene... "È tutto a posto" mentii. Mi accasciai di nuovo a terra e lui si sedette accanto a me. "Ho provato a negare" disse con voce dolce "ma dicono che non ci si rende conto di essere sotto l'effetto di quella pozione e che non posso essere certo che tu non me l'abbia fatta bere di nascosto. Non mi credono."
Mi misi le mani nei capelli. Non poteva crederci anche lui.
"Ma io credo a te, ragazza del treno" disse con voce dolce, sorridendomi.
Alzai gli occhi. I nostri sguardi si incontrarono. Non ero più sola. C'era qualcuno che credeva in me, quella persona tanto temuta ora era accanto a me a rassicurarmi e a prendersi cura di me.
Rimanemmo lì finché non mi calmai, saltammo la lezione di difesa contro le atri oscure e andammo a quella dopo di storia della magia.
Appena arrivammo c'era Pansy ed un altro amico di Draco che lo stavano aspettando. Pansy ci venne in contro con aria scontrosa "Draco che ci fai con questa sciocca mezzosangue? Non basta ciò che ti ha fatto?" Ero scioccata, nessuno mi aveva mai chiamata così prima.
"Pansy piantala!" ringhió Draco "ti ho già detto che non mi ha fatto niente."
"Ora ti metti a difendere i mezzos.."
"Sta zitta ora!" urlò Draco non permettendole di finire. Pansy parve scossa. "Ricordati che hai un compito, non farti distrarre" disse Pansy in toni aspro e andò a sedersi e con lei Draco. Io andai al mio solito posto e seguii la lezione tra i sussurri e le occhiate dei ragazzi in classe. Non riuscii a sentire nulla della spiegazione, volevo solo tornarmene nel dormitorio.

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