PROLOGO | Start

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Salutai per l'ultima volta la Devenford Prep, il mio amato liceo, e mi diressi verso casa. La mia vita stava per cambiare, e non ero ancora pronta a lasciare il mio passato alle spalle. Tutto, qui, aveva avuto un senso: gli amici, il mio primo amore, l'atletica e la mia famiglia.

I miei genitori decisero di divorziare perché sostenevano che il loro amore fosse svanito parecchio tempo prima, ed io decisi di trasferirmi con mio padre a Beacon Hills, per superare al più presto la separazione.

«Questa sera pizza, ti va?» malgrado mio papà non faceva altro che sorridere, sapevo che dentro di sé stava impazzendo dal dolore. Lui, infatti, era ancora innamorato di mamma, nonostante non lo volesse ammettere. Annuii con la testa e chiamammo il fattorino.

Mia madre lo aveva tradito. Ed ora stava ospitando nella nostra vecchia casa il suo amante. Il mio fratellino, troppo piccolo ed ingenuo per capire, preferì rimanere con lei, perché non voleva abbandonare i suoi amichetti.

«Ti innamorerai di nuovo, papà!» esclamai. Lui posò il trancio di pizza che aveva in mano e mi accarezzò il viso: «Sono già innamorato, piccola. Tu e Matias siete il mio unico vero amore» disse, e tornò a mangiare, quasi volesse nascondere il pianto.

Fortunatamente aveva trovato lavoro quasi subito, come vice-sceriffo della contea: in questo modo avrebbe tenuto impegnata la testa dai crimini che si commettevano in città. O almeno lo speravo. Io, invece, mi ero iscritta al liceo della città, ed il giorno seguente sarebbe stato il primo in una nuova scuola. Ero emozionata: non conoscevo proprio nessuno.

«Vado a correre, vieni anche tu?» mi alzai, infilai un paio di scarpe da tennis che erano rimaste in cima agli scatoloni, e legai una felpa in vita: nonostante fosse settembre, il freddo non era ancora diventato insopportabile: «Ti rallenterei. Buon allenamento figliola!» mio padre ingerì un altro boccone di pizza e finì l'ultimo goccio della sua birra.

Il tramonto stava per spegnere il chiarore di Beacon Hills, così io cercai di correre il più veloce possibile per tornare a casa sana e salva. I quartieri della cittadina erano molto simili tra loro, ma non del tutto uguali: era una strana città, diversa da tutte le altre.

Il sole aveva lasciato il posto al buio, ed io mi trovai davanti a quella che doveva essere la mia nuova scuola. Vi era uno strano sottopassaggio, così io lo imboccai e sbucai vicino alla porta d'ingresso. I mattoni erano visibili e, nonostante fosse tutto spento, sentii gemere qualcuno. Qualche istante dopo, uno strano grido assillante pervase le mie orecchie e mi spaventai.

Mi voltai di scatto e, di corsa, tentai di allontanarmi da quel posto: ma dove diavolo ero finita? «Ciao signorina» un uomo sulla quarantina e con un corpo affascinante mi bloccò i polsi, squadrandomi da capo a piedi: «Che ci fai qui sola e soletta?» cercai di dimenarmi, ma la sua presa era troppo forte: «Corro» risposi, senza guardarlo in faccia.

«Nessuno ti ha insegnato che, di sera, ci potrebbero essere delle persone cattive in giro?» annuii con la testa, non sapendo che altro fare. Mi maledissi e maledissi pure mio papà, che non accettò la proposta di allenarsi con me. «Oh, non pensare che io voglia farti male in quel senso» l'uomo fece una faccia schifata: «No, non sei proprio il mio tipo».

Non capivo cosa volesse dire, perché nonostante io continuassi a dimenarmi, lui mi stringeva sempre più forte. Volevo solo tornare a casa e mettermi a letto, sperando che ciò che stavo vivendo fosse solo un brutto incubo.

«PETER!»in lontananza sentii un forte urlo provenire da un ragazzo giovane, molto probabilmente della mia età, così iniziai ad urlare. Magari poteva sentirmi e cercare di salvarmi. L'uomo mi fece segno di tacere, ma io non lo badai. Lui, con movimenti troppo veloci, mi morse il collo, lasciandomi cadere a terra, e poi corse via.

Vidi un ragazzo fermarsi per qualche secondo davanti a me, poi rincorrere l'uomo strano che avevo appena incontrato. Un altro ragazzo, un po' meno muscoloso, si inginocchiò vicino a me, e mi prese dolcemente la testa fra le mani: «Mi fa male» dissi, indicando il punto del collo che mi bruciava: «Voglio tornare a casa» scoppiai in lacrime.


SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti! Non sarò solita a fare lo "spazio autrice", ma volevo presentarmi e presentare questa lettura. Si tratta di una fan fiction su Teen Wolf (serie tv) che non segue i fatti reali. Spero, comunque, che possiate apprezzare perché io mi sono molto divertita!😊

SHE IS A TEEN WOLFWhere stories live. Discover now