Capitolo 13

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Il mondo gira


Quando terminai il ritratto di Beta O, lo guardai compiaciuta: era uscito davvero bene. Stavo migliorando. Incrociai lo sguardo con l'aquila e sorrisi. Scoprii che era facile fingermi felice. Forse avrei potuto tirare avanti. La notte, illuminata dalle stelle, rendeva quell'isola sempre più bella, dandole un fascino mistico. Ma notai qualcosa di strano. Osservai la spiaggia, il mare, la foresta. Le luci blu di Nana e del suo compagno erano immobili, sopra la mia testa. Non si muovevano più. Alzai lo sguardo e li fissai. Erano uno accanto all'altra, come se stessero confabulando. Lanciai un'occhiata a Beta O. Lui inclinò la testa di lato, come se non avesse notato le due stelle. O forse le stava semplicemente ignorando. Dovevo restare da sola. Ero quasi completamente sicura che Nana non sarebbe scesa, a meno che Beta O non si fosse allontanato. Aprii l'argomento taboo.

- Allora – dissi, poggiando il quaderno. – Perché sei scappato, l'altro giorno?

Lui raddrizzò le penne e raschiò con gli artigli il ramo dov'era appollaiato. – Non voglio parlarne.

- Lo so.

Lo fissai intensamente e lui ricambiò. Era alquanto inquietante quando quegli occhi neri mi guardavano. Nascondevano tutta la sua età, doveva essere molto vecchio.

- Un giorno ne parleremo – rispose. – Ma non adesso. La foresta ci sta ascoltando.

Detto questo spiccò nuovamente il volo, allontanandosi verso l'orizzonte fino a diventare un minuscolo puntino. Poi sparì.

Sospirai e guardai il cielo. Le due sfere di luce ancora erano ferme, come in attesa. Poi vidi qualcosa cadere dall'alto. Qualcosa di microscopico, che diventava sempre più grande, fin troppo velocemente per i miei gusti. Capii di dovermi spostare quando l'oggetto prese fuoco e precipitò a una velocità stratosferica. Mi aggrappai a una palma assassina e lo vidi schiantarsi contro il bagnasciuga, sollevando chili di sabbia e acqua. Quando la tempesta in miniatura si placò, mi avvicinai. L'oggetto aveva scavato una buca profonda quasi un metro che si era subito riempita d'acqua, spegnendo il fuoco. Scoprii che non era così grande come pensavo, ma era un semplice sasso. Una tavola di pietra grande come il foglio di un quadernetto e spessa quanto un libro di cinquecento pagine. Era blu, leggermente incenerita, e recava delle scritte. Scritte in una lingua aliena, antica e incomprensibile. Strinsi gli occhi, cercando di carpirne il significato. Spostai la tavola in modo che la luce delle stelle la illuminasse per essere meglio visibile, e allora successe. I simboli di fronte a me si trasformarono in lettere, in parole italiane. Riuscii a leggerle, ringraziando Nana mentalmente.

"Grid, reggiti a qualcosa. Non mi interessa cosa, ma stai lontana dall'acqua. Corri al centro dell'isola, e REGGITI. Naos ha trovato una soluzione"

Immaginai che Naos fosse suo marito, e immaginai che la soluzione portasse a Capitano. Afferrai il taccuino, infilai in tasca la penna e, con quaderno e stele stretti al petto, corsi il più lontano possibile dalla spiaggia. Arrivai al centro esatto dell'isola, dove un piccolo spiazzo lasciava aria a un enorme Equilibromane, il più grande dell'isola. Mi chinai, cercai il buco sotto le radici che avevo trovato il giorno prima e ci infilai le mie cose. Non sapevo cosa sarebbe successo, ma l'albero ci avrebbe protetti. Con le braccia ne circondai il tronco sottile: un peso in più non gli avrebbe fatto male, con tutti quei rami giganteschi. Pensai a cosa sarebbe successo da un momento all'altro. Qualunque cosa fosse, mi avrebbe riportato Capitano. Sentii l'adrenalina scorrermi dentro. Lo stavano portando da me. Attesi in silenzio quel che sarebbe successo. Passò quasi un minuto, e per un momento fui tentata di lasciare la presa. Che mi stessero prendendo in giro? Poi accadde l'incredibile.

Dal punto in cui ero, riuscivo a scorgere Nana e Neli su nel cielo. Poi li vidi ruotare uno intorno all'altro alla velocità della luce. Le lune dietro di loro si mossero fino a scontrarsi come palle da bowling, poi si separarono per lasciare spazio a una nuova stella in arrivo. Nonostante lo strano colore rosa, avrei giurato che fosse qualcosa di simile a una stella cadente. La fissai tracciare il suo percorso, meravigliata, chiedendomi dove sarebbe atterrata. Poi tutto iniziò a muoversi. Il terreno sotto i miei piedi tremò e le stelle sopra di me si mossero. Tutte. Dove andavano? Sparirono anche le lune e in un batter d'occhio tornò il sole. Il giorno e la notte non si alternavano così. Qualcosa non girava per il verso giusto. Girava... sgranai gli occhi. Non sapevo come, ma quei due pazzi avevano cambiato la rotta del pianeta e ne avevano accelerato il moto. Il vento piegava gli alberi verso sud e dovetti stringermi forte contro il mio Equilibromane per non farmi scagliare via, i capelli in faccia e la maglietta sollevata sulla schiena.

La Scrittrice FantasmaWhere stories live. Discover now