Capitolo 22

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La Grotta e il suo fisico a clessidra.


Dall'arrivo fisico di Lady Lovibond, il viaggio divenne incredibilmente più facile. Capitano poteva riposare spesso perché la nave aveva il famoso pilota automatico, ma il suo stupido orgoglio lo costrinse a stare in piedi nonostante la gamba malconcia. Con la sola forza del pensiero, la Lovibond poteva caricare le palle di cannone e abbattere le anime che fuoriuscivano dalla prigione sotterranea. Ma insomma, non poteva comparire prima invece che farsi staccare uno dei tre alberi? Aaah, questi Klabautermann sfaticati. Poi notai una cosa: amava vedere Elia tentare in tutti i modi di farsi perdonare. Lo vidi spazzare per terra davanti ai suoi occhi, sistemare le funi, lucidare l'ancora... Lei sorrideva, soddisfatta, ma quando lui le chiedeva se fosse stato perdonato, lei continuava a rispondere con un secco "No". Era abbastanza divertente. Durante quelle ore, Edo faceva progressi. Ogni tanto veniva da me insieme alla piccola Nayela e mi insegnavano entusiasti una nuova parola nel linguaggio nativo. Ad esempio, mniognake significava "nave" mentre nagi significava "ombra". Negli occhi di Edo leggevo ancora quell'espressione di puro dolore, ma la mascherava con un sorriso. Quanto era forte per avere solo dodici anni! Io invece riuscivo a sorridere a stento ormai. Tutto mi veniva più difficile, e l'assenza del cuore iniziava a pesarmi sempre di più. Sapevo di non poter morire più di così, ma la sensazione che provavo mi turbava fin troppo.

Erano passate circa altre tre ore da quando Lady Lovibond si era unita a noi, e tutto sembrava andare per il verso giusto. La Klabautermann iniziò a canticchiare un motivetto vecchio probabilmente quanto la nave stessa, alzandosi in piedi e iniziando a ballare con l'aria . Sollevava le braccia, roteava, batteva i tacchi a terra... Insomma, si sentiva viva. Più viva di noi probabilmente. Prese per mano Nayela e la invitò a unirsi a lei, così danzarono insieme, ridendo come bambine. Si divertivano. Io mi guardai intorno. La grotta non mi era mai sembrata tanto grande quanto in quel momento. Le pareti si erano fatte quasi invisibili ai nostri fianchi tanto erano lontane, mentre il soffitto saliva sempre più in alto. Capii che ci stavamo avvicinando al centro esatto della grotta. Quello in cui avremmo trovato lo Scrigno. Quello in cui avrei recuperato il mio cuore e la mano di Edoardo. Quello in cui avrei finalmente incontrato il famoso Rigel.

Ammetto che in quel momento ero parecchio in ansia (un sentimento che purtroppo non se n'è andato via a braccetto con la felicità): insomma, stavo per incontrare l'essere più pericoloso dell'universo e avrei dovuto convincerlo a renderci ciò che ci apparteneva. Ce l'avrei davvero fatta?

In quel preciso istante, successe il finimondo. Uno scricchiolio raccapricciante risuonò per tutta l'ampiezza della grotta, seguito dal suo eco. Un attimo dopo stavamo affondando nella sabbia.

La Klabautermann e la bambina smisero di danzare, mentre la forza di gravità ci trascinava a terra. Capitano non resse, e la caduta probabilmente peggiorò la sua situazione. Misi un suo braccio intorno alla mia spalla e lo sostenni, poi entrambi ci sedemmo accanto al timone. Gli lanciai uno sguardo di incoraggiamento e lui annuì. La nave nel mentre continuava a scendere, sempre più velocemente.

- Sabbie mobili! – urlò Lady Lovibond, presa dal panico e aggrappatasi all'albero maestro.

Tutti fummo obbligati a tenerci a qualcosa, mentre la discesa iniziava a farsi ripida.

- Dobbiamo scendere tutti sotto coperta, subito! – gridai, capendo che la nave si sarebbe potuta rivoltare.

Capitano singhiozzò. – La mia piccola...

Lo strattonai per farlo muovere. – La tua piccola è morta trecento anni fa. Andiamo.

Non appena fummo tutti in stiva, la scena si fece ancora più paurosa. Eravamo al buio, con la compagnia di Calico Jack che uggiolava e il suono delle assi di legno che scricchiolavano sotto la pressione della sabbia. Nella penombra ci scambiammo sguardi terrorizzati, nessuno aveva idea di cosa stesse accadendo.

La Scrittrice FantasmaWhere stories live. Discover now