Capitolo 19

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La Terra tira lo sciacquone


Quando sollevai lo sguardo e lo vidi, non so come ma lo riconobbi. Era lo stesso Nulla che mi aveva avvolta prima di essere scagliata nel Regno del Lupo. Lo feci notare a Teresa e anche lei sgranò gli occhi. Era a pochi metri davanti a noi, e se non ci fossimo fermati subito ci saremmo finiti sotto. E capii che non sarebbe stata una buona cosa. Mi voltai velocemente e guardai Teresa.

- Signora, dobbiamo calare immediatamente l'ancora, o finiremo sotto quel buco nero! – dissi.

Lei annuì e insieme corremmo a poppa.

- Non chiamarmi signora!

Afferrammo l'enorme arpione di ferro per gli estremi e cercammo di sollevarlo. La nave continuava ad avanzare. Misi tutta me stessa cercando di tirare su l'ancora il più in fretta possibile. Dopo alcuni istanti che parvero infiniti, riuscimmo a sollevarla il tanto giusto per buttarla giù. Troppo tardi, entrambe notammo una cosa: la fune girava intorno alla caviglia di Teresa. Tentai di lanciarmi verso di lei per impedire che stringesse, ma non feci in tempo. Teresa venne strattonata via, sbatté la testa contro il parapetto e con un ultimo grido precipitò nella sabbia. Mi accorsi di avere una mano allungata, come a cercare di salvarla, ma ormai era tutto inutile. E Edo aveva visto tutto. Mollò il timone e corse da me, affacciandosi con le labbra piegate in un espressione disperata.

- Mamma! MAMMA! – urlò, quasi singhiozzando. La voce gli tremava, mentre continuava a chiamare la madre.

Ma ormai era troppo tardi. Teresa era sprofondata negli abissi della caverna, e non sapevamo cosa sarebbe potuto succederle. Sperai non venisse torturata, ma sapevo che era una possibilità. Dovetti stringere forte Edo per impedire che si buttasse.

- Edo, è inutile. – dissi, sconvolta. – Non possiamo fare più niente.

- Era la mia mamma, quella! Mia madre! – urlò.

Era al limite: aveva il bisogno fisico di piangere, ma non poteva. Aveva perso di nuovo sua madre, questa volta definitivamente. Se c'era qualcosa che poteva ulteriormente distruggere quel bambino, era appena accaduta. Lo abbracciai, stringendogli forte la testa contro il petto. Tremava. Guardai verso l'alto, poi a prua. Eravamo riuscite a fermare in tempo la nave, ma il ponte anteriore era in buona parte sotto il buco nero. Sperai non ci risucchiasse al suo interno. Capitano era ancora sottocoperta, doveva aver confuso le grida di Edo e Teresa per le urla degli altri dannati, che continuavano a farci da sottofondo anche in quel triste momento. Pensai a Teresa Gentili. Era stata la prima anima ad avermi raggiunta nell'isola di Beta O, la prima con cui avevo condiviso le mie folli esperienze di non-morta. Le sue ultime parole erano state "Non chiamarmi signora!". Coerente fino alla fine, una vera donna. Pensai a Edo, che aveva sacrificato il suo sogno per tornare dalla madre, e ora l'aveva persa per sempre. Si allontanò da me e andò a prendere a calci le panchine sul ponte. Ne ruppe una, tanto era vecchio e marcio il suo legno, un'altra la accappottò. La botola sul pavimento si aprì e ne uscì fuori il torso di Capitano, mezzo nudo e pieno di melma verdastra che si strofinava la fronte con un panno vecchio. Se non fossi stata depressa per la scomparsa mia amica, mi sarei goduta lo spettacolo.

- Perché stai distruggendo la mia nave, ragazzino? – domandò, incuriosito.

Edo non lo degnò di uno sguardo e continuò la sua opera demolitrice. Mi sedetti accanto alla botola.

- Teresa è morta. – dissi.

- Ehm... sì. Anche io e te lo siamo..

- Non in quel senso. Capitano, è caduta dalla nave. Trascinata dall'ancora.

La Scrittrice FantasmaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora