Capitolo 10

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Come si divertono gli immortali

 L’uomo-leone si sistemò la cravatta e si passò una mano nella criniera, tentando inutilmente di riordinarla. Lo fissai, sconvolta.

- Tu sei…

- Sì, sono il Leone del cimitero di Helvia Recina – disse, anticipando la mia domanda. Poi guardò Edo. – E sì, sono anche quello che hai visto in casa tua, Edoardo.

Sentii Edo tremare e me lo attirai più vicino. – Quindi sei stato tu a portare via la mamma di questo ragazzino? E anche…

- … il Capitan Beauregard Willoughby Scott Meriwether, sì, anche lui.

- Chi? – chiese Edo, guardandomi.

- Un mio amico – risposi frettolosamente, poi mi rivolsi al Leone. – Perché l’hai fatto? Dove sono loro adesso?

- Capitan Meriwether aveva disobbedito alle regole. Proprio come te. Abbiamo dovuto… licenziarlo. Sua madre, invece, stava morendo. Abbiamo dovuto portarla via, o l’avrebbe presa Rigel.

Il modo lugubre con cui lo disse mi fece pensare che questo Rigel non era una poi così bella persona.

- Chi? – chiesi lo stesso.

Lui sorrise, mostrando le zanne. – Oh, tu lo scoprirai presto – lo vidi schioccare le dita e far apparire dal nulla un divano di velluto rosso, su cui si sdraiò comodamente. – Il nostro è un duro lavoro, sapete? Un morto di qua, uno Spirito ribelle di là. Insomma, dobbiamo correre da una parte all’altra del mondo per mettervi tutti… al posto giusto. Siamo sempre di fretta, noi tre.

- Allora non dovresti stare qua a perdere tempo con noi – ribattei, alzando un sopracciglio. – Consegnaci i nostri cari e vai a lavorare.

Parlai in modo così spavaldo perché, ehi, ero morta due volte, e adesso ero anche senza cuore: cosa poteva succedermi di peggio? Ma ancora non lo sapevo. Non sapevo che c’era un posto peggiore di quello.

Lui mi fissò, le pupille contratte al massimo. – Sono qui perché mia sorella Tigre è arrabbiata con me. Per colpa tua, sai. Mi ha punito, dicendomi che per cinque giorni non avrei potuto lavorare.

Per “lavorare” quel tizio intendeva “prendere i morenti e portarli in una dimensione illimitata dove possano vagare all’infinito”. Quindi pensai che la punizione della Tigre fosse una buona cosa.

Lui sospirò e ci sorrise. – Perciò mi sto annoiando! E non è una cosa che succede spesso. Quindi potete ben capire che devo trovare qualcosa da fare.

Lo disse con un’espressione che non mi piaceva. No, non mi piaceva affatto.

- Fortunatamente, queste due povere anime sono capitate nel mio regno! – si alzò in piedi e si avvicinò a Edo, col passo maestoso di un vero leone. – Un bambino senza mano e senza futuro… - poi guardò il mio petto e mi sorrise. – … e una ragazza senza più alcuna possibilità di essere felice.

Sobbalzai sentendo quella parola. Felice. Sentirlo dire a voce lo rendeva solo più vero. Anche Edo mi guardò, finalmente capendo cosa avevo perso. Iniziò a tremarmi la mandibola, ma strinsi i denti e alzai il mento, tentando di ostentare sicurezza.

- Non ti divertirai con noi – dissi, con voce incredibilmente ferma.

Presi Edo per mano – per l’ultima mano che gli restava – e voltai i tacchi, tentando un’inutile fuga. Sapevo che non saremmo mai potuti scappare dal re di quel posto, dal leone che aveva divorato Capitano davanti ai miei occhi, ma sapevo che la situazione stava per diventare critica. Lui voleva divertirsi, e con i poteri che aveva (chissà quanto illimitati) avrebbe potuto farci fare qualunque cosa. Che ne so, combattere l’esercito di Napoleone da soli. O magari rispedirci nel Regno dell’Avarizia per farci ricominciare da capo. Non ne avevo idea. Ma non avevo intenzione di restare a vedere cosa succedeva. La terra non ci facilitava il passo, ma almeno tentammo. Quando mi comparve davanti, feci appena in tempo a fermarmi per non sbattergli addosso. Visto da così vicino, guardato dal basso all’alto, era parecchio raccapricciante. Vorrei dire che non avevo paura di niente, che ero una vera eroina, ma non voglio mentire. Il suo sguardo mi terrorizzava. Sembrava pronto a sbranare anche me, a strapparmi la pelle (per quanta poca me ne rimanesse) e a mangiarmi le interiora. In quel momento sorrise, e io indietreggiai di un passo.

La Scrittrice FantasmaWhere stories live. Discover now