Capitolo 14.

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Sono passati altri quattro mesi dall'ultima volta in cui ho affrontato l'argomento matrimonio con mia madre. Non sono riuscito a trovare il coraggio di annullare le nozze, ma quanto meno Dylan ha deciso di non tagliare i rapporti, e ogni venerdì sera usciamo di nascosto da tutto e da tutti.

Le novità sono che mi inventerò una scusa un paio di settimane prima del matrimonio per impedire o almeno rimandare la cerimonia; l'altra novità è che mi trovo in ospedale, tra un paio d'ore al massimo avrò tra le braccia mio figlio.

Ho deciso di non assistere al parto, starò fuori con Dylan in attesa di conoscere il bambino. Sono molto teso, spero stia bene e non ci siano complicazioni.

- Calmo - mi sorride Dylan stringendomi la mano.
- Sarà già nato? -
- Non credo, te l'avrebbero detto -
- Secondo me avrà gli occhi nocciola come il suo zio -
- Avete già scelto il nome? -
- La scelta è tra Sylas, Connor e Dean -
- Li ha scelti Colette, vero? -
- Si - sbuffo.
- E a te quale piace? -
- Mh...non ho idee -

Di colpo la porta della sala d'attesa si apre. Appare un'ostetrica che tiene in braccio un fagottino avvolto da una copertina bianca.
Mi avvicino tremante, seguito da Dylan.

- Preparati - dice l'ostetrica passandomi mio figlio.

Osservo il suo visino delicato, i capelli biondini e gli occhi proprio color nocciola. È senza dubbio la creaturina più bella che abbia mai visto in vita mia, non posso credere di essere il suo papà.

- La sua compagna ha detto che spetta a lei scegliere il nome. Mi dica qual'è così posso compilare le carte -
- Ehm, Connor -
- Ma...è un nome da maschio -
- Si... - sono confuso.
- Guardi che è una bimba -

Sgrano gli occhi incredulo e mi voltò verso Dylan; ha le lacrime agli occhi e dal suo sorriso traspare gioia pura:
- Come dovrei chiamarla? - gli chiedo tremante di emozione.
- È tua figlia, sceglilo tu -
- È tua nipote, sceglilo tu -
- Amanda -
- È bellissimo, significa "colei che deve essere amata" -
- E lei deve esserlo - sorride.

[...]

Sono passate cinque ore da quando è nata mia figlia.
Sono in una stanzetta dell'ospedale, seduto su una poltrona e con in braccio la cosa migliore che mi sia mai capitata.
Anche se all'inizio è stato difficile da accettare, non potrei essere più felice della nascita della piccola Amanda Windy Adams Smith.
Darle anche il cognome della madre non era necessario, ma ho deciso comunque di metterglielo perché era un modo per includere Dylan.

Mentre formulo questo pensiero entra proprio lui nella stanza:
- Hey -
- Hey -
- Dorme? -
- Ancora no. Vuoi cullarla? -
- Certo -

Lo osservo mette fa addormentare la bimba. È così bravo, sarebbe un padre perfetto.

- Dylan -
- Dimmi -
- Annullo le nozze -

Mi aspettavo di vederlo col sorriso in volto, invece la sua espressione si fa più cupa e austera:
- Che c'è, non sei felice? -

Non parla, si limita ad osservare la piccola.
- Dylan? -
- Devi sposarla Jonathan -
- Ma di che parli? Noi ci amiamo -
- Si, ma Amanda è più importante -
- Ma -
- No. Nessun ma. Fallo per lei -
- Per lei devo essere felice, non lo sarò mai sposando tua sorella -
- Ormai è tutto pronto, vedrai andrà bene -
- Ma io amo te. Non la posso sposare -
- Se tu la rifiuti io rifiuterò te -
- Ma -
- Basta Jona. Prendi Amanda -

Mi passa la bimba ed esce.

Non posso credere che sia successo davvero, è così difficile fare la cosa giusta con lui. Sembra che cambi idea ogni cinque secondi ed ogni mia scelta sento che sia sbagliata.
Ma adesso basta; se vuole questo, questo avrà. Mi importa solo che lui sia felice, e forse ha ragione anche per quanto riguarda Amanda.
Per me esistono solo loro, sono le uniche persone che ormai contano nella mia vita.

Decido di prendere il mio cellulare e di mandargli un messaggio:

So che ora vorresti non parlarmi e non vedermi, ma ho bisogno di farti almeno sapere che mi importa solo di te e della piccola. Farò ciò che ti rende felice, perché questo voglio, vederti felice. Sappi solo che non amerò mai tua sorella Colette e che mai smetterò di amare te.
Darei la mia vita per la tua e ne avrai la prova, sposerò una ragazza che non amo solo perché me lo hai chiesto.
Ti amo, per tutta la vita, che muoia oggi o fra cent'anni.

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