Capitolo 12.

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Piove a dirotto.
I miei sono al lavoro come sempre.
Vorrei andare da Dylan, vorrei parlargli, dirgli che mi spiace che le cose siano andate così, che non l'ho fatto apposta. Ho riflettuto tanto durante questo periodo, non vedo Dylan da tre mesi e non sono più lo stesso, non trovo felicità in niente.

Prendo coraggio e decido di andare da lui. Busso, so che è in casa e so che non ha nessuna voglia di vedermi.
Quando apre la porta il suo vi sdo sembra essere privo di qualunque emozione, e fa male vederlo così:
- Ciao Dylan -
- Che vuoi? -
- Parlarti -
- Non ho niente da dirti -
- Ti prego, dammi cinque minuti -
- Entra - sbuffa.

Ci sediamo sul divanetto in salotto; sono molto teso, nella stanza c'è un clima di freddezza e rancore palesemente percepibile:
- Parla -
- Ti volevo solo dire che comunque appena Colette torna le dico che non la amo e che sono gay, perché lo sono e non voglio mentire a me stesso -
- Non puoi farlo, ne morirebbe -
- Non posso farne a meno -
- Jonathan non scherzare, non puoi -
- Questa volta non mi fermerai -

Mi alzo per andarmene, ma Dylan mi blocca il polso:
- Non farlo -
- Non ho altra scelta -
- Jonathan! È incinta! -
- Non so cosa farci, lo crescerò e sarò suo padre, ma non sarò il marito di sua madre -
- Ma ti senti? Come sei stupido! -
- Tu lo sei, che non hai avuto il coraggio di dire a nessuno di noi! -
- Come potevo!? -
- Ora vado da lei - dico senza repliche.
- No! Vieni alle 19 in punto in quel posto che sai tu -

Me ne torno a casa mia.
Non scherzavo poco fa, voglio davvero essere sincero con lei; non la lascerò a crescere un figlio da sola, ma di certo non posso sposarla, non sarebbe giusto per nessuno dei due.

[...]

Sono quasi le 19.00 ed io sto per andare da Dylan; mentre esco di casa mi viene in contro Colette accompagnata da mia madre:
- Jonathan, ho grandi novità! -
- Quali? - mi sforzo di sorridere.
- Il dottore ha detto che farò in tempo a partorire prima del matrimonio! -
- Wow, questa sì che è una notizia! -
- Sai, vorrei tanto scegliere il nome, tua madre dice che è una cosa molto importante -
- Beh, anch'io vorrei. Facciamo domani? -
- Perché non stasera? -
- Ho un impegno, a domani -

Per un colpo di fortuna riesco a staccarmela di dosso e salire in auto.
Appena arrivo vedo Dylan seduto sul prato, col viso rivolto alle stelle.
Mi siedo accanto a lui.

Mi sarei aspettato che partisse a farmi un noioso discorso per rimproverarmi, invece appoggia la testa sulla mia spalla:
- Mi sei mancato -
- Anche tu - trattengo una lacrima.
- Sembra tutto un incubo -
- Facciamo in modo che diventi un sogno -
- E come? -
- Stando insieme Dylan, solo così -

Mi guarda sconsolato:
- Sai bene che è impossibile -
- No, affatto -

Si stende a terra e sorride:
- Che hai da ridere? -
- Una volta ero io che cercavo di convincerti a stare insieme -
- Le cose cambiano. Una volta non ti amavo, ora sì -

Mi abbasso su di lui e lo bacio.
Dylan non si tira indietro, non potrebbe, sappiamo entrambi che non desideriamo altro. Mi era mancato tutto di lui, ma specialmente le sue labbra calde sulle mie.

Passiamo la sera così, a baciarci finché la bocca non ci fa male.
Stiamo bene ora, ma come sempre non siamo riusciti a venire a capo di niente.

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