Capitolo 3.

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Sono passati un paio di giorni da... da quel pomeriggio, insomma.
Ho cercato di dimenticare quello che è successo, ma ogni volta che credo di averlo rimosso dalla testa, il ricordo si ripresenta più vivido di prima.

Ad ogni modo, ieri, spinto da mia madre, ho chiesto a Colette di sposarmi. So che ho solo 18 anni e che forse non la amo nemmeno, ma per la mia famiglia è troppo importante ed oltretutto anche mio padre, mio nonno e il mio bisnonno si sono sposati alla mia età, è una specie di tradizione.

Qualcuno bussa alla porta della mia stanza. È mio fratello Travor:
- Hey Jona -
- Ciao, che hai? -
- So che hai chiesto la mano di Colette, bravo -
Mi lascio sfuggire un sospiro, come di sconforto, che Travor coglie subito:
- Cos'è quella faccia? -
- È la mia faccia -
- Jonathan non fare lo stupido -
- Beh, non so se la voglio sposare -

Il viso di Travor si incupisce all'istante:
- Non dire idiozie, la sposerai. Sarete felici insieme, e lo saranno anche mamma e papà -
- Ma se ci tieni tanto perché non la sposi tu, eh?! -
- Tu glielo hai chiesto! -
- Ma per far felice mamma -
- Jonathan sii serio! Sposerai Colette, punto e fine del discorso - dice sbattendo la porta.

Ancora una volta mi tocca tenermi dentro tutta la mia frustrazione. Non la voglio sposare, ma ormai devo. È la cosa migliore per tutti, me compreso.

Il mio cellulare squilla:
- Pronto -
- Ciao Jona, sono Maggie -
- Oh ciao Maggie, come va? -
- Bene bene. Ti va di uscire stasera? -
- Ok, al solito locale? -
- Si si. Vengono anche Shawn e Rob -
- Perfetto, a stasera allora -

[...]

Sono pronto per uscire. Passo dalla cucina, sperando che non ci sia nessuno, ma incontro mia madre:
- Jonathan dove vai? -
- Esco con Maggie e gli altri -
- Come? A Colette non farebbe piacere sapere che esci con delle ragazze -
- Mamma, è solo un'amica. E poi ho 18 anni e non sono ancora suo marito; meglio che queste serate le faccia ora piuttosto che farle dopo che l'avrò sposata, no? -
Mamma sospira, come ad accettare la mia decisione.

Esco di casa e monto subito sull'auto di Maggie.

Quando arriviamo la musica è assordante e la metà delle persone sono già ubriache marce.
Ci buttiamo nella mischia e per un attimo scordo tutti i miei pensieri.

Ci sediamo al tavolo che avevamo prenotato; Shawn e Rob iniziano a fumare e Maggie a bere. Io me ne sto seduto a osservare quanto fanno ridere, poi però imito i miei amici e mi fumo una o due canne, credo.

Dopo mezz'ora Maggie torna (era andata in bagno) al nostro tavolo con una specie di bicchiere gigante con mille cannucce:
- Ma cos'è Maggie? - chiedo rintontito dalla musica alta.
- Boh, alcol di sicuro. Me l'hanno offerta dei ragazzi - lo dice con un tono di voce di una persona inequivocabilmente sbronza persa.
Beviamo tutta quella roba e ci ributtiamo sulla pista da ballo.

Mentre stiamo lì a divertirsi sentiamo come uno sparo o un'esplosione, poi una baraonda di ragazzi urlanti cercano le uscite di emergenza e si scatena un gran casino.
Quando mi volto non vedo più nessuno dei miei amici. Vedo alzarsi delle fiamme nella zona delle console; il fumo invade velocemente il locale, quasi dando alla testa. L'incendio si sta estendendo sempre di più e mi ritrovo a un passo dall'essere circondato dal fuoco.

D'improvviso mi sento trascinare via, poi non ricordo più nulla.

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