Capitolo 11.

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Sono più o meno le quattro del pomeriggio.

Sono in camera mia a usare il telefono tranquillamente, quando mamma apre la porta di colpo. È pallida in viso e non dice una parola:
- Mamma! - le vado incontro.
- Jonathan -
- Stai male?- chiedo preoccupato.
- Io no, Colette. Lei è in ospedale -
- Perché? -
- Devi andare da lei -

Non perdiamo tempo, montiamo in auto e corriamo di corsa verso l'ospedale. Spero che stia bene, non sarà esattamente simpatica, ma è pur sempre una brava persona e non voglio che le accada nulla.

Appena entriamo nel corridoio che porta alla stanza in cui è ricoverata Colette, sua madre, la signora Smith, mi poggia una mano sulla spalla:
- Caro, Colette vorrebbe tanto parlarmi -

Faccio come mi dicono; passo vicino a Dylan, sembra furioso ed evita di incontrare il mio sguardo.

Entro nella stanza e vedo Colette seduta sul letto, non sembra che stia male:
- Ciao, Jonathan - dice mesta.
- Colette, che cosa è successo? -
- Siediti, devo dirti una cosa -
- Mi sto preoccupando, tutto bene? -
- Non so come dirtelo...aspetto un bambino -
- Cosa? -

Sento il sangue andarmi via dal viso, le mani gelide e la testa girare.

[...]

Jonathan, svegliati Jonathan

Apro gli occhi e vedo il viso di Colette. Mi guardo intorno, siamo ancora all'ospedale:
- Ma che è successo? -
- Sei svenuto. Tu...ti ricordi perché? -
- Si. Cazzo! -
- E ora? -
- Che ne so -
- Lo dobbiamo tenere -
- Sei pazza!? Abbiamo 18 anni, te lo ricordi, si? -
- Ma Jonathan, ci stiamo per sposare -
- Devo stare solo -

Corro fuori dall'ospedale, dietro di me sento le urla di mia madre che mi dice di essere responsabile, ma la ignoro.
Mi fermo dietro ad un muretto. Non può essere successo davvero. Cazzo! Non ne faccio una giusta, commetto uno sbaglio dietro l'altro.

- Complimenti -
Mi giro di scatto e vedo Dylan.

- Dylan aspetta, non volevo -
- Lo so, ma ora devi tenerlo -
- Ma non posso, non è giusto -
- Si che lo è. Jonathan, la partita è finita, cerca di essere un uomo -
Si volta e cammina tra le auto nel parcheggio fino a scomparire in una via.

Prendo un respiro profondo e torno dentro. Passando tra gli Smith ed i miei genitori, raggiungo Colette.
È appoggiata alla finestra, sta piangendo:
- Colette -
- Cosa? - dice asciugandosi le lacrime.
- Saremo bravi genitori -

Mi si avvinghia al collo; non smette di piangere, non è felice per niente. La sua vita perfetta non prevedeva certo questo ed ora si sente persa.
So che nella sua pancia c'è mio figlio, e forse è per lui che devo lasciarmi tutto alle spalle, anche se sarà difficile, anche se passerò la vita a fingere di non amare suo zio, Dylan.

RESTA Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz