Capitolo 10.

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L'alba di un nuovo giorno mi sveglia, distogliendomi dai miei sogni notturni.

Faccio una doccia veloce e poi scendo in cucina per fare colazione. Ai fornelli c'è Travor:
- Ciao Trav -
- Ciao Jona -
- Mamma e papà? -
- Sono usciti presto -
- Ah. Mi passi quei biscotti? -
- Tieni. Senti, cos'è questa storia di te e Colette che l'avete fatto solo una volta? -
- Cosa? Chi te l'ha detto, scusa? -
- Lei. Sai, vorrebbe spingersi oltre -
- Oltre? Oltre a cosa? -
- Ah, non chiederlo a me -

Finiamo di fare colazione; oggi mi sono fatto dare uno strappo a scuola da Travor. Cerco di usare la mia auto il meno possibile, odio dovermi ricordare dove la parcheggio.

Appena mi siedo al mio posto Shawn mi bombarda di domande:
- Bro, non scordi di dirmi qualcosa? -
- No...che cosa? -
- Tu e Colette -
- Dio! Pure tu? Come lo sai? -
- Me ne a parlato lei -
- E perché lo avrebbe fatto? - inizio a scaldarmi, non perché siano segreti, ma perché sono pur sempre cose private.
- Che ne so -
- Ma scusa quando te lo ha detto? -
- È la mia compagna di banco al corso di Biologia -
- Ah. Capisco -

[...]

La scuola è finita. Ho intenzione di andare a dirne quattro a Colette.

Busso alla sua porta, palesemente furioso. Dylan mi apre la porta:
- Hey, che ci fai qui? -
- Devo scambiare quattro chiacchiere con la tua cara sorellina -
- Oh stai calmo, non far cazzate -
- Tranquillo. Dov'è? -
- In camera sua -

Salgo le scale. Busso con decisione alla porta. Colette si presenta di fronte a me con le sue solite treccine bionde e la faccia da santarellina:
- Ciao Jonathan, tutto ok? -
- No, per niente -
- È per le bomboniere blu, vero? -
- Ma che...Lasciamo perdere. Sto parlando del fatto che vai in giro dicendo quello che abbiamo fatto -
- Che abbiamo fatto? -
- Sesso, Colette -
- Oh. Ma non è un segreto -
- Ma sono cose private! -
- Mi dispiace - sembra sul punto di piangere.
- Ok beh, devo andare -
- Ci vediamo dopo? -
- No, sono occupato -

Vado nel giardino sul retro. Cerco nervosamente il pacchetto di sigarette che avevo nascosto dietro ad un vaso, ma non lo trovo.

Una voce risuona alle mie spalle:
- Cercavi questo, signor Adams? -

Mi volto e vedo Dylan con in mano il pacchetto:
- Proprio così, signor Smith -

Ridacchiamo. Mi avvicino per prendere il pacchetto, dandogli un rapido bacio a stampo perché nessuno ci sorprenda:
- Ne fumi troppe. Dovresti smettere -
- Lo so Dy, ma ormai ne sono dipendente -
- E ti sembra normale? - dice serio.
- No, ma è ok -
- Per me non è 'ok' -
- D'accordo. Ti va di andare in un posto più tardi? - dice mordendosi il labbro inferiore.
- E Dove? -
- Un posto. Ci vieni? -
- Certo, Dy -

[...]

Sono circa le 11 di sera. Ho appuntamento con Dylan a circa 30 metri dalle nostre case.
Da lì andremo in un posto misterioso.

Apro lo sportello dell'auto e salgo. Finalmente posso concedermi di baciare Dylan in tutta libertà, senza paura che qualcuno possa vederci:
- Pronto, piccolo? -
- Piccolo? -
- Beh, io sono più grande - ride.

Percorriamo molti chilometri e dopo quasi venti minuti siamo finalmente arrivati. Scendo dall'auto e Dylan mi copre gli occhi con le mani:
- No dai -
- Fidati, seguimi -

Camminiamo per poco, fino a quando Dylan sposta le sue mani:
- Guarda -

Mi trovo di fronte uno spettacolo stupendo: un piccolo drappo di prato, circondato da quelli che sembrano essere alberi di pesco; di fronte al prato si trova una specie di piccolo ruscello sulle cui acque si specchia la luna. Ad incorniciare il tutto, le stelle riflesse nei suoi occhi.

- Dio. Dylan è stupendo -
- Ti piace? -
- Si, è...perfetto -
- Adesso dimentichiamoci di tutto -

Dylan mi mette le mani attorno alla vita. Si avvicina lentamente con il viso al mio; le nostre labbra si incontrano ed è, come sempre, pura poesia. Inutile dire che le mani sono andate per conto loro, via le magliette, poi i pantaloni...il resto è scontato.

[...]

Ormai saranno le 4.00, io e Dylan siamo ancora stesi su questo prato.
Sono appoggiato al suo petto, fermo ad osservare il cielo:
- È bella l'alba, vero? -
- Si, da morire -
- Sai cosa, Jonathan? -
- Cosa? -
- Dovremmo andare in Norvegia a vedere le aurore boreali, quelle sono stupende -
- Già, un viaggio solo noi -

Dylan mi sorride dolcemente:
- Non l'avevo mai fatto sull'erba -
- Beh, ora si - gli sorrido.
- Sei speciale, Jonathan -
- Pure tu. Tanto -

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